Ospedale Serra San Bruno, il Comitato non s’arrende: «Pronti a protestare»
Il nuovo documento di Riorganizzazione della rete ospedaliera non apporterebbe modifiche al destino del nosocomio serreste, destinato a diventare ospedale territoriale. Il sodalizio non ci sta: «Sarà battaglia e valutiamo un nuovo ricorso al Tar»
«Modifiche, integrazioni, decreti nulli e decreti nuovi ma per il nostro ospedale, non cambia niente». Il Comitato pro ospedale di Serra San Bruno affila le unghie. Al centro delle contestazioni finisce il decreto numero 69 datato 14 marzo 2024 e recante come oggetto “Nuovo documento di Riorganizzazione della rete ospedaliera, della rete dell’emergenza urgenza e delle reti tempo-dipendenti». Per i membri del sodalizio, guidato dal presidente Rocco La Rizza e dal segretario Biagio Figliucci, il provvedimento va a sostituire «il dca 198, in merito al quale il Comitato San Bruno e il Comune di Nardodipace avevano presentato ricorso al Tar. Ricorso che – stando così le cose – diventa nullo».
Il pomo della discordia è rappresentato dal futuro, tutt’altro che roseo, della sanità locale e in particolare dell’ospedale di Serra San Bruno: «Il nuovo provvedimento – fa rilevare il Comitato – avrebbe dovuto tenere conto del decreto ministeriale 70 del 2015 e quindi tutelare i nosocomi insistenti in zona disagiata, come nel nostro caso. Tutto questo, però, non è avvenuto. L’ospedale di Serra San Bruno, anche con il nuovo iter, sarà destinato a diventare un “ospedale territoriale”, semplicemente un grande centro con ambulatori – dove eseguire visite programmati al pari degli ambulatori di Moderata Durant a Vibo – senza poter più vantare posti letto per acuti. Il pronto soccorso? Si parla di un punto di primo intervento attivo nelle ore diurne, e il resto della giornata? Dove mandiamo in nostri pazienti? Un progressivo smantellamento dei servizi «che dovrebbe coincidere con l’apertura del nuovo ospedale di Vibo Valentia». Per il sodalizio, un grave danno al diritto alla salute non solo dei cittadini serresi ma anche delle comunità vicine. Il bacino d’utenza conta circa 38mila persone. Paesi di montagna che, ancora una volta, vengono condannati all’isolamento: «Il nostro ospedale è un punto di riferimento per decine di paesi. Con i nuovi percorsi si va a infierire sul territorio. Ci auguriamo che i nostri rappresentanti e la stessa comunità reagiscano. Noi ci faremo trovare pronti». Il Comitato, infatti, non esclude «un nuovo ricorso al Tar». In messaggio è chiaro: «Siamo pronti a proteste più eclatanti, siamo pronti a tutto, ma una domanda la vogliamo fare a tutti e in primis a noi stessi. Vogliamo veramente vincere questa battaglia di diritto? I nostri sindaci, le persone elette dal popolo alla tutela del diritto alla salute, vogliono prendere posizione serie e lottare tutti insieme, o voglio continuare a prostrarsi alla politica partitica di turno? Le vogliamo consegnare le fasce in Prefettura?».
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