Il pm Annamaria Frustaci, la giustizia che funziona: «Nel processo Rinascita Scott uno sforzo grandioso»
Il ruolo delle donne e le azioni necessarie per combattere ogni genere di violenza secondo il pubblico ministero della Dda di Catanzaro. Ma non basta la risposta della giustizia: servono anche istituzioni più presenti, capaci di intervenire
di Paola Bottero
Ha poco più di quarant’anni, ma ne dimostra molti di meno. Alta, capelli corvini, fiera, cammina veloce e sicura su tacchi alti in un mondo quasi tutto declinato al maschile. Vive sotto scorta da quasi cinque anni, ne ha passati quasi quindici al fianco del magistrato antimafia Nicola Gratteri. È bella, Annamaria Frustaci. Dentro ancora più che fuori. Non passa inosservata mai, ancora meno quando indossa la toga ed entra nell’aula bunker per celebrare maxiprocessi nella sua Calabria, quella in cui è tornata per sconfiggere la mafia. Il 2023 è stato il suo anno, è diventata un simbolo, un punto di riferimento per tantissimi cittadini. Dopo il tempo trascorso sulle carte a studiare, comparare, scrivere, il tour de force in aula. Il processo Rinascita Scott è arrivato a sentenza, ma lei già pensa all’appello. Ed agli altri maxiprocessi in corso. La giustizia non si ferma mai. Nel frattempo si spende sul territorio nazionale per sconfiggere la criminalità partendo dall’educazione alla legalità.
La Calabria sarà mai una terra libera?
“C’è una possibilità che i cittadini calabresi possano vivere bene nei loro territori, nei loro paesi, nelle loro città? Ci sarà mai un giorno in cui non sarà necessario andarsene per realizzare le loro aspirazioni?”. La domanda delle domande. Ce la facciamo in tanti, ce la facciamo spesso, cercando di capire in che modo incidere, ciascuno per la propria parte, per poter cambiare davvero le cose. Al di là delle parole, al di là della retorica. Annamaria Frustaci, sostituto procuratore di Catanzaro, se l’è sentita fare l’ultima volta a novembre, in Toscana. Era andata ad Empoli e a Castiglione Fiorentino utilizzando, come fa spesso, i giorni liberi per mettersi a disposizione delle scuole – medie e superiori – che chiedono supporto e testimonianze per l’educazione alla legalità. Un ragazzo con chiaro accento toscano l’ha fatta riflettere ancora. Sempre su quella domanda: la Calabria sarà mai una terra dove vivere, una terra che non respinge i suoi figli migliori? La magistrata non ha dubbi: «Il confronto è importante, ma bisogna lavorare tanto nella rete istituzionale, nella rete dei servizi. I cittadini hanno bisogno non solo di qualcuno che scuota le coscienze fino dalla loro giovane età, di confronto con persone che facciano vedere loro la possibilità di una giustizia più funzionale e attenta ai loro bisogni, ma anche di avere istituzioni molto presenti, che sappiano intervenire, che possano accompagnare davvero la loro crescita». Come dire: possiamo anche cambiare mentalità, liberarci dal giogo della paura. Ma poi come viviamo? «Ci vuole uno sforzo in più, ci vuole una rete di servizi sul territorio». CONTINUA A LEGGERE QUI: Il pm Annamaria Frustaci, la giustizia che funziona. «Nel processo Rinascita Scott uno sforzo grandioso»