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Sanità lumaca, oltre un anno d’attesa per una visita salvavita

All'Asp di Vibo un anno e tre mesi per una mammografia, eppure è in vigore una normativa che prevede tempi massimi per l’erogazione e relative sanzioni

Sanità lumaca, oltre un anno d’attesa per una visita salvavita

A Vibo Valentia anche la prevenzione può attendere… oltre un anno. Dopo il nostro reportage sulle lunghe liste d’attesa, sono arrivate centinaia di segnalazioni alla redazione di Lacnews.it. «Per una mammografia la prima data utile è il 4 giugno del 2025». Dunque un anno e tre mesi per eseguire un esame salvavita. La diagnosi precoce è l’unico mezzo per debellare il carcinoma mammario, uno dei tumori che ogni anno colpisce oltre 48.000 donne, con un’incidenza in continuo aumento.
Solo pochi giorni fa, avevamo verificato come per eseguire un’ecografia addominale in una delle strutture pubbliche del Vibonese, bisognasse attendere quasi un anno. Tempi lunghi che incentivano, per chi può permetterselo, il privato. 
«È inutile spendere soldi in campagne di prevenzione se bisogna attendere un anno per una mammografia», denuncia un utente. Eppure in Italia è in vigore una normativa per le prestazioni mediche che prevede tempi massimi per l’erogazione e relative sanzioni per chi non fa rispettare le regole. Si chiama Piano nazionale delle liste d’attesa, varato nel 2019 (in vigore fino all’entrata del nuovo) mira a smantellare cattive pratiche e a velocizzare le prestazioni sanitarie. Il piano prevede un ordine nella compilazione delle priorità: U (Urgente) prestazione da eseguire nel più breve tempo possibile e, comunque, entro 72 ore; B (Breve) da eseguire entro 10 giorni; D (Differibile) da eseguire entro 30 giorni per le visite o 60 giorni per gli accertamenti diagnostici; P (Programmata) da eseguire entro 120 giorni dal 2020 (fino ad allora il timing era di 180 giorni). Quattro mesi di attesa massima consentita. In caso di sforamento dei tempi di attesa esistono le prestazioni intramurarie, cioè quelle che i medici effettuano a pagamento all’interno delle strutture pubbliche (su autorizzazione). Secondo questo Piano in caso di sforamento dei tempi di attesa (quelli indicati dalle sigle di priorità) scatta la possibilità per il cittadino di ottenere – dietro formalizzazione della procedura da parte della dirigenza sanitaria – la prestazione in intramoenia pagando solo il ticket. Il professionista sarà poi retribuito dall’azienda sanitaria.
Insomma non si scappa, i termini vanno rispettati, altrimenti scattano le sanzioni anche nei confronti dei Direttori Generali «che potranno essere rimossi se non rispetteranno i tempi massimi di attesa stabiliti per legge». Alla Regione, poi, il compito di vigilare «sul rispetto del divieto di sospendere l’attività di prenotazione (liste bloccate, agende chiuse)». 
Il Piano era stato pensato nei dettagli per permettere al sistema sanitario di non lasciare i cittadini in balia delle onde o dei privati che le prestazioni le eseguono subito e a carissimo prezzo. La disciplina prevista si applica «allorquando una ridotta disponibilità temporanea di prestazioni in regime istituzionale metta a rischio la garanzia di assicurare al cittadino le prestazioni all’interno dei tempi massimi regionali». 
Altro strumento a disposizione per smaltire le liste è il rafforzamento del cosiddetto “recall”. Una cosa semplice che i privati attuano correntemente per rendere più efficiente il lavoro, e che altro non è che una chiamata fatta al paziente prenotato per confermare data e ora della prestazione. 
Non è finita qui. Esiste anche il Rao, che sta per “raggruppamenti omogenei di attesa”, che va a stabilire la procedura per l’applicazione gestionale. Il modello si basa su “parole chiave” che individuano una certa priorità del paziente in sinergia con il medico prescrittore e lo specialista. Facciamo un esempio. Per un ecodoppler cardiaco (leggiamo dalla tabella) in caso di aritmie documentare da un holter il tempo massimo di attesa è di 10 giorni, in caso di sospetta cardiopatia sintomatica infantile, il tempo massimo è di 72 ore e la classe di priorità è U (urgente). 
Possibile che con questi strumenti (sospensione intramoenia, Rao, e indicazioni priorità con relativa minaccia di sanzioni) per un esame diagnostico in Calabria si debba aspettare un anno? Sono mai scattate sanzioni? Soprattutto, è legale tutto questo?

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