Imponimento: il Riesame annulla sequestro beni ad imprenditore Facciolo
La decisione dopo due annullamenti con rinvio ad opera della Cassazione in accoglimento dei rilievi della difesa
Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha annullato il sequestro di tutti i beni riconducibili al nucleo familiare di Antonio Facciolo, 64 anni, imprenditore vibonese imputato nel processo Imponimento, difeso dall’avvocato Giovanni Vecchio del Foro di Vibo Valentia. Il sequestro era stato disposto dal gip distrettuale proprio nell’ambito del procedimento Imponimento. Il provvedimento del Tribunale del Riesame è stato adottato a seguito di due sentenze di annullamento emesse dalla Corte di Cassazione in accoglimento di altrettanti ricorsi difensivi (avvocati Giovanni Vecchio e Bruno Vallelunga). Secondo la ricostruzione investigativa, le imprese di Antonio Facciolo erano asservite all’organizzazione criminale Anello-Fruci di Filadelfia, tanto da rendersi necessario il loro sequestro per evitare la commissione di nuovi reati. Al contempo era stato disposto il sequestro di tutti i beni mobili ed immobili riconducibili al nucleo familiare del Facciolo sulla base di un giudizio di sproporzionatezza reddituale operato dalla Guardia di finanza di Catanzaro. Tale ricostruzione, tuttavia, per due volte era stata censurata in sede di legittimità. Per quel che concerne il sequestro delle imprese, la Cassazione, in entrambe le occasioni, aveva annullato i provvedimenti confermativi del Tribunale del Riesame, accogliendo i rilievi difensivi con cui si evidenziava l’inesistenza di elementi che giustificassero il sequestro, essendosi sempre esclusa la sovrapponibilità delle stesse con l’associazione mafiosa e non essendo stato neppure ipotizzato l’inquinamento mafioso di tali aziende. In merito al sequestro per sproporzionatezza, invece, era stata smentita la ricostruzione reddituale fatta dai finanzieri, essendo stata documentata dalla difesa (anche attraverso una consulenza contabile redatta dal dr. Antonio Repaci) l’esistenza di una situazione reddituale largamente positiva e l’assoluta liceità del patrimonio familiare del Facciolo. Si tratta quindi di un provvedimento conseguente a due annullamenti della Suprema Corte (e in entrambi i casi la Procura generale della Cassazione aveva chiesto l’accoglimento dei ricorsi difensivi) che interviene a oltre tre anni dal sequestro dei beni del signor Facciolo.
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