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Vibo Marina, la sfida per recuperare le aree dismesse e le strutture fantasma

Un territorio disseminato di cimiteri industriali che attende da decenni il recupero e la valorizzazione. Un’operazione che potrebbe essere il volano per una rigenerazione urbana da sfruttare in chiave turistica o nella erogazione di servizi del settore terziario

Vibo Marina, la sfida per recuperare le aree dismesse e le strutture fantasma
L'ex Cgr

Aree dismesse, strutture fantasma che nel passato hanno avuto un ruolo importante nell’economia del territorio, poi, per i motivi più diversi, le attività che vi si svolgevano sono state soppresse e gli insediamenti di ferro e cemento sono rimasti, silenti, a deperire. Ora sono presenze tristi, sinistre, pericolose. Il territorio costiero vibonese ne è costellato, da Vibo Marina a Porto Salvo, ma rigenerare gli ex fabbricati industriali è complicato, spesso è più semplice costruire da zero. Tuttavia il recupero delle aree urbane dismesse è spesso l’occasione, come verificatosi sia in Italia che all’estero, per trasformare un problema in un’opportunità dal punto di vista del decoro, da quello dei servizi che esso può offrire e anche sotto l’aspetto occupazionale. Non è ipotizzabile un futuro, anche in chiave turistica, se non verranno prima recuperate e valorizzate le aree dei siti dismessi. Un macigno che grava sul futuro della cittadina portuale e delle altre frazioni costiere.

Italcementi Vibo Marina

Il territorio è disseminato di cimiteri industriali che contribuiscono in maniera marcata a fornire un aspetto di degrado e di abbandono ad una cittadina che potrebbe ancora giocare più di una carta nel settore terziario, come turismo e servizi. L’area più vasta è quella occupata dallo stabilimento ex Italcementi, anche se di recente è stato presentato un progetto che prevede la riconversione del sito, ma non mancano altri esempi importanti, come quello dell’ex deposito di carburanti “Basalti&Butumi”, ubicato nel retro porto, o quello che ospitava lo stabilimenti CGR, lungo la strada per Tropea e ancora, tristi vestigia del miraggio industriale degli anni ‘60/’70, la ex Gaslini, la ex Saima, la ex Tonno Nostromo ed “ex cetera”, fantasmi di un’epoca in cui Vibo era considerata come uno dei pochi poli industriali calabresi. Non mancano esempi di altra natura, come l’area in via Parodi occupata dagli impianti fatiscenti di una stazione di servizio dismessa da oltre dieci anni. Tempo che passa inesorabilmente e inutilmente, come nel caso della Basalti e Bitumi, un’area di 14.243 mq per la quale, dopo la demolizione degli impianti, più nulla è stato fatto, a parte qualche progetto campato in aria e rimasto, fortunatamente, sulla carta.

Appare quanto mai opportuno che essa, dopo circa cinquanta anni, venga finalmente restituita alla collettività, programmando la realizzazione di strutture pubbliche di cui Vibo Marina ha urgente bisogno. Il recupero delle aree dismesse darebbe alla cittadina portuale il segno di un luogo più vivo e più vivibile, che potrebbe rappresentare un primo passo per consentire alla cittadina costiera di accentuare il profilo di località turistica esaltando la propria connotazione di città di mare. L’amministrazione comunale aveva manifestato, in più occasioni, la volontà di un recupero del retro-porto nell’ottica di una riqualificazione complessiva di Vibo Marina, rendendo nota l’intenzione di chiedere la disponibilità di quell’area a favore del Comune per assecondare la vocazione turistica del territorio, ma nessun passo concreto si è registrato. Curare il recupero degli insediamenti industriali dismessi significherebbe restituire loro, oltre che una funzione economica, anche una sorta di dignità storica e sociale. È una sfida importante, che si può vincere soltanto a condizione che esista una tenace volontà da parte della politica. Risolvere questo problema significa concedere concrete possibilità di crescita non soltanto a Vibo Marina, ma all’intero territorio comunale. Il passato non si può cambiare, ma il futuro si può costruire.

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