Dodici cervi italici liberati nel Parco regionale delle Serre – Video
È il secondo ripopolamento dopo quello di marzo quando ne erano stati trasferiti 20 dalla Riserva naturale del bosco della Mesola in Emilia Romagna
I boschi del Parco regionale delle Serre accolgono nuovi esemplari di cervo italico. Dopo un primo intervento a marzo scorso, durante il quale erano stati trasferiti 20 esemplari dalla Riserva Naturale del Bosco della Mesola – in Emilia Romagna – nella mattinata di ieri, 30 ottobre, altri 12 cervi – 6 maschi e 6 femmine –, dopo un lungo viaggio notturno dal centro Italia, sono stati liberati. Prosegue, quindi, “l’Operazione Cervo italico”, messa in atto dal Wwf in collaborazione con i carabinieri forestali, Dream Italia (ente di studi faunistici con elevata esperienza nella gestione degli ungulati), l’Università di Siena, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lazio e Toscana e il Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie dell’Università Alma Mater Studiorum di Bologna. L’obiettivo è quello di creare una seconