Tentata truffa a Vibo Marina: «Mi hanno chiesto 5300 euro. Sapevano tutto di me»
Ogni tentativo di spillare denaro o preziosi a persone fragili e non calibrato sulla vita delle potenziali vittime. La 66enne si è rivolta al suo legale di fiducia e ai carabinieri
«Mi hanno chiesto più di 5mila euro ma non ci sono cascata. Ho chiamato l’avvocato e sono andata anche dai carabinieri per denunciare quanto accaduto». La voce della signora Giuseppina, 66 anni, di Vibo Marina è ferma. Il suo è uno dei tanti racconti che, specie nelle ultime settimane, affollano anche il comprensorio vibonese, dalla costa all’entroterra. Ogni truffa, tuttavia, risulta “calibrata” e cucita sulla vita della potenziale vittima. Dietro ogni tentativo di estorcere denaro, le strategie più articolate dove niente viene lasciato al caso: «Mi hanno detto che dovevo quei soldi all’Inps ma io non vanto crediti nei confronti dell’istituto. Poi, a telefonata chiusa, hanno iniziato a mandare diversi messaggi annunciando un loro imminente arrivo presso la mia abitazione. Ho chiamato il mio legale di fiducia, dopo la tappa alla locale stazione dei carabinieri, e abbiamo aspettato. Alla fine, non è arrivato nessuno».
La donna confessa di non aver avuto sentimenti di paura: «Sentiamo continuamente di truffe e imbrogli che cercano di fare in giro. Anche la cifra che hanno chiesto… 5mila euro e più, e dove glieli prendevo questi soldi, io che percepisco 300 euro di pensione d’invalidità al mese?». E ancora: «Anzi, aspettavo che mi dicessero frasi del tipo “suo figlio ha fatto un incidente”. Allora si che mi sarei divertita, dal momento che non ho mai avuto figli». La 66enne descrive la vicenda lucidamente: «Non mi hanno intimorita però una cosa l’ho notata: sapevano tutto di me, della mia vita. Pure del citofono di casa. Probabilmente è per via della quantità di dettagli in loro possesso che spaventano le persone più fragili». In merito ai contenuti dei messaggi: «Oltre ai miei dati anagrafici, completi di codice fiscale, gli avvisi facevano riferimento a un numero di protocollo e la visita presso il mio domicilio di “funzionari stragiudiziari” per un verbale di 5.300 euro». Non solo: «C’era anche il numero telefonico di una “dottoressa” a cui mi sarei dovuta rivolgere», sottolinea la 66enne. Tutti i messaggi sono stati prontamente fatti leggere ai carabinieri: «Sono subito andata in caserma, vicino casa. Qui i militari dell’Arma hanno visionato i testi, mi hanno ulteriormente rassicurata e si sono messi a disposizione. Se qualcuno bussa alla porta, chiederò il loro intervento». L’aumento delle segnalazioni, nelle scorse settimane, aveva portato anche diversi sindaci (specie nell’area delle Serre vibonesi) a pubblicare tramite canali istituzionali o tramite i social avvisi per sottolineare la crescita esponenziale delle truffe perpetrate anche da soggetti che fingono di appartenere alle forze dell’ordine o di lavorare negli uffici comunali. L’attenzione resta alta.
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