Il santuario e la devozione alla Madonna della neve, a Zungri oltre 30mila visitatori in un anno
Il sito, che custodisce opere di pregio come il quadro rinascimentale della Visitazione di Maria a Santa Elisabetta, inserito in un percorso nella storia e nell’arte che tocca anche le grotte, la chiesetta Sant’Anna, il centro storico con le porte dipinte
La devozione alla Madonna della neve per gli abitanti di Zungri è parte integrante della propria identità culturale. Residenti o emigrati, nessuna differenza. Il legame che lega i fedeli al sacro quadro supera il tempo e lo spazio. Il santuario della cittadina del Poro, dedicato appunto alla Vergine con il titolo “Santa Maria ad Nives”, richiama ogni anno migliaia di fedeli. Numeri confermati dallo stesso parroco, don Giuseppe La Rosa, che spiega: «Anche il nostro Santuario si prepara per il grande Giubileo del 2025. Si tratta – ha inteso rimarcare – di un’occasione importante per la Comunità zungrese e per l’intera provincia di Vibo. Ogni anno superiamo le trenta mila visite: persone che entrano nel nostro Santuario per vivere un momento di preghiera, per celebrare il Sacramento della Riconciliazione, per visitare le preziose opere artistiche che adornano e rendono accogliente la casa della Madonna della Neve».
L’edificio religioso, infatti, ospita in modo particolare un pregiato dipinto di epoca rinascimentale proveniente, secondo vari studi, dalla bottega di Raffaello, considerato tra i più celebri artisti italiani di tutti i tempi: «”La Visitazione di Maria a Santa Elisabetta” – racconta il parroco – è stata restaurata nel 2018 e consegnata al culto e alla venerazione di tutti. Il dipinto, databile ai primi del 1500, rappresenta, infatti, un bene prezioso per l’intera storia dell’arte». L’occasione del Giubileo «permetterà di accogliere tutti i pellegrini che passeranno anche solo per far riposare il loro cuore su questo colle», spiega ancora don Giuseppe.
Il Santuario rientra dunque tra i luoghi simbolo della cittadina del Poro. Un centro cresciuto negli anni che ha saputo intercettare nuovi flussi turistici grazie anche alla presenza del sito delle grotte rupestri e ulteriori iniziative collaterali. Su tale aspetto, è intervenuta Maria Caterina Pietropaolo, direttrice del Museo della civiltà contadina e rupestre: «Il Santuario, le grotte ma anche le porte dipinte e la chiesetta dedicata a Sant’Anna. Da tempo lavoriamo per offrire ai visitatori un’esperienza immersiva nel nostro paese. La sfera religiosa, l’arte, la storia ma anche l’enogastronomia. Cerchiamo di promuovere quanto di buono il nostro comprensorio offre. I risultati non sono mancati. L’insediamento rupestre suscita interesse di turisti provenienti da ogni parte del mondo. Una volta giunti qui, hanno modo di visitare il paese. Quella del Santuario è una tappa “obbligatoria”, per credenti e non. Restano affascinati dai nostri luoghi e per noi non può che rappresentare motivo d’orgoglio».
Il quadro della Madonna del Rosario
Nel settembre del 2011 ha fatto rientro in paese, il quadro della Madonna del Rosario, attribuito al pittore settecentesco Giulio Rubino, dopo che, nel novembre del 1976, fu portato presso la Soprintendenza delle Belle Arti di Cosenza per lavori di restauro. La tela non risulta firmata anche se si tende ad attribuirla al pittore monteleonese Giulio Rubino (1699-1771), le cui numerose opere sono state rivalutate solamente alla fine dell’800 e di recente, per l’interesse della Soprintendenza alle Belle Arti della Regione Calabria, con Maria Pia Di Dario Guida. Molti quadri firmati e non sono custoditi in alcune chiese vibonesi. Le opere che non recano il marchio del noto artista, tuttavia, vengono a lui attribuite valutando la tecnica di esecuzione, ben riconoscibile: «Il quadro custodito nel Santuario di Zungri è molto suggestivo e interessanti sono le vicende legate alla sua origine. A scoprirle, Francesco Fiamingo appassionato e studioso di storia locale. È stato proprio lui a rispolverare gli atti del convegno provinciale di Nicotera della fine dicembre 1995, promosso dall’amministrazione provinciale, dal titolo “I beni culturali del Vibonese. Situazione attuale; prospettive future”. In virtù di quanto riportato in tali atti, risulterebbe che il quadro sia proprio opera di Giulio Rubino. L’ipotesi è saldamente suffragata dall’esistenza di un identico dipinto custodito presso la Concattedrale di Nicotera, Santa Maria Assunta, a firma del medesimo pittore», evidenzia la direttrice del Museo.
La chiesetta Sant’Anna e il centro storico
Oltre al quadro della Madonna della neve e della Madonna del Rosario, delle opere custodite dell’edificio religioso, apprezzamenti anche per la piccola chiesetta di Sant’Anna, riaperta al culto da pochi mesi. Si tratta di una struttura utilizzata come Cappella della Congrega del Santissimo Rosario fin dal 1780, anno di nascita della congregazione che vide sempre di più numerosi aderenti, guidati dal priore e dagli organi dirigenti, la cui elezione avveniva ogni anno il giorno della festa della Madonna del Rosario. Intorno agli anni ’40, il parroco dell’epoca decise di sciogliere la congrega. Al sodalizio era legata la devozione verso un quadro, una “icona”, raffigurante la Madonna di Pompei, che di giorno in giorno, veniva accolta nelle case degli zungresi per la recita del Rosario.
Dopo anni di totale abbandono, la cura di questa piccola chiesa fu affidata dal parroco a privati cittadini che, con amore e devozione verso la Madonna del Rosario, impedirono assieme al sacerdote che la chiesa venisse demolita per far posto ad uno spazio destinato a parcheggi. Negli anni, a partire da quella data, molti furono gli interventi di restauro ad opera della comunità. Nella chiesa viene conservata, oltre alla bellissima statua della Madonna del Rosario, un antico quadro raffigurante “I sacri misteri del Redentore”, commissionato dalla congrega di cui non è noto l’autore. Altro tassello di questo articolato puzzle, le porte dipinte e il muro dei proverbi, il percorso di rivitalizzazione del centro storico attraverso le opere realizzate su antichi portoni e la genialità dei detti calabresi.
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