Comunali a Vibo, Umanesimo sociale: «Concorreremo ad alimentare le schede bianche»
Domenico Consoli ha oggi chiarito e meglio delineato la posizione del movimento in vista delle elezioni di giugno. Ribadite le ragioni della rottura con l’area progressista prima e il centro poi: «Tutti promettono assessorati, ma noi non siamo in vendita»
“Personalmente alle prossime elezioni comunali di Vibo Valentia io voterò scheda bianca. Non possiamo invitare i cittadini a non andare a votare perché non sarebbe democratico e perché Vibo non merita di andare alla deriva. Vogliamo dare voce a chi non ha voce, ma occorre dare un segnale forte alla politica e quindi concorreremo a queste comunali attraverso l’idea di recarci alle urne ma votare scheda bianca. Se poi nei diversi schieramenti ci sono delle persone perbene ed in linea con i nostri principi, riferimenti e valori, allora verranno presi da noi in considerazione. Ma siamo chiari: non siamo in vendita e non parteciperemo a questa campagna elettorale, non ci sono le condizioni. Non siamo in vendita e vogliamo si concretizzi una protesta civile, un dissenso sostenibile per mandare un segnale a tutti i partiti”. Il messaggio è forte e chiaro ed arriva da Umanesimo sociale che oggi al Centro Moscati vi Vibo Valentia si è ritrovato ed ha voluto chiarire alla stampa la posizione del movimento in vista delle comunali a Vibo Valentia. A spiegare la posizione del gruppo è stato il dottore Domenico Consoli che ha ripercorso anche i motivi di tale scelta alla luce dell’impossibilità di andare avanti con il tavolo progressista prima e l’area di centro poi. “Spero vinca la città – ha affermato Consoli – ma in questo periodo nessuno parla di programmi ma tutti promettono assessorati a tutti. Non ho nulla contro Enzo Romeo, ma è il percorso con cui si è arrivati alla sua designazione, il metodo non democratico per arrivare alla sua scelta, che ci ha spinti come Umanesimo sociale ad abbandonare quel tavolo. Quale titolo ha infatti il Pd locale per imporre solo quel nome? Se Elly Schlein o un Bersani sapessero come è nata tale candidatura, sono certo si arrabbierebbero. Noi siamo oltre i partiti e vogliamo porci in termini di servizio al cittadino per dare voce ad una maggioranza silenziosa”. Domenico Consoli – dopo aver rappresentato che tale linea di Umanesimo sociale viene condivisa anche dal giornalista Pietro Comito, assente dall’appuntamento odierno solo per impegni personali – ha quindi ulteriormente spiegato la posizione di Umanesimo sociale “che non può e non deve morire, ma al tempo stesso non ci sono le condizioni per partecipare a questa competizione elettorale. Qui i partiti non riescono a chiudere le liste e quindi ci siamo chiesti se sia opportuno tirarci fuori ma comunque essere presenti nel dibattito politico cittadino attraverso la stampa per poter dire la nostra e dare voce a chi non ha alcuna fiducia in questo sistema dei partiti. Non è possibile oggi a Vibo Valentia con questa offerta elettorale dare deleghe in bianco a nessuno per rappresentarci. Al tempo stesso, ripetiamo, non possiamo invitare al non voto. Manifestiamo però il nostro dissenso facendo sentire ugualmente la nostra voce”.
Domenico Consoli ed Umanesimo sociale sono stati chiari anche sul fronte della legalità di cui si sentono “le sentinelle”. “Ci fanno ridere coloro che in questi giorni stanno proclamando di mettere al primo posto del loro agire la legalità. Ci fanno ridere perché la legalità non può essere una condizione che va posta, dovrebbe essere una cosa scontata, la conditio sine qua non del proprio agire. La nostra vocazione naturale era il centrosinistra ed era lì che avremmo voluto condizionare l’esito delle elezioni, lì che avevamo chiesto di volare alto, di fare sintesi su un candidato sindaco giovane che potesse rappresentare un’idea rivoluzionaria per combattere le spartizioni e dare una speranza a questa città. Ma nel centrosinistra è venuta fuori un’altra idea, ci si è concentrati non sui programmi – dalla tutela dell’ambiente alle problematiche legate al lavoro – ma unicamente sull’unica figura di sindaco da imporre da parte del Pd locale e sapete tutti com’è andata a finire. Non condividendo tali metodi si è arrivati alla rottura, così come abbiamo preso atto dell’allontanamento da noi da parte del Movimento Cinque Stelle e da parte di Lo Schiavo che hanno preferito escluderci. Abbiamo poi iniziato un dialogo con l’area di centro che aveva accettato alcuni nostri paletti. Ma è anche vero che ci siamo resi conto che è un centro amorfo, di fuoriusciti e dove ancora ci sono spezzoni della Lega. Si tratta di diversità incompatibili con la nostra storia e i nostri riferimenti. Avevamo stretto un patto con il consigliere comunale Anthony Lo Bianco e non nascondiamo che volevamo correre con lui come candidato a sindaco, ma a qualcuno è mancato il coraggio in questa città, quando invece occorreva proprio una figura rivoluzionaria contro la disaffezione al voto”. Disaffezione che si tradurrà per Umanesimo sociale in un’astensione dei cittadini rispetto al voto o, comunque, nel concorrere in quella protesta espressa attraverso la scheda bianca nelle urne al fine di segnare un forte distacco dall’attuale sistema dei partiti e dai metodi dei loro leader locali che rischiano di affossare ancor di più la città di Vibo Valentia.
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