Nella fiction “Mameli, il ragazzo che sognò l’Italia” la storia di un eroe di Pizzo
Benedetto Musolino combatté con Goffredo Mameli e altri eroi risorgimentali nella difesa della Repubblica. Per gli atti di valore compiuti venne promosso a colonnello
La miniserie evento “Mameli, il ragazzo che sognò l’Italia”, in onda in due serate lunedì 12 e martedì 13 febbraio su RaiUno, racconta una storia poco conosciuta, ma straordinaria: la vita di Goffredo Mameli, poeta, eroe del risorgimento e autore del testo del “Canto degli Italiani”, meglio conosciuto come “Fratelli d’Italia”, che sarebbe diventato l’inno nazionale della Repubblica Italiana. Mameli morirà a ventuno anni, in seguito alle ferite riportate nella battaglia per la difesa di Roma. Ma ancora meno conosciuta è la presenza, in quella importante vicenda storica, di un eroe calabrese, Benito Musolino, di Pizzo, che combatté valorosamente a fianco di Mameli e di altri eroi del Risorgimento italiano, come Garibaldi e Mazzini, nella difesa della Repubblica Romana del 1849 e che, per le sue gesta eroiche, venne promosso al grado di colonnello. Nato a Pizzo nel 1809, sei anni prima che vi fosse fucilato Gioacchino Murat, Benedetto aveva ereditato dai suoi avi l’odio per la tirannia e l’amore per la libertà. Un suo zio, anche lui di nome Benedetto, avendo acclamato la Repubblica Partenopea e piantato l’albero della Libertà a Pizzo, era stato crivellato di pugnalate durante il passaggio delle bande sanfediste del cardinale Ruffo. Suo padre, Domenico Musolino, cadrà insieme ad un altro fratello sotto le baionette della soldatesca del generale Nunziante. Quando scoppiano i moti del ‘48, al cospiratore romantico subentra l’autentico rivoluzionario e uomo d’azione. Nel 1849, con il grado di maggiore del governo del Triunvirato Romano, si scontra con i francesi nella giornata del 30 aprile e partecipa poi alla Battaglia di Velletri. Sarà con il battaglione Manara nella difesa di Roma nei giorni epici dell’assedio, durante il quale perderà la vita il giovane Goffredo Mameli. Caduta la Repubblica Romana, un altro decennio di esilii e di lotte comincia per l’indomito patriota calabrese. Lo sbarco dei Mille a Marsala lo sorprende, esule, a Parigi. Parte per la Sicilia e raggiunge Garibaldi, che lo aveva già conosciuto a Roma nel ’49 e ne aveva apprezzato il valore. Il condottiero lo nomina brigadiere-colonnello, prendendolo alle sue dirette dipendenze. Benedetto Musolino sarà il primo a sbarcare in Calabria precedendo il grosso dell’esercito garibaldino. Al suo nome è legato, tra i tanti, l’episodio dell’audace colpo di mano su Altafiumara, il forte che domina lo Stretto dal lato della costa calabra e senza il cui possesso sarebbe stato assai difficile lo sbarco sul continente della camicie rosse. Compiuta l’Unità d’Italia, egli sarà per 19 anni deputato alla Camera e per quattro anni, fino alla morte (1885) senatore del Regno per il collegio di Monteleone. Militò sempre nelle file della Sinistra e fu uno dei più eloquenti e battaglieri membri del Parlamento.
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