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Sparatoria a Ricadi: da tentato omicidio a lesioni aggravate, forte sconto di pena in appello

Il fatto di sangue nel febbraio dello scorso anno nella piazza principale del paese. In primo grado la condanna a dieci anni di reclusione

Sparatoria a Ricadi: da tentato omicidio a lesioni aggravate, forte sconto di pena in appello
La piazza di Ricadi e nel riquadro Nicola Cilurzo
La Corte d'Appello di Catanzaro
La Corte d’Appello di Catanzaro

Riformata dalla Corte d’Appello di Catanzaro la sentenza emessa il 12 gennaio scorso in primo grado (al termine del rito abbreviato che è valso uno sconto di pena pari ad un terzo) dal gip del Tribunale di Vibo Valentia nei confronti di Nicola Cilurzo, 52 anni, di Vena Superiore, che il 16 febbraio 2022 ha aperto il fuoco nella piazza principale di Ricadi all’indirizzo di Antonio Paparatto, pure lui di 52 anni. In primo grado Nicola Cilurzo era stato condannato a 10 anni di reclusione per tentato omicidio (a fronte di una richiesta del pm a 18 anni di reclusione), ma in secondo grado – difeso dall’avvocato Francesco Sorrentino – la Corte d’Appello di Catanzaro (presieduta dal giudice Giancarlo Bianchi) ha invece derubricato l’accusa in lesioni personali aggravate e da qui la riduzione di pena a 2 anni e 8 mesi di reclusione, più tremila euro di multa. La Corte d’Appello con la sentenza ha anche sostituito per Nicola Cilurzo la misura cautelare del carcere negli arresti domiciliari dichiarando che la misura in atto dovrà ritenersi estinta per espiazione della pena alla data del 21 ottobre 2024. La Procura generale di Catanzaro aveva chiesto alla Corte d’Appello la conferma della sentenza di primo grado per tentato omicidio.

La sparatoria a Ricadi

Nicola Cilurzo

All’atto dell’esplosione dei colpi d’arma, Antonio Paparatto è riuscito a schivare i colpi (tre quelli esplosi di cui uno l’ha sfiorato ad una gamba) gettandosi a terra e riparando dietro la sua autovettura. Un colpo di pistola è andato a conficcarsi sul paraurti anteriore dell’auto di Paparatto, in prossimità del faro, l’altro sul passaruota del lato passeggero anteriore. “Tale ultima circostanza – aveva sottolineato il gip – ha portato verosimilmente ad ipotizzare che Cilurzo, anche dopo il primo colpo, abbia puntato ulteriormente in direzione della vittima, nelle more caduta a terra”. Alla base della sparatoria, secondo la ricostruzione della Procura, dei carabinieri e del gip, dissidi dovuti alla separazione di Antonio Paparatto dalla propria moglie che sarebbe divenuta la compagna di Nicola Cilurzo il quale – nei giorni antecedenti alla sparatoria – avrebbe più volte minacciato di morte Paparatto attraverso diverse telefonate. A condurre i carabinieri sulle tracce di Cilurzo erano state le stesse dichiarazioni della parte offesa (Paparatto), le dichiarazioni di altre persone e le immagini degli impianti di videosorveglianza della zona che hanno ripreso l’auto di Cilurzo in fuga. Lo stesso, inoltre, avvalendosi dinanzi al gip della facoltà di non rispondere non ha consentito di “addivenire ad una ricostruzione alternativa dei fatti rispetto a quella oggettiva risultante dagli atti di indagine. Antonio Paparatto è un volto noto alle cronache ed alla giustizia e con diversi precedenti. Attualmente si trova imputato dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia nel processo nato dall’operazione “Apate” con l’accusa di essere il promotore ed il principale organizzatore di una serie di furti consumati a Tropea, Ricadi e altri centri del Vibonese.

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