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Vibo, la situazione dei siti archeologici tra chiusure e progetti di valorizzazione…futuri

Gestione, fruibilità e anche protocolli d'intesa di fatto mai avviati sono stati al centro di una discussione tenutasi durante l'ultimo Consiglio comunale

Vibo, la situazione dei siti archeologici tra chiusure e progetti di valorizzazione…futuri
Sant'Aloe
Veduta parziale del Parco archeologico di S. Aloe

Stefano Soriano, capogruppo del Pd in Consiglio comunale a Vibo, durante l’ultimo Consiglio comunale in modalità question time, ha portato all’attenzione della pubblica assise cittadina la situazione dei siti archeologici della città capoluogo e frazioni. «Nel 2018 è stato avviato un protocollo di intesa al quale ha partecipato anche il Comune di Vibo, per il Parco archeoagronaturalistico Croce Neviera, in cui è stato proposto di creare nelle aree abbandonate sottoposte a vincolo archeologico – ha spiegato Soriano – la coltivazione di grano o altro, come fatto in altre parti d’Italia, in modo da tenerle pulite e lavorate. Noi abbiamo molte di queste aree e sono completamente abbandonate. Dopo il protocollo, come molte cose che avvengono nell’amministrazione di Vibo, il progetto è stato messo in un cassetto, al contrario di altri Comuni del vibonese. Anche se l’assessore si è insediato da poco vorrei capire perché anche in 5 anni di amministrazione Limardo questo progetto è rimasto chiuso nei cassetti come i parchi archeologici». Il consigliere comunale ha ribadito di aver sollecitato più volte l’esecutivo comunale a procedere alla riapertura dei siti dicendosi contrario a uno spacchettamento del Parco archeologico «perché la storia di una città non si può affidare a diverse associazioni e volontari, ma deve essere unica, creando un percorso e non tanti piccoli parchi a cui si può accedere in orari diversi. Il Parco è unico, coma la storia».

La risposta dell’assessore alla Cultura, Giusi Fanelli:

Giusi Fanelli

«Dalle verifiche effettuate negli uffici comunali sono riuscita a reperire una convenzione sottoscritta l’8 maggio 2019 con la quale la Soprintendenza, rappresentata da Fabrizio Sudano e l’allora rappresentante e commissario straordinario dell’amministrazione comunale Giuseppe Guetta, regolavano la costituzione, gestione e valorizzazione del Parco archeologico urbano della città Hipponion Valentia con le otto aree in un unico progetto. La convenzione del parco archeoagronaturalistico “Croce Neviera”, invece, non trova la sottoscrizione del soggetto fondamentale per questo tipo di aree, ovvero la Soprintendenza, che non è d’accordo per un fine di preservazione. Prima di iniziare una attività agricola della terra, di attrazione anche turistica, sono necessarie adeguate indagini circa l’esistenza nel sotto suolo di strutture o elementi di importanza archeologica». L’assessore ha aggiunto che nell’area del Cofino la Soprintendenza, che gestisce il sito unitamente a quello delle Mura Greche, ha promosso un diritto di prelazione per la compravendita di spazi limitrofi per poterlo preservare con l’obbligo e dovere di tutelare le aree archeologiche da valorizzare. La Fanelli ha poi elencato le aree archeologiche «le Mura greche; il Cofino, che attualmente ha una ditta della Soprintendenza per alcuni lavori – ha dichiarato – il Belvedere Telegrafo, di proprietà comunale, con lavori in corso che attendiamo che si concludano con il collaudo; le Fornaci Romane, in Comune e visitabili; il Castello di Bivona, comunale e affidato a un’ associazione, ma con problemi di fruibilità e un contenzioso, perché il terreno vicino è privato e per la concessione ai fini della gestione necessita di esproprio o di cessione bonaria; il complesso museale di Santa Chiara. La voglia è quella di rendere il Parco Hipponion oggetto di un progetto di potenziamento e di destinazione turistica unitaria». Per l’assessore alla Cultura Risulta vincente «avviare una attività di ricerca sperimentale che permetta di attuare una strategia chiara. Le aree che costituiscono il Parco archeologico urbano, seppure nelle diverse titolarità, non possono trascurare la tutela dei reperti da parte della Soprintendenza a prescindere dalla proprietà».

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