Abbandoni e randagismo a Vibo, l’associazione Argo: «Servono più controlli e sterilizzazioni»
Incentivare i servizi, poter contare su veterinari per ciascun distretto sanitario. E poi le verifiche nelle masserie e la sensibilizzazione dei cittadini nell’analisi del sodalizio guidato a Marika Barreca
Il randagismo è un fenomeno complesso. Eradicarlo, specie in una terra come la Calabria, richiede l’impegno delle Istituzioni, dei cittadini, delle associazioni. E non solo. Bisognerebbe partire da un cambio di mentalità sul ruolo degli animali d’affezione, la loro cura. Sulle ultime novità quali le manifestazioni d’interesse emanate dall’Asp di Vibo Valentia, avente come oggetto primo soccorso veterinario e affidamento servizio trasporto, ne abbiamo parlato con Marika Barreca, referente dell’associazione “Argo”. «Per quanto riguarda la clinica, potrebbe rappresentare un validissimo aiuto. Non avendo un canile sanitario e neanche un ambulatorio veterinario Asp attrezzato, poter contare su una struttura è di grande importanza. Qui potrebbero essere inviati cani incidentati, feriti, che necessitano di una diagnostica, dal una semplice ecografia rx ad un normale emocromo. Strumenti che permettono di curare e salvare animali. Per il trasporto, invece, non abbiamo chi possa andare a riprendere i cani nelle strutture, portarli nelle cliniche, ecc. Non si può far sempre carico sulle associazioni o il cittadino di buon cuore che si carica il cane in macchina per portarlo dei centri clinici convenzionati. Quindi, l’azione dell’Azienda sanitaria per quanto concerne il trasporto, è davvero una buona notizia».
Ma su quali direttive, gli enti sanitari dovrebbero muoversi per una maggiore incisività nella lotta al fenomeno? «Diciamo che non immaginiamo una risoluzione al 100 per 100 del fenomeno. Perché siamo al Sud e la sanità in Calabria non riesce a dare sempre adeguate risposte. Ma un 60 per cento, sì. Si deve fare di più. Come muoversi? Già è di fondamentale importanza poter contare su un Servizio veterinario area A, sia al ramo del randagismo che censimento. Quotidianamente, i veterinari Asp sono al lavoro nelle masserie per il controllo delle zoonosi, anche di animali di grossa taglia come bovini, ovini e caprini. Ad oggi, le attività si concentrano sui prelievi ma non viene svolto un censimento sui cani presenti. Purtroppo – rimarca Barreca – il randagismo è causato anche da una cattiva gestione dei cani nei settori della pastorizia e guardiania. Perché si tratta di animali non controllati. Cinque, dieci cani non sterilizzati che tendono a riprodursi. I cuccioli, nella maggior parte dei casi, vengono abbandonati sul territorio e sparpagliati. La maggior parte dei recuperi è di cani simil maremmano o border collie, comunque cani da pastore. Ecco, in tale direzione, sarebbe auspicabile più controlli da parte dell’Azienda sanitaria». Un altro aspetto, invece, riguarda la necessaria sinergia tra Comuni, Asp e associazioni: «Anni fa sul nostro territorio, proprio da Vibo era partito il progetto di sterilizzazione e rimessa sul territorio dei randagi. Ebbene, se tutti gli enti si muovessero in questa direzione, con l’apporto del servizio veterinario e dei volontari dei sodalizi, i risultati non tarderebbero ad arrivare. Forse potrebbe iniziare a cambiare qualcosa».
Un altro strumento utile per controllare il fenomeno, «potrebbe essere il censimento degli animali da affezione dei cittadini da parte dei Comuni». C’è poi una problematica legata alla organizzazione dei servizi sul territorio: «Dovrebbero essere reperibili tre veterinari per i vari distretti di Vibo, Serra San Bruno e Tropea. Invece accade che sia disponibile un solo professionista per tutti i 50 comuni della provincia. Se ad esempio c’è una emergenza a Pizzo per un cane incidentato o avvelenamento e al contempo a Nardodipace, la gestione diventa molto difficile. Tra intervento e l’altro possono passare anche 4 ore. Parliamo di esempi che nella vita quotidiana si ripetono frequentemente». Per risolvere queste criticità «dovrebbero esserci tre veterinari reperibili ognuno nel proprio distretto, e quantomeno due unità di cattura per riuscire a coprire l’intero territorio». Dalle istituzioni al cittadino, cosa si può fare per rallentare l’abbandono di animali? «Intanto il cittadino deve iniziare ad essere responsabile. Il cane non è un oggetto, ha delle necessità e deve essere mantenuto in condizioni idonee. Il consiglio è quello di sterilizzare e non lasciare che il proprio cane vada a spasso senza il controllo del proprietario. Il cane va mediamente in calore due volte all’anno, con cucciolate composte anche da dodici cagnolini. Se si pensa che sterilizzare sia contro natura, in realtà lo è abbandonare i cuccioli a loro stessi. È come condannarli a morte certa. È anche importante – chiosa Barreca – che segnalino le situazioni in cui gli animali di affezione vengono mal tenuti. Ciascuno, nel proprio piccolo, può e deve fare la propria parte».
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