Sparatoria a Vibo nei pressi di piazza Morelli: due condanne con rito abbreviato
I fatti risalgono ad ottobre 2021 quando al termine di una rissa un giovane – imputato in Rinascita Scott – è stato ferito a colpi d'arma da fuoco e lasciato a terra
Una condanna per tentato omicidio e una per il reato di omissione di soccorso. Si è concluso così il processo con rito abbreviato celebrato in settimana dinanzi al gup del Tribunale di Vibo Valentia, Barbara Borelli, per la sparatoria avvenuta in città la notte del 17 ottobre 2021 in piazza Morelli. Alla pena di 6 anni e 9 mesi di reclusione per i reati di tentato omicidio, spari in luogo pubblico e detenzione illegale di arma clandestina è stato condannato Francesco Barbieri, 23 anni, di Pannaconi di Cessaniti. Per lui anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici e il pagamento delle spese processuali. Il giudice ha riconosciuto all’imputato (difeso dall’avvocato Giuseppe Bagnato) le attenuanti generiche equivalenti alle contestate aggravanti. Il pm Luca Ciro Lotoro aveva chiesto la condanna a 10 anni. Francesco Barbieri è stato quindi ritenuto responsabile di aver aperto il fuoco all’indirizzo del 35enne di Vibo Valentia, Domenico Catania, detto “Pallina”, quest’ultimo all’epoca imputato in Rinascita Scott e il 26 novembre scorso condannato nel maxiprocesso a 9 anni e 4 mesi. La seconda condanna emessa dal gup al termine del rito abbreviato – 4 mesi – interessa Carmelo Ripepi, 21 anni, di Piscopio (avvocato Sergio Rotundo), ritenuto responsabile del reato di omissione di soccorso poiché “pur trovando Domenico Catania ferito in strada” avrebbero omesso il dovuto soccorso ed omesso anche di “darne immediato avviso alle autorità”.
La sparatoria
Era la notte del 17 ottobre 2021 quando un gruppo di ragazzi diede vita a una violenta rissa nel centro storico di Vibo Valentia. Al termine, alcuni di loro si allontanarono per dotarsi – secondo gli inquirenti – di un’arma da fuoco, concludendo nel sangue la serata. Dopo un nuovo alterco, uno di loro ha esploso un colpo verso il petto di un coetaneo, per poi dileguarsi a piedi. Si tratta di Francesco Barbieri, ora condannato per aver colpito Domenico Catania, alias “Pallina”. Il ferito è stato quindi abbandonato a terra e non soccorso da nessuno ed è stato lo stesso giovane a trascinarsi da solo verso piazza Morelli. Francesco Barbieri – figli o di Antonino Barbieri e nipote del boss Giuseppe Accorinti di Zungri – è sottoposto attualmente per tale procedimento all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre si trova detenuto per l’operazione antimafia denominata Maestrale-Carthago.
Ricevuta la segnalazione da parte dei sanitari, la Compagnia carabinieri ed il Nucleo investigativo di Vibo Valentia hanno immediatamente iniziato le indagini, riuscendo a denunciare quanti avrebbero partecipato alla rissa, oltre ai presunti favoreggiatori e a di chi non avrebbe prestato soccorso. Francesco Barbieri si era allontanato dal luogo del delitto immediatamente dopo l’azione, dandosi alla fuga e abbandonando la propria autovettura con chiave di accensione inserita, patente di guida e telefono cellulare all’interno. Non era stato poi stato rintracciato neanche presso la propria abitazione, rendendosi irreperibile per quasi 48 ore. A fronte di tale contesto, la successiva costituzione del giovane era apparsa al gip del tutto irrilevante, in quanto intervenuta dopo la concretizzazione del pericolo di fuga. In sede di misura cautelare, il gip aveva inoltre sottolineato che Francesco Barbieri in un ‘ordinario’ sabato sera trascorso al bar con gli amici si era premunito di un’arma da fuoco, custodendola nel giubbino come un ‘normale’ effetto personale”. Inoltre per il giudice “la versione fornita da Barbieri volta ad escludere la volontà omicidiaria, appariva del tutto contrastante ed incompatibile con la dinamica delittuosa rassegnata dai filmati in atti. Francesco Barbieri non avrebbe quindi solo cercato di difendersi da Domenico Catania e il colpo di pistola non sarebbe partito accidentalmente ma con l’intento di uccidere. L’arma del delitto non è stata ritrovata e Barbieri non ha dato indicazioni utili per il suo ritrovamento.
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