Il Corsivo | Comunali a Vibo: l’abbandono di Consoli e la complessa posizione del polo centrista
Il “problema politico” legato alla presenza di Vito Pitaro, il probabile scioglimento di “Città Futura” e l’abbandono della coalizione da parte di diversi esponenti della politica cittadina
Il documento con il quale Mimmo Consoli, leader di Umanesimo Sociale, ha spiegato le ragioni dell’abbandono del polo centrista, e la successiva intervista rilasciata da Stefano Luciano al direttore della nostra testata, offrono lo spunto per ritornare sulle problematiche che attanagliano l’area di centro. Sul tema avevamo già scritto che l’individuazione di Francesco Muzzopappa quale candidato a sindaco non aveva risolto i problemi interni e che i suoi tentativi per risolverli, o meglio per nasconderli, erano da paragonare alle fatiche di Sisifo. Oggi la lettura comparata di ciò che dicono Consoli e Luciano, non solo conferma i nostri assunti, ma rende vani tutti quei tentativi orchestrati per allontanare dal nocciolo della questione le cause per le quali, uno dopo l’altro, Luciano, Bevilacqua, Ranieli e Consoli hanno abbandonato quell’area politica. Come il famoso macigno di Sisifo, ogni volta che Muzzopappa ha pensato di essere riuscito a nascondere il vero problema, il marchio di fabbrica di Vito Pitaro (che incombe sul polo di centro) puntualmente riappare ad ogni “abbandono”, costringendo il candidato a sindaco a cimentarsi in nuove arrampicate sulla collina. Stando così le cose, intendiamo affrontare la tematica senza infingimenti, non essendo più possibile continuare con sussurri, mormorii ed allusioni. In questo spirito intendiamo dire che ad oggi il problema di Vito Pitaro è solamente politico e nasce da quello che i magistrati della Dda di Catanzaro hanno scritto in riferimento alla sua persona nell’inchiesta Maestrale: “Trait d’union delle varie consorterie e in contatti con la criminalità organizzata”. Ovviamente siamo alla presenza di un “problema politico” molto grosso, in relazione al quale ogni cittadino, e soprattutto ogni esponente politico, è chiamato ad effettuare le proprie valutazioni, le quali debbono avere pari dignità, sia che inducono a lasciare il polo di centro e sia che spingono a rimanere. Partendo da questa premessa, riteniamo che Muzzopappa abbia sbagliato approccio nell’affrontare la problematica “Pitaro” la quale non può essere risolta demonizzando chi ha deciso di lasciare o avventurandosi in analisi di concetti particolarmente insidiosi. Nel primo caso ci riferiamo al tentativo di veicolare l’idea che la fuoriuscita dall’area centrista di Luciano fosse da collegare alla sua mancata candidatura a sindaco. Muzzopappa ha scelto un percorso dimostratosi fin dall’inizio sdrucciolevole, che successivamente è completamente franato nel momento in cui Bevilacqua, Ranieli e Consoli hanno adottato la stessa decisione. A questo punto viene da chiedersi se tutti aspirassero ad una candidatura a sindaco. Nella seconda fattispecie rientra la presa di posizione di Muzzopappa con riferimento al concetto di legalità e moralità che dovrà contraddistinguere tutti coloro che saranno schierati al proprio fianco; egli però omette di specificare se quanto scritto dalla Dda vada assimilato alle “chiacchiere” che non avrebbero condizionato le sue scelte in tal senso. Chiuso questo argomento, vi è un altro aspetto che merita di essere affrontato, sempre collegato alla presenza di Pitaro: ci riferiamo al paventato scioglimento di Città Futura.
L’obiettivo sarebbe quello di evitare l’imbarazzante presenza nel polo di centro di una formazione politica che ha amministrato insieme al centrodestra – rivestendo peraltro il ruolo di struttura portante dell’esecutivo Limardo – polo, questo, sorto per contrastare proprio quell’area politica. Uno specchietto per le allodole che mal cela quello che riteniamo essere il vero intento: evitare una lotta fratricida all’interno di Città Futura che rischierebbe di far rimanere fuori dal Consiglio comunale parecchi nomi illustri. Per coloro che sono addentro alle dinamiche elettorali è facile comprendere che una volta sciolta la compagine di Pitaro ed i suoi componenti “spalmati” nelle liste delle altre forze politiche, sarà semplice per costoro, titolari di un buon pacchetto di voti, farsi eleggere a discapito di altri candidati presenti nelle liste “ospitanti”, senza essere costretti ad uno scontro tra titani. Stando così le cose, bisogna chiedersi se un “progetto” del genere potrà produrre i frutti sperati. Va osservato che una cosa sono gli intenti ed altra la loro realizzazione; a tal proposito escludiamo che all’interno del terzo polo esistano persone così ingenue o disposte ad immolarsi per soddisfare gli appetiti altrui. Se, al contrario, dovessimo sbagliarci sull’esistenza di eventuali sprovveduti, riteniamo che sarà solo questione di tempo, ma alla fine anche questi ultimi si renderanno conto di stare offrendo la propria testa su un piatto d’argento a chi tenta di turlupinarli ed a quel punto qualche altra defezione sarà inevitabile. Ritornando alla presa di posizione di Mimmo Consoli, adesso i riflettori saranno puntati su Anthony Lo Bianco – con il quale l’ex primario aveva stipulato un accordo politico definito “Patto per la città”– per capire se anche lui lascerà la coalizione di centro oppure riterrà compatibile con i propri principi il “problema politico” attinente a Pitaro. In attesa di novità, sul punto è possibile solamente rilevare come il polo di centro sembra essere fornito di una porta girevole attraverso la quale si entra e si esce con tempistiche sorprendenti che conferiscono al perimetro della coalizione un aspetto borderline.
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