Vibo, l’Associazione viticoltori rinnova le cariche: Silipo eletto presidente
Nell’ambito dell’incontro sono stati definiti obiettivi e programmi. Il sodalizio, nato nel 2020, punta alla promozione delle eccellenze locali e l’ottenimento della denominazione doc “Costa degli dei”
Nata nell’aprile del 2020, l’Associazione viticoltori vibonesi (composta dai titolari delle Cantine Artese, Cantine Benvenuto, Casa Comerci, Marchisa, Masicei, Origine e Identità e Rombolà), si è fin da subito posta l’obiettivo di dare voce ai bisogni, alle aspirazioni e all’esigenze dell’unica provincia vitinicola calabrese, fino a quel momento assente sul piano associativo, puntando inoltre alla valorizzazione e alla promozione del vibonese e degli indissolubili legami tra aziende e territorio nonchè, per ottenere la registrazione a livello comunitario della Denominazione di origine controllata “doc Costa Degli dei” per i vini prodotti nei Comuni che ricadono nell’area di interesse, contribuendo all’adozione di un disciplinare di produzione nel rispetto della tradizione, sia in relazione ai vitigni autoctoni e regionali che alla tipicità della produzione. Il sodalizio si è dato appuntamento nei giorni scorsi per definire obiettivi e programmi e procedere anche al rinnovo delle cariche sociali. In un clima di assoluta condivisione, i consociati hanno stabilito che per l’anno sociale 2024-25 a ricoprire la carica di presidente sarà Domenicantonio Silipo (dell’azienda Casa Comerci) che sarà affiancato da un consiglio direttivo espressione di tutte le aziende consociate e così composto: Giovanna Artese (Cantine Artese) vice-presidente, Renato Marvasi (Marchisa), consigliere con delega ai rapporti istituzionali, Mario Romano (Origine e identità) consigliere con delega all’acquisizione dei nuovi associati, Cosmo Rombolà (Masicei) consigliere con delega al Marketing e alle politiche commerciali, Francesco Rombolà (TrupiaCantine Rombolà) e Giovanni Benvenuto ( Cantine Benvenuto) consiglieri. Ad affiancare e coadiuvare l’organismo di vertice, vi sarà poi una segreteria organizzativa che sarà coordinata da Rosa Comerci. L’associazione spiega: «Consuetudine antica, legata al luogo, il vino è il risultato di una competenza e di una perseveranza che si tramette per generazioni e la sua degustazione evoca storie, memorie e metafore antiche, perché è uno degli alimenti più ricchi di simbolismo, a cominciare dalla sua aura divina, tramandata da miti arcaici. Anche il lavoro ha poi un legame speciale col vino. Difatti nella tradizione cristiana, prima che sacro veicolo della transustanziazione, è stato per secoli il principale fattore di produzione e di sostentamento delle famiglie».
E ancora: «Nel secondo dopoguerra del boom economico, la tradizione vinicola, ulteriormente valorizzata dalle innovazioni tecnologiche e commerciali, si è ulteriormente consolidata e anche se all’inizio, il legame fra prodotto e territorio era funzionale, totalmente indifferente al simbolismo – poiché si riteneva prioritaria la produzione di un buon vino – nel corso degli anni, complici la professionalizzazione ed il marketing, i vignaioli più attenti e creativi, diventati imprenditori, si sono resi conto della necessità di altri valori aggiunti. Primo fra tutti proprio il territorio, inteso come un’area geografica, rigorosamente delimitata, le cui particolari caratteristiche naturali, la composizione geologica del terreno, il clima, legittimano già una proposta unica per il mercato mentre altri fattori, come la qualità dei vitigni e l’esclusività delle tecniche di lavorazione, consentono ulteriori attribuzioni di valore organolettico. In questi ultimi due decenni poi – si fa rilevare – le aziende hanno saputo aggiungere alla produzione, attributi simbolici e culturali, cosicché l’interazione di tutte queste variabili, ha permesso di proporre un prodotto specifico, tipico, con struttura ed aromi propri». Sottolinea l’associazione: «Oggi, la cultura del vino, la “civiltà del bere”, l’enogastronomia, vivono un momento di notevole attualità veicolate soprattutto dai mass media, prima fra tutte la televisione e il vino fornisce continui spunti creativi ad altre narrazioni sociali e non solo a quelle pubblicitarie che, comunque, possono alimentare, nell’epoca della globalizzazione, il desiderio dei consumatori di scoprire l’origine dei prodotti, necessità che non è dettata da timori e incertezze sulla qualità, ma qualcosa di più, quanto piuttosto la voglia, il piacere di vivere un’esperienza che implica la curiosità di sapere, di capire il perché in quel particolare territorio, si produce quel tipico vino e questa curiosità trova risposta nell’enoturismo, una vera e propria economia delle esperienze che offre, oltre al vino, la scoperta del territorio, del paesaggio, della cultura, delle tradizioni, delle feste».
LEGGI ANCHE: Vini Gagliardi fa sold out e anima il centro storico di Vibo
Vini, lo zibibbo prodotto nel Vibonese dalle Cantine Benvenuto premiato in Puglia
- Tags
- vibo valentia