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Tentato omicidio ai danni di due carabinieri nel Vibonese, non regge l’accusa

Gli imputati vengono condannati per resistenza a pubblico ufficiale e calunnia. Riqualificata la principale accusa e non più procedibile il reato di lesioni personali

Tentato omicidio ai danni di due carabinieri nel Vibonese, non regge l’accusa
Nel riquadro Giuseppe Accorinti

Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Tiziana Macrì, ha condannato alla pena di 3 anni ciascuno il boss di Zungri Giuseppe Accorinti, 65 anni, e Pantaleone Timpano, 40 anni, di Rombiolo. Caduta l’accusa di tentato omicidio ai danni di due carabinieri (che i due imputati avrebbero cercato di investire con l’auto il 4 aprile 2017), Accorinti e Timpano sono stati condannati per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e calunnia. L’ufficio di Procura aveva chiesto la condanna per entrambi gli imputati alla pena di 15 anni ciascuno per il reato di tentato omicidio. Il Tribunale, però, ha riqualificato tale reato in lesioni personali ed ha assolto gli imputati per difetto di procedibilità poiché con la riforma Cartabia il reato di lesioni è procedibile (e quindi punibile) solo a querela di parte. Pantaleone Timpano era difeso dall’avvocato Francesco Schimio, Giuseppe Accorinti dall’avvocato Luca Cianferoni.  

I fatti al centro del processo

Giuseppe Accorinti

I due imputati il 4 aprile 2017 avevano tentato di investire due carabinieri, venendo quindi inseguiti ed arrestati. Alla guida dell’auto si trovava Pantaleone Timpano che era dovuto poi ricorrere alle cure dei sanitari del 118 dell’ospedale di Vibo Valentia. Giuseppe Accorinti, invece, aveva tentato la fuga a piedi una volta che i carabinieri erano riusciti a bloccare l’auto.
La vicenda era iniziata giovedì 3 aprile 2017 alle ore 23:50 quando i carabinieri della Stazione di Zungri erano intervenuti in una campagna ricadente nel territorio comunale di Rombiolo dove era stato segnalato un tentato furto di animali in una stalla ad opera di due persone giunte a bordo di una Fiat Panda di colore rosso e che, accortisi dell’arrivo dei proprietari, si erano dati alla fuga esplodendo diversi colpi d’arma da fuoco. Venerdì 4 aprile 2017 alle ore 7:08 alcuni carabinieri della Radiomobile della Compagnia di Tropea si erano quindi recati nella stessa campagna, ma mentre si avvicinavano all’auto di servizio avevano visto sopraggiungere ad altissima velocità una Fiat Panda di colore rosso, la stessa auto – secondo alcuni testimoni – vista la sera prima. Nonostante l’alt imposto dai militari dell’Arma con la paletta in dotazione, l’auto si era diretta verso uno dei carabinieri tentando di investirlo. Iniziava così un inseguimento, con la Fiat Panda con a bordo Timpano ed Accorinti che faceva perdere le proprie tracce sin quando non veniva avvistata lungo la provinciale numero 24 in direzione Monte Poro. Qui la Fiat Panda alla vista dell’auto dei carabinieri interrompeva la propria marcia per consentire al passeggero – poi identificato in Giuseppe Accorinti – di darsi alla fuga a piedi in aperta campagna. La Panda ripartiva poi ad altissima velocità tentando nuovamente di investire uno dei carabinieri. E’ a questo punto che uno dei militari dell’Arma, intuendo l’imminente pericolo, secondo la ricostruzione dell’accusa, avrebbe esploso un colpo di pistola all’indirizzo della Fiat Panda che ha proseguito la fuga.  Giuseppe Accorinti era stato poi catturato dopo un inseguimento nelle campagne. Il pm contestava ai due imputati anche il reato di calunnia poiché Accorinti e Timpano avrebbero accusato, pur sapendoli innocenti, i carabinieri di aver attentato alla loro vita mediante l’esplosione di colpi d’arma da fuoco.

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