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Il Comitato San Bruno a difesa dell’ospedale: «Basta depotenziamenti, quale futuro per la nostra gente?»

La progressiva spoliazione dei servizi mette in allarme la comunità montana: «Ospedale territoriale? Gli ambulatori non bastano. Serve garantire il servizio di emergenza urgenza e la piena funzionalità dei reparti. Improponibile, in caso di improvviso malore, attendere l’arrivo a Vibo per le cure. Il governatore Occhiuto venga qui»

Il Comitato San Bruno a difesa dell’ospedale: «Basta depotenziamenti, quale futuro per la nostra gente?»

«Abbiamo diritto a servizi efficienti, a un ospedale operativo e funzionante e non ad un progressivo depauperamento della sanità locale». Il comitato San Bruno mantiene alta l’attenzione. Lo deve alla propria comunità, lo deve alla storia della città della Certosa e ai paesi a lei gravitanti. Un bacino di utenza di circa 38mila persone (ma che nel periodo estivo con il ritorno degli emigrati moltiplica le sue presenze), inserite in un contesto territoriale caratterizzato da una viabilità tutt’altro che eccellente, con tempi di percorrenza lunghissimi anche senza condizioni meteo avverse. E proprio sulle particolarità del comprensorio, sulla distanza da Vibo Valentie e sulle esigenze dei cittadini, tra cui molti anziani, fonda le basi il sodalizio guidato da Rocco La Rizza. Il gruppo si è costituito in comitato nell’ottobre 2022 con l’intento di difendere il locale nosocomio, unico centro sanitario ancora attivo nell’area montana. Una zona disagiata dove i disservizi e la carenza di medici pesano come un macigno sull’accesso alle cure da parte dei pazienti: «Il Comitato è sorto – spiega il segretario Biagio Figliucci- perché vedevano la politica troppo lontana e scollata dalle problematiche sanitarie. Per chi abita a Serra o hinterland, l’arrivo a Vibo non è così agevole. L’ospedale è un punto di riferimento per il nostro paese e non solo. Eppure oggi ci ritroviamo con un solo anestesista, non abbiamo medici in radiologia, la chirurgia è chiusa. Abbiamo sale operatorie nuove ma non funzionanti. Quindi ci chiediamo, quale è il futuro del nostro ospedale? Quale è il futuro della nostra gente e dei nostri figli, privati dei servizi più essenziali?». E ancora: «Che prospettiva turistica, che servizi possiamo garantire a chi viene a far visita ai nostri suggestivi boschi e luoghi culturali?».

L’intento del governatore Roberto Occhiuto che ricopre la carica di commissario ad acta per la sanità «sarebbe quello di trasformare il nosocomio in ospedale territoriale con la definitiva apertura del nuovo ospedale a Vibo. Serra, non dovendo elargire posti letto per acuti, perderebbe la sua funzione primaria». Il segretario entra nel dettaglio: «Cosa significa ospedale territoriale? È una dicitura che crea solo confusione e getta fumo negli occhi. Semplicemente si garantisce la creazione di ambulatori dove eseguire visite programmate alla stregua di quanto accade nei locali di via Moderata Durant a Vibo. E il pronto soccorso? Ovviamente depotenziato con solo 12 ore di attività. E se qualcuno sta male fuori dagli orari? Cosa deve fare? Attendere l’ambulanza e sperare di arrivare vivo a Vibo?».

Proprio per difendere l’ospedale cittadino, il Comitato si è fatto promotore di un ricorso al Tar impugnando, insieme al Comune di Nardodipace, il Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera della Regione che prevede anche il declassamento dell’ospedale di Tropea a “casa di comunità”. La decisione è attesa per febbraio: «Basta con il continuo depauperamento dei servizi. Serra San Bruno, a tutela della sanità locale, deve mantenere il titolo di ospedale di zona disagiata». Dichiarazioni, quelle del segretario Figliucci, pienamente condivise dal presidente La Rizza che aggiunge: «La questione della tempistica dei soccorsi è da non sottovalutare. Si pensi che da Ragonà, frazione di Nardodipace, senza difficoltà di neve o intemperie, si impiegano 50 minuti per raggiungere il Pronto soccorso di Serra San Bruno. La “trasformazione” del nostro ospedale purchè accompagnata dall’implemento delle ambulanze non può soddisfarci, non può essere ritenuta sufficiente. In tal modo si decreta la fine del nosocomio ma anche del territorio. I numeri sono dalla nostra parte. In un anno hanno fatto accesso al Pronto soccorso circa 6mila persone, tra cui molti infartuati (circa 50 casi). Le tempestive cure dei sanitari hanno evitato il peggio. Cosa accadrebbe se tali pazienti dovessero attendere l’arrivo a Vibo? Serra San Bruno è un punto strategico, noi cittadini della montagna, senza servizi, dove dobbiamo andare?». Quindi l’appello al presidente della Regione sottolinea: «Occhiuto venga a trovarci, venga a percorrere con noi le strade di Serra San Bruno e dei paesi montani. Venga a toccare con mano le difficoltà di un territorio che non vuole morire».

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