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L’ex sindaco di Sant’Onofrio scrive al prefetto per il caso dello striscione contro la violenza sulle donne

Onofrio Maragò torna sulla vicenda che ha visto coinvolti l'associazione "Bubini Aps" e il primo cittadino Antonino Pezzo

L’ex sindaco di Sant’Onofrio scrive al prefetto per il caso dello striscione contro la violenza sulle donne
L’ex sindaco Onofrio Maragó e l’attuale primo cittadino Antonino Pezzo

Tiene ancora banco la vicenda dello striscione contro la violenza sulle donne a Sant’Onofrio, affisso dall’associazione “Bubini Aps” su un immobile nei pressi della piazza principale del paese. In particolare, l’ex sindaco – nonchè padre di un giovane associato ai Bubini – Onofrio Maragò, ha inteso inviare una lettera aperta indirizzata al prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Paolo Grieco, che riceviamo e integralmente pubblichiamo: “Mi rivolgo a Lei in qualità di padre e di ex sindaco di Sant’Onofrio per chiedere di rivolgere una attenzione specifica a quanto avviene nel Comune di Sant’Onofrio. Inoltro questa mia richiesta in forma di lettera pubblica per far arrivare la mia voce ai tanti cittadini di Sant’Onofrio che provano sdegno ma non riescono, o che temono, di esprimerlo apertamente. In particolare una vicenda, assurta agli oneri della cronaca, merita di essere posta alla Sua attenzione per un maggiore approfondimento sia dal lato della opportunità sia dal lato della correttezza amministrativa. I fatti. In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre scorso l’associazione Bubini Aps, formata da giovani che auto finanziano le iniziative che intraprendono, si fanno promotori di una iniziativa di sensibilizzazione mettendosi in contatto con la referente dell’Amministrazione comunale, la consigliera comunale Rossana La Fortuna, al fine di poter esporre nella suddetta giornata uno striscione nella locale piazza del paese. Ricevono indicazioni in merito e inviano una richiesta via Pec al Comune. La mattina di sabato 25 novembre, una giornata piovosa, i giovani espongono uno striscione (identico a tanti altri in Italia) sulla parete di un immobile affacciato sulla piazza e in serenità si allontanano. Apprendono da li a poco che il sindaco Pezzo, accompagnato dalla suddetta consigliera, ha fatto rimuovere lo striscione dagli operai comunali adducendo motivazioni che nulla avevano a riferimento la violazione di norme del Codice della strada. Tant’è che nessuno nella piazza del paese quel giorno ha intravisto la presenza della Polizia Locale o delle forze dell’ordine, o che avessero contestato nelle immediatezze alcuna violazione al codice della strada. Invece, subito dopo la rimozione, i giovani Bubini si sono visti costretti a chiedere al sindaco del Comune limitrofo di poter esporre lo stesso striscione sulla via principale della frazione Morsillara, contigua al centro abitato di Sant’Onofrio.

