sabato,Novembre 30 2024

Oltre tremila persone a San Costantino per l’ultimo saluto al ragazzo deceduto a scuola

A officiare la messa è stato il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea Attilio Nostro. Commosso ricordo di Domenico anche da parte dello zio

Oltre tremila persone a San Costantino per l’ultimo saluto al ragazzo deceduto a scuola

Del funerale del piccolo Domenico Mazzeo – il ragazzo deceduto giovedì nella scuola media di San Costantino Calabro nel corso dell’ora di educazione fisica – rimarranno impresse la grande dignità, la compostezza e la profonda testimonianza di fede cristiana dimostrata dalla sua famiglia, in un momento in cui sarebbe stato facile, addirittura logico e comprensibile, disperarsi e inveire contro il crudele destino. A San Costantino Calabro, però, non è successo nulla di tutto questo. Certo, nel corso delle esequie la commozione, la mestizia e il pianto l’hanno fatta da padroni. E non poteva essere altrimenti, vista l’immane tragedia che si è abbattuta sull’intera comunità, anche per i modi in cui è avvenuta. La morte improvvisa e inaspettata di Domenico tra le braccia dei propri compagni di scuola, mentre svolgeva con loro la lezione di educazione fisica, segnerà per sempre la loro vita e non solo. Lo hanno dimostrato le parole e il pianto del sindaco Nicola Derito e della dirigente scolastica del locale Istituto comprensivo Luisa Vitale, ma soprattutto le lacrime copiose dei tantissimi coetanei di Domenico stipati in una chiesa matrice gremita e all’esterno. Tuttavia, a prevalere nel corso della messa celebrata dal vescovo della diocesi di Mileto -Nicotera-Tropea, monsignor Attilio Nostro, è stata la sensazione che anche la morte di un giovane di appena 13 anni possa assumere un significato più profondo, che vada oltre il semplice percorso terreno. Ancor di più quando, al temine della funzione lo zio del ragazzo scomparso ha chiesto di far sì che questo periodo del Natale continui ad essere per tutti un momento di grazia e di gioia. “Domenico a quest’ora riposa sereno e in pace tra le braccia di Dio. Vi voglio ringraziare tutti per le preghiere e la vicinanza nei nostri confronti. L’augurio – ha affermato – è di un Natale non di lutto ma di gioia, perché Dio si è fatto piccolo ed è venuto nel mondo per aprire le porte del cielo. Tutti siamo fatti per il regno di Dio. Domenico sarà sempre presente qui con noi nell’eucarestia. Quindi vi invito a fare esperienza della preghiera e a gioire del Natale, perché la morte è stata vinta”. Lo stesso zio ha anche voluto rincuorare i docenti e tutti coloro che sono intervenuti in quei tragici momenti per cercare di salvare la vita al piccolo. Un pensiero particolare per la professoressa di educazione fisica, con l’invito a non sentirsi in colpa e a non avere rimorsi per la morte del ragazzo. All’uscita della bara dalla chiesa, l’ultimo toccante saluto e abbraccio a Domenico e alla sua famiglia, sancito dal lancio di palloncini bianchi e dagli scoscianti applausi finali, levatisi alti in cielo.

Le parole del vescovo

L’altra sera parlavo con i genitori e la sorella di Domenico. Ho provato a dire loro e oggi lo dico a voi che oggi questo Vangelo riguarda Domenico. Quale sarà il destino di questo ragazzino? Giovanni Battista è nato per essere serve di Dio, è nato per morire. Ma Giovanni Battista è nato per preparare i cuori, per preparare la strada del Signore. La delusione che oggi proviamo deve trasformarsi in amore e non in dolore, non in odio. Dio si diverte con la nostra vita? No, non si diverte affatto. Il Signore – ha sottolineato il vescovo – è accanto a noi, ci mostra come morire e come vivere. Non dobbiamo sfidare Dio, la morte non è una sfida. Gesù non attende un ricordo, ma lo porta via con sé. Non allontaniamoci da Dio, non puntiamo il dito conto di lui. Lui ha contributo a generarlo e a costruirlo per tutta l’eternità. Dio amerà Domenico più della sua mamma. Basta alzare lo sguardo e renderci conto che il Signore desidera che continuiamo a vivere la comunione con chi ci ha preceduto. Dobbiamo proclamare Domenico vivo in Dio, vivo nei nostri cuori. Non è retorica, e lo stesso modo in cui Gesù viveva la sua vita. Noi dobbiamo rappresentare questa fede ai compagni di Domenico, è’ un loro diritto credere e amare”.

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