Referendum costituzionale, nasce a San Calogero un nuovo comitato per il “No”
Prosegue la marcia di avvicinamento all’appuntamento referendario del 4 dicembre. I promotori: «Nella riforma modifiche peggiorative da rigettare in toto»
«Un “No” convinto per difendere la Costituzione dalla minaccia della deriva autoritaria indotta dalla riforma Renzi-Boschi-Verdini». E’ con questa motivazione, che si è dato vita a San Calogero al comitato per il “No” alla riforma costituzionale in vista del prossimo referendum del 4 dicembre. Il sodalizio, si legge in una nota, «è composto da persone con diverse sensibilità politiche e ideologiche, accomunate tutte dalla volontà di tutelare la Carta costituzionale dagli stravolgimenti inferti dal governo Renzi».
Ad ispirare la formazione del soggetto politico è «l’esigenza di informare, sensibilizzare e mettere in guardia i cittadini dalle storture della stessa riforma: un progetto demenziale, confusionario e sconclusionato che a dispetto degli slogan della propaganda governativa non ottimizzerà l’architettura istituzionale, men che meno semplificherà l’iter legislativo del Parlamento. Ed è proprio per scongiurare questi pericoli che gli attivisti del “No” già nelle prossime settimane, lontano dalle distorsioni di certa stampa mainstream, daranno luogo a delle iniziative per informare più gente possibile sul tema».
La critica del comitato al progetto riformatore è «su tutta la linea, dal metodo al merito. Nel metodo, perché il Parlamento che ha varato la riforma – come cristallizzato dalla sentenza della Consulta n.1/2014 – non aveva alcuna legittimità a farlo, essendo stato eletto con il “Porcellum” dichiarato incostituzionale, per cui il “legislatore” doveva limitarsi ad approvare solamente le leggi strettamente necessarie e non riformare 47 articoli (su 139) della Costituzione (ancor di più con una maggioranza raffazzonata di trasformisti). Nel merito, perché di fatto la riforma combinata con la legge elettorale dell’”Italicum” costituisce un grave vulnus alla democrazia rappresentativa, espropriando di fatto il popolo della propria sovranità. I cittadini verranno menomati del diritto di scegliersi i propri rappresentanti in Parlamento, attribuendo la scelta degli stessi a una ristretta cerchia di capipartito. Il Senato verrà trasformato in una sorta “dopolavoro” per amministratori locali, non sarà più elettivo e la sforbiciata di senatori (da 315 a 100) non produrrà alcun risparmio economico significativo. I deputati (in 630) saranno nominati per due terzi dalle segreterie di partito con i listini bloccati, dunque daranno conto delle loro azioni in Parlamento ai loro “mentori” e non ai cittadini».
E, ancora, «con una riforma del genere, che trasforma l’attuale repubblica parlamentare in un premierato, il presidente del consiglio, vero dominus del parlamento, sarà in grado di condizionare pesantemente l’elezione del Capo dello Stato e la composizione degli organi giurisdizionali (Consulta e Csm), stravolgendo in un sol colpo l’impianto costituzionale imperniato al principio della separazione dei poteri e al sistema delle garanzie dei “pesi e contrappesi”. Inoltre la modifica del titolo quinto della Costituzione – proseguono i promotori del comitato di San Calogero -, nel rapporto tra governo centrale e Regioni darà un eccessivo potere decisionale al primo a scapito delle seconde, deformando l’attuale principio di sussidiarietà in un rovinoso “principio di supremazia statale” (clausola di supremazia). Basterà questo espediente allo Stato centrale per minare l’indipendenza e l’autonomia delle Regioni ogni qual volta lo vorrà».
Infine, si spiega come «la succitata riforma si propone di modificare in peggio (con l’aumento delle firme necessarie, da 50 mila a 150 mila) l’istituto dei disegni di leggi di iniziativa popolare. La foglia di fico dell’eliminazione del Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro, Cnel, (nei fatti già svuotato dalle proprie funzioni) seppur apprezzata è poca cosa e non giustifica in alcun modo l’approvazione del complesso della riforma».
Insomma «la filosofia sottesa a tutto questo guazzabuglio è chiara: è quella dell’uomo solo al comando, dell’uomo della provvidenza, che tutto fa, tutto vede e tutto decide, un’idea anacronistica che ci riporta indietro di decenni, agli anni più bui della nostra storia. Per questo è importante rigettare in toto questa riforma ed esprimere il proprio “No” al referendum costituzionale».