mercoledì,Febbraio 5 2025

Crollo della popolazione scolastica, Vibo terza provincia in Italia per decremento

I paesi dell’entroterra registrano i numeri peggiori. L’analisi dell'esperto in statistica: «Con questi numeri rischiano di svuotarsi di intere classi». Il dato in controtendenza di Ionadi dove si registra invece un aumento record

Crollo della popolazione scolastica, Vibo terza provincia in Italia per decremento

Il tema del dimensionamento scolastico ha portato, anche in Calabria, a mobilitazioni e polemiche da parte di famiglie, studenti e sindacati. I “tagli” che coinvolgono il mondo scuola si intrecciano con una progressiva quanto inarrestabile desertificazione del comprensorio e il calo della popolazione in età scolastica. Un esodo inarrestabile che muove giovani ma anche nuclei familiari, in larga parte dovuto alla carenza di lavoro. C’è poi un altro aspetto da non sottovalutare, ovvero il calo della natalità che coinvolge sia le regioni meridionali sia quelle settentrionali seppure con differenze sostanziali. Un’analisi lucida di quanto sta avvenendo a livello locale, con uno sguardo anche sui dati nazionali, viene fornita da Giovanni Durante, studioso originario di Nicotera, esperto di statistica demografica. «Cominciamo col dire – afferma – che il calo della popolazione in età scolastica (3-18 anni) negli ultimi trent’anni non si è manifestato in modo uniforme sul territorio nazionale poiché di fronte ad un dato medio italiano del -19,65%, le regioni settentrionali hanno subito solo un lieve calo del -2,64%, mentre quelle del Centro registrano un decremento del -9,59% e quelle del Mezzogiorno invece un calo del -37,96%, cioè quasi il doppio della media nazionale».

I dati della Calabria e della provincia di Vibo

I risultati riguardanti il Sud fanno ben comprendere la portata del fenomeno dello spopolamento: «Se spostiamo poi l’attenzione a livello regionale – continua Durante – notiamo che mentre in due regioni del Nord si nota addirittura un aumento di tale segmento della popolazione e cioè Emilia (+13,6%) e Trentino (+5,17%), mentre altre cinque (Umbria, Toscana, Lombardia, Friuli, Valle D’Aosta) registrano cali inferiori al 5 o al 10%, le otto regioni che hanno subito il calo peggiore sono tutte quelle del Sud Italia: Basilicata (-46,96%), Sardegna (-46,56%), Calabria (-44,18%), Molise (-42,73%), Puglia (-41,08%), Sicilia (-34,92%), Campania (-34,71%) e Abruzzo (-26,18%)». Dati alla mano «in Calabria la popolazione del segmento preso in esame, è passata quindi dalle 48.2762 unità del 1992 alle attuali 269471 unità, il che la pone in terza posizione per l’entità di tale disastroso decremento». Tassello dopo tassello, Durante procede ad analizzare i dati a livello provinciale: «Si nota – fa rilevare lo studioso di Nicotera – che delle venti province che registrano o un aumento o le perdite minori di popolazione in età scolastica, tutte e venti sono collocate nelle regioni centro settentrionali del paese (Reggio Emilia, Bologna, Modena Lodi, Rimini, Piacenza, Ravenna, Pavia, Trento, Prato, Bolzano, Siena, Mantova, Brescia, Verona, Bergamo, Milano, Forlì e Pordenone che sono in attivo e Treviso, Firenze e Aosta che sono in leggerissimo calo) mentre le venti province che registrano i risultati peggiori sono tutte province meridionali: Nuoro (-57,14%), Oristano (-49,48%), Vibo Valentia (-48,63%), Enna (-47,66%), Cagliari (-47,41%), Foggia (-46,68%), Potenza (-46,64%), Brindisi (-46,49%), Crotone (-46,19%), Matera (-45,44%), Catanzaro (-45,03%), Cosenza (-44,51%), Taranto (-44,00%), Isernia (-43,80%), Lecce (-42,94%), Campobasso (-42,32%), Avellino (-42,43%), Benevento (-42,04%), Caltanissetta (-41,65%) e Reggio Calabria (-41,04%)». Pochi spazi all’interpretazione: «Il dato del vibonese è quindi il terzo peggior dato dell’intera nazione, poiché in termini numerici la popolazione in età scolastica è passata dalle 42748 unità del 1992 alle 21961 odierne».

I paesi del Vibonese

Focus dettagliato sulla situazione nel comprensorio della provincia di Vibo: «Dai dati si nota come in tre comuni si nota un decremento che supera addirittura il 70% e cioè: Polia (-76,37%), Mongiana (-71,24%) e Acquaro (-71,03%), mentre in undici comuni un calo compreso tra il 60% e il 70%. Si tratta di: Dinami (-69,33%), Capistrano (68,57%), Zaccanopoli (-67,12%), Gerocarne (-66,59%), Pizzoni (-66,48%), Arena (-66,02%), Joppolo (-65,94%), Filadelfia (-64,14%), Fabrizia (-60,96%), Francavilla angitola (-60,51%), e Monterosso (-60,19%). In altri quattordici comuni poi si registra un calo compreso tra il 50% e il 60% e cioè: Nardodipace (-59,44%), Cessaniti (-57,89%), Tropea (-56,63%), Nicotera (-55,83%), Sant’Onofrio (-55,65%), San Nicola da Crissa (-55,59%), Brognaturo (-55,08%), San Costantino (-53,82%), Drapia (-52,51%), Zungri (-52,44%), San Calogero (-51,24%), Briatico (-50,82%), Mileto (-50,16%) e Vazzano (-50,01%) mentre in altri tredici centri si registra un decremento compreso tra il 40% e il 50% e cioè: Dasà (-48,44%), Soriano (-48,39%), Filogaso (-48,03%), Spilinga (-47,90%), Vibo Valentia (46,68%), Sorianello (-46,43%), Francica (-46,28%), Simbario (-46,12%), Rombiolo (-44,55%), Maierato (-42,35%), Limbadi (-42,11%), Stefanaconi (-41,94%) e Parghelia (-40,70%)». Più nel dettaglio: «In cinque comuni si registra un calo compreso tra il 30% e il 40% e cioè: Serra San Bruno (-37,62%), Filandari (-37,36%), Pizzo Calabro (-37,09%), Spadola (-36,46%) e Vallelonga (-34,46%). In altri due il decremento è compreso tra il 20% e il 30% e cioè: Zambrone (-29,33%), San Gregorio D’Ippona (-22,97%). In un caso il calo si colloca tra il 10% e il 20% e si tratta di Ricadi (-14,37%). In crescita invece la popolazione in età scolastica a Ionadi che registra un +86,87%».

«Quello del Sud, della Calabria e del Vibonese – conclude Durante – è un dato a dir poco preoccupante che dovrebbe suscitare una seria riflessione in quanto figlio dell’emigrazione che ha colpito la fascia della popolazione in età fertile che, a sua volta, è figlio del mancato sviluppo della nostra terra. Questi dati, che secondo l’Istat sono peraltro destinati a peggiorare, impattano poi sulle istituzioni scolastiche molte delle quali, e non solo su quelle che un tempo venivano definite aree interne, con questi numeri rischiano di svuotarsi di intere classi se non addirittura di scomparire, il che significa un ulteriore vulnus ai v

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