Porto di Vibo Marina: da demolire un capannone, ma intanto Baker Hughes sceglie Corigliano
Nell'assenza della politica vibonese che poco ha fatto per migliorare il porto di Vibo Marina, la multinazionale americana, proprietaria dello stabilimento Nuovo Pignone, investirà 60 milioni a Corigliano per un nuovo insediamento che darà occupazione a 200 unità
Guarda allo sviluppo dei cinque porti di competenza – si legge in un comunicato dell’AdSP con sede a Gioia Tauro – il bilancio di previsione e il Piano operativo triennale, votati all’unanimità dai membri del comitato di gestione, riunitosi in data 31 ottobre. Tra le pieghe dei documenti di programmazione, diverse sono le misure pianificate per la realizzazione di opere infrastrutturali e per la manutenzione straordinaria degli scali portuali che definiscono la strategia adottata dall’ente, presieduto da Andrea Agostinelli, a sostegno della crescita dei porti di competenza (Gioia Tauro, Crotone, Taureana di Palmi, Corigliano Calabro e Vibo Marina). Gli investimenti e le infrastrutture previste dal Pot 2024-2026, organizzati nelle diverse annualità, prevedono in totale 31 interventi per un complessivo investimento di 487,8 milioni di euro. In particolare, nello scalo portuale di Vibo Marina si procederà ai lavori di demolizione dell’immobile ex Civam e alla riqualificazione dell’area della banchina commerciale Bengasi attraverso la realizzazione di piazzali attrezzati. Nel frattempo, l’Autorità Portuale di Gioia Tauro sta trasmettendo in queste ore a tutti gli enti interessati (Comune di Corigliano-Rossano in primis) il Piano industriale presentato dalla compagnia statunitense Baker Hughes per essere discusso in seno alla prossima Conferenza dei Servizi, convocata nel giro di pochissimo tempo. La multinazionale americana, proprietaria dello stabilimento Nuovo Pignone presente a Vibo Marina dal 1962, dovrà investire quasi 60 milioni di euro per un nuovo insediamento che darà occupazione a 200 unità. Il porto di Corigliano, grazie a questo investimento, svilupperà un traffico marittimo vero e proprio sia in ingresso che in uscita. Da tenere in considerazione che per l’infrastruttura portuale ionica esiste anche il progetto per la banchina crocieristica oltre alla riqualificazione della stazione marittima. «Le istituzioni e le associazioni di categoria- ha dichiarato il massimo dirigente dell’AdSP in un’intervista rilasciata al giornale L’Eco dello Ionio – hanno ben compreso il valore dell’investimento di Baker Hughes come un’ottima opportunità per rilanciare l’economia del territorio». E c’è chi nel frattempo si chiede come mai la Baker Hughes – Nuovo Pignone, eccellenza vibonese nonché azienda di alto valore a livello internazionale, e l’Autorità portuale di Gioia Tauro abbiano individuato nel porto di Corigliano il sito ideale per il nuovo investimento. La politica vibonese cosa ha fatto per migliorare le condizioni logistiche in cui opera il polo metalmeccanico e l’Autorità Portuale come mai non ha cercato di favorire l’azienda procedendo nei tempi dovuti all’abbattimento dei capannoni dismessi da mezzo secolo, ampliando la capienza della banchina Bengasi, come da più parti suggerito o ricercando nuove aree nel retroporto? Senza tralasciare il problema dei lavori di consolidamento delle banchine, da attuare con i fantomatici 18 milioni stanziati da decenni, che ancora attendono la realizzazione, il dragaggio dei fondali, l’allungamento della diga foranea. Ed è tangibile la preoccupazione di chi teme che, in un prossimo futuro, anche al Nuovo Pignone possa toccare una sorte analoga a quella dell’Italcementi.
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