Comunali a Vibo: rimangono tesi i rapporti tra Pd e M5S
Il polo progressista rischia di sgretolarsi dando vita a due mini aggregazioni. La reciproca determinazione dei partiti a non “soccombere” all’altro potrebbe presto portare alla rottura definitiva
Continua a procedere in ordine sparso il polo progressista, incapace di individuare una linea comune che gli possa consentire di sedere intorno ad un tavolo senza alzarsi con nuovi punti di disaccordo rispetto ai precedenti. In questo contesto di forzato immobilismo, gli unici fatti nuovi sono rappresentati da due interventi, attraverso i quali il coordinamento cittadino del Partito democratico prima ed il capogruppo Pd in consiglio comunale Stefano Soriano poi hanno preso posizione su alcune tematiche connesse ai travagliati rapporti con le altre anime della coalizione. Il coordinamento cittadino – prendendo atto della mancata condivisione da parte degli altri partners dell’utilizzo dello strumento delle primarie come metodo di individuazione del candidato a sindaco – ha comunicato di essere disponibile a prendere in considerazione altri metodi alternativi, chiedendo però agli alleati la medesima disponibilità in relazione all’allargamento del “perimetro” iniziale, onde consentire di far sedere al tavolo progressista tutti quei partiti, associazioni e movimenti che si sentono alternativi al governo Meloni. Per quanto concerne invece Stefano Soriano, l’esponente Pd ha voluto subito sgombrare il campo da ogni illazione inerente: 1) ipotetici “patti segreti” stretti tra Colelli, se medesimo e Romeo, miranti, nel caso in cui quest’ultimo dovesse conquistare palazzo Razza, a garantire il suo sostegno a favore di importanti candidature per i suoi due pigmalioni; 2) interlocuzioni segrete con altre forze politiche lontane dal perimetro dei valori del Pd (Città Futura?). Ciò posto, Soriano ha chiarito che la rinuncia alle primarie non incide assolutamente sulla posizione di Romeo – che è e rimane il candidato del Pd – ed al contempo ha bacchettato coloro i quali, pur stando all’interno di un partito (M5S?), sostengono che occorra puntare su una figura della società civile, ammettendo esplicitamente di non essere in grado di individuare al proprio interno una persona valida. Sintetizzate in questi termini le cose, riteniamo che ogni approfondimento vada fatto considerando le due prese di posizione come un unicum. In questo contesto, va detto che la proposta di allargare il perimetro della coalizione difficilmente potrà essere accolta nei termini avanzati: sarà infatti difficile negarla a quei partiti che siedono in Parlamento, ma escludiamo, per i motivi che diremo, che ciò possa essere esteso alle associazioni ed ai movimenti. Per le altre forze progressiste contrarie all’ipotesi Romeo sarebbe come togliere il “pericolo” dalla porta per poi farlo rientrare dalla finestra; infatti coloro che hanno chiesto di poter sedere al tavolo della coalizione potenzialmente potrebbero sostenere il candidato del Pd, mettendo in minoranza i “soci originari”. Riteniamo che neppure all’interno del coordinamento cittadino del Pd siano così ingenui da poter pensare di aggirare “l’ostacolo” attraverso questa via. Quanto alle illazioni su “patti segreti” che impedirebbero a Soriano e Colelli di fare un passo indietro sulla candidatura di Romeo, ci sentiamo di consigliare al capogruppo Pd di non sprecare energie in tal senso, in quanto ad ogni competizione elettorale fioriscono immancabilmente dicerie e racconti più o meno fantasiosi su accordi inconfessabili, che puntualmente svaniscono senza lasciar traccia. Ciò posto ed affrontando la sostanza delle cose, riteniamo che il Pd non possa continuare lungo la via delle proposte e controproposte che ormai lasciano il tempo che trovano, ma debba dire con chiarezza se esiste un solo motivo per rinunciare alla candidatura di Romeo. Se non dovessero essercene, per come noi crediamo, che senso ha continuare con questa telenovela? Non è più produttivo, in fatto di credibilità, rivolgersi ai cittadini, riconoscendo di aver fatto di tutto per mantenere in vita la coalizione, ma di non aver avuto, dalle altre forze coinvolte, la possibilità di creare le condizioni per poter proseguire insieme? D’altro canto, che prospettive avrebbe un’alleanza dove i principali attori non riescono a trovare un punto di sintesi e sono divisi su tutto ancor prima di cominciare, quando non si ha nulla ancora in mano? Non osiamo immaginare quali e quanti potrebbero essere gli ulteriori motivi di divisione nel momento in cui, dopo l’ipotetica conquista di palazzo Razza, bisognerà trovare soluzioni condivise per risolvere i problemi della città. I fatti e le reciproche rigidità che hanno fin qui caratterizzato i rapporti tra il Pd ed il M5S inducono a ritenere che il polo progressista finirà per sgretolarsi, dando vita a due mini-aggregazioni. A nostro avviso l’errore di fondo non è rappresentato dall’idea iniziale di dare vita ad un polo progressista, ma consiste nel fatto – al di là della metodologia attraverso la quale è nata la candidatura di Romeo – che sia il Pd che il M5S hanno sottovalutato la reciproca determinazione, sperando entrambi nella “soccombenza” dell’alleato. Così non è stato ed oggi si sta commettendo l’ulteriore errore di trascinare per le lunghe questa storia, che finirà col trasformare una mancata alleanza in una guerra fratricida.
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