Il Corsivo | Comunali a Vibo: i coordinatori del centrodestra e dei progressisti accomunati dallo stesso dato politico
Il fallimento dei tentativi di Antonio Lo Schiavo e Michele Comito di tenere unite le rispettive coalizioni e la scelta del candidato a sindaco
Se Atene piange, Sparta non ride; questo noto detto descrive molto bene la situazione che stanno vivendo il polo progressista e quello di centrodestra, entrambi impegnati in un singolare confronto a distanza per la conquista di palazzo Razza. Le problematiche che attanagliano i due poli, diverse per alcune sfaccettature, nella sostanza ruotano intorno ad un unico tema: l’individuazione della figura di un candidato a sindaco che soddisfi le esigenze di tutte le componenti. In relazione a questo tema, le strade seguite dalle due aggregazioni divergono nettamente, ma finiscono poi per riunirsi in rapporto ad un dato politico che accomuna i coordinatori dei due tavoli. Mentre le vicissitudini del polo progressista fin da subito hanno occupato le prime pagine degli organi di informazione – motivo per cui tutti conoscono il percorso attraverso il quale si è giunti nei giorni scorsi all’acceso scontro dialettico tra il segretario cittadino del Pd Colelli ed il leader di “Umanesimo Sociale” Consoli – il centrodestra ha preferito seguire la strada opposta, caratterizzata, dopo l’iniziale pubblico imprimatur dell’on. Mangialavori a favore della ricandidatura della Limardo, da un basso profilo mediatico venuto meno solo con la recente presa di posizione del responsabile provinciale di Forza Italia Michele Comito. Stando così le cose, riteniamo necessario approfondire alcuni aspetti, riguardanti l’aggregazione di centrodestra, ai quali non è stato dato il rilievo che invece meritavano. Nei giorni scorsi Comito, nell’affrontare il tema inerente al candidato di quell’area, puntualizzava che Fi avrebbe proposto alle altre forze della coalizione la ricandidatura dell’attuale sindaco, precisando che nel caso in cui la proposta non avesse incontrato il gradimento degli alleati, si sarebbe individuato un nome diverso condiviso da tutti. Fermo restando quanto scritto in un precedente intervento in relazione alle ragioni sottese che, a nostro avviso avevano spinto il responsabile provinciale di Fi ad effettuare quella tardiva apertura verso gli ormai ex alleati, se oggi dovessimo guardare le cose con gli occhi di Michele Comito i rilievi da fare sarebbero altri. In questo contesto va rilevato come appare fuorviante l’esponente di Fi quando parla della coalizione di centrodestra come se nulla fosse accaduto in questi mesi, considerando ancora organici a quest’ultima Noi Moderati, Udc e Lega, mentre invece i primi due partiti avevano già aderito al polo di centro ed il terzo guardava e guarda con molto interesse nella stessa direzione. Quali sarebbero dunque gli alleati ai quali si rivolge Comito e che dovrebbero decidere se approvare o bocciare la candidatura della Limardo? Oggi a fare compagnia a Fi è rimasta solo Fratelli d’Italia; dovrebbe essere dunque questo partito a decidere le sorti dell’attuale primo cittadino? Se da un lato emerge l’enorme difficoltà in cui si dibattono Mangialavori e Comito, i quali, dopo aver lodato l’operato del sindaco e proposto la sua ricandidatura, si trovano a dover fare i conti con una realtà diversa da quella ipotizzata (credevano di poter ricompattare la coalizione offrendo la testa del proprio candidato), dall’altro l’appello di Comito agli “inesistenti” alleati pone in evidenza i limiti dei coordinatori regionale e provinciale, i quali non sono ancora riusciti a comprendere che il punto, per i partiti che hanno lasciato la coalizione, non è la candidatura della Limardo – da tempo ormai archiviata – né qualsiasi altro nome indicato da FI, bensì la sua stessa leadership, che tali partiti non intendono, sulla scorta delle rigide leggi della politica, più riconoscere dopo le quattro consecutive scelte fallimentari (per motivi diversi) effettuate da Mangialavori (due sindaci e due presidenti della Provincia). Stando così le cose, riteniamo che per Comito i margini di manovra tendenti a ricompattare la coalizione siano molto ristretti, se non addirittura nulli, e l’idea di giubilare la Limardo alla ricerca dell’unità perduta non rappresenta altro che l’ennesimo errore, per giustificare il quale sarebbe difficile trovare valide argomentazioni politiche. Siamo convinti che nel momento in cui Mangialavori e Comito prenderanno finalmente atto di questa realtà, si renderanno conto di non avere alcuna alternativa alla ricandidatura dell’attuale sindaco, salvo a voler ammettere i fallimenti che negli ultimi dieci anni hanno caratterizzato tutte le scelte imposte dal leader locale di Fi ed abdicare dal ruolo di guida della coalizione. Tornando al tema che accomuna le aggregazioni di sinistra e destra, va osservato come le stesse, dopo aver percorso strade diverse, sono giunte all’identico risultato, frutto dell’inadeguatezza dimostrata dai due coordinatori nel gestire i rispettivi tavoli. Da un lato Antonio Lo Schiavo, che ha fallito il proprio compito non riuscendo a trovare una sintesi tra i progressisti, solo inutili riunioni che hanno finito per deteriorare i rapporti tra gli alleati al punto tale da far saltare lo scorso fine settimana il banco. Dall’altro lato Michele Comito il quale addirittura non è stato capace neppure a far sedere insieme i partiti della coalizione ed aprire una qualsiasi discussione sul nome del candidato. Il fallimento delle “missioni” di Lo Schiavo e Comito rappresenta il dato politico che, andando oltre le varie scaramucce, rimarrà scolpito nella roccia.
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