La Prefettura di Vibo e nel riquadro il nuovo prefetto Giovanni Paolo Grieco

“In quell’occasione il sindaco e la sua consigliera avrebbero potuto invitare i giovani Bubini a spostare lo striscione se, a dir loro, costituiva pericolo per la sicurezza della circolazione; oppure come ha fatto in un attimo il sindaco di Stefanaconi, darne la necessaria autorizzazione. Il fatto ha destato un certo clamore in paese e i giovani Bubini, seppur rammaricati, solo nei giorni seguenti all’accaduto sui social hanno descritto, con garbo e moderazione, quanto era loro successo. La notizia è stata quindi ripresa da altri e amplificata sui canali social e sui mass media locali e nazionali, e non risulta ci siano stati successivamente chiarimenti o repliche ufficiali dell’Amministrazione. Almeno fino al Consiglio comunale del 19 dicembre scorso (la cui registrazione è disponibile), quando a seguito di una interrogazione presentata da un consigliere di minoranza il sindaco ha illustrato la propria versione dei fatti, discordante con quanto veramente accaduto, e annunciato all’assemblea consiliare che l’infrazione commessa avrebbe comportato delle conseguenze. Sorvolando sulle frasi proferite dal sindaco in tale occasione, che ritengo siano biasimevoli e offensive, alcune allusivamente minacciose, si evidenzia ufficialmente, per la prima volta e dopo oltre venti giorni dalla rimozione dello striscione, che la motivazione sia stata una violazione al codice della strada. Viene quindi da chiedersi: se non ci fosse stata l’interrogazione consiliare la questione sarebbe ormai rimasta nell’oblio? Come mai il verbale comminato dalla Polizia Locale riporta una data di protocollo successiva alla seduta consiliare? Verrebbe quasi da pensare ad un atto ritorsivo. I giovani Bubini alla notifica del verbale n. 3 della Polizia locale di Sant’Onofrio, sebbene con difficoltà, in assoluta autonomia hanno inteso pagare l’ammenda nella misura ridotta non trovando la forza di contestare l’ingiustizia subita. Rispetto la loro decisione, riconoscendoli ragazzi onesti e rispettosi, ma dopo aver letto il contenuto del suddetto verbale sento il dovere morale e civile di esporre una serie di considerazioni che sottendono criticità procedurali ed elementi di particolare gravità amministrativa. Le norme vigenti non consentono l’accertamento di violazioni del codice della strada agli amministratori locali. Dal testo del verbale appare chiaramente che l’accertamento dell’infrazione sia stata operata dal sindaco di Sant’Onofrio il quale ne ha dato comunicazione alla Polizia locale, le cui verifiche sono state “espletate successivamente presso lo scrivente comando”. Se la Polizia locale fosse stata sul posto quel giorno avrebbe dovuto/potuto procedere all’accertamento immediato e non successivamente e presso il Comando”.

Il Comune di Sant’Onofrio

La rimozione dello striscione è stata intimata direttamente dal sindaco, provvedendo con un dipendente comunale. A certe latitudini si configurerebbe un abuso di potere; il numero del verbale accerta che la Polizia Locale abbia comminato solo tre verbali nel corso dell’anno. Penso di sapere quali siano gli altri due e che abbiano le medesime caratteristiche di essere stati emessi su sollecitazione dello stesso sindaco. Quindi attendo di essere smentito con prove o di essere querelato; sullo stesso lato stradale della piazza dove era stato apposto lo striscione in questione è vigente un divieto di sosta, evidenziato con apposita cartellonistica posta davanti al civico n. 30. Appare inverosimile che lo striscione potesse ostacolare o creare pericolo alla viabilità, tantomeno inibire il divieto di sosta, puntualmente e continuatamente ignorato con santa pace del Comando di Polizia locale. A certe latitudini si configurerebbe una omissione di atti d’ufficio; l’articolo 23 del Codice della Strada indicato per l’infrazione dello striscione non autorizzato, che ricordiamo avrebbe avuto la vita di una sola giornata, si dovrebbe applicare anche ai cartelli ed agli impianti pubblicitari non autorizzati presenti sul territorio comunale, che ricordiamo sono permanenti e generano ingenti profitti. Sembrerebbe però che né il sindaco né la Polizia locale di Sant’Onofrio abbiano rilevato almeno un cartello pubblicitario non autorizzato istallato sul territorio comunale. Eppure due delibere di Giunta Comunale del 2021 davano espressamente mandato per conferire un incarico legale ad opporsi, di fronte al Tar Calabria, a due ricorsi relativi alla rimozione degli impianti pubblicitari non autorizzati promossi dal Comune di Sant’Onofrio, e sono certo che detti impianti pubblicitari non possano essere stati autorizzati e né si possano autorizzare. A certe latitudini si configurerebbe una omissione di atti d’ufficio; la legalità non la si professa a voce, la si esercita quotidianamente con atti e comportamenti. E questo vale in particolare per chi esercita un ruolo pubblico. In passato, da consigliere comunale di minoranza, ho esposto diverse criticità sull’operato degli amministratori attuali e sono pronto a fornire dettagli e approfondimenti che non mi sono mai stati richiesti dalle competenti autorità alle quali ho inviato le denunce. Nonostante le vicissitudini che ho dovuto subire, continuo ad avere fiducia nella giustizia e nelle Istituzioni”.

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