Vibo, a Perfidia il procuratore Falvo: «L’organizzazione criminale più pericolosa è la ‘ndrangheta»
L’intervista nell’ambito della puntata del format condotto da Antonella Grippo. Vari i temi affrontati: da Tangentopoli al caso Palamara passando per la riforma Nordio e i rapporti tra politica e magistratura
di Antonio Clausi
Edoardo Bennato, «uno dei cantautori più blasfemi della musica italiana» ha introdotto la nuova puntata di Perfidia con la sua “Arrivano i buoni”. Non poteva essere altrimenti, considerato il contenuto della puntata tutto incentrato sui temi della giustizia grazie a un’intervista di Antonella Grippo a Camillo Falvo, Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia. La puntata ha abbracciato la storia degli ultimi trent’anni del Belpaese, spaziando da Tangentopoli alla più stringente attualità, passando per la vicenda Palamara e arrivando ai rapporti controversi tra politica e magistratura. Il tutto affrontando il dibattito pubblico sulla riforma Nordio.
Mani Pulite e il terremoto nella politica
Grippo, combattiva più del solito, stuzzica Falvo ponendogli subito una domanda da un milione di dollari: «Di Pietro, Colombo e Davigo assursero a salvatori della patria. Non fu un’anomalia?». «La stranezza – ha risposto Falvo – fu una sorta di invasione di campo, anche se i magistrati fecero la loro parte in tutto e per tutto. Il magistrato deve far rispettare la legge, ma la fiducia dei cittadini è una cosa. Mentre il consenso è un’altra. La mia visione è l’apoliticità e tengo per me tutte le idee. Chi stimo? Sandro Pertini». Partendo da un’affermazione del giudice Sabino Cassese, secondo cui talvolta c’è «da parte della magistratura una percezione sbagliata del proprio ruolo, anche se è un corpo sostanzialmente sano ma che occupa posizioni che non dovrebbe», si sviluppa la discussione in studio. «Ha ragione a dire che la magistratura è sana – replica Falvo – e questo è un tema importante. Io penso però che non ci siano mai state invasioni di campo, almeno per le esperienze professionali vissute finora». Piercamillo Davigo, in un vecchio botta e risposta con Antonella Grippo, non raccolse la provocazione sulla vocazione correntizia della magistratura, ma si espose su un parallelismo tra Rinascita Scott e il maxiprocesso di Palermo. Pur non entrando nel merito dell’inchiesta calabrese, ricordò un episodio. «Uno storico inglese ritrovò negli archivi generali di Stato a Roma i rapporti del questore di Palermo a fine 800. Si chiamava Sangiorgi e scrisse 90 anni prima di Buscetta tutto ciò che poi disse il pentito. Sapete che fine fece? Fu trasferito. Affrontare le organizzazioni criminali – tuonò – è molto difficile e alcune assoluzioni vanno messe in conto». «Il parallelo con Rinascita Scott si può fare – commenta invece Falvo – ma bisogna tenere presente che si parla di due epoche molto diverse. Più blasonato quello alla Mafia? Forse, ma adesso l’organizzazione più pericolosa è la ‘Ndrangheta». Continua a leggere su LaCnews24.it. La puntata è disponibile su LaC Play, clicca qui per rivederla.
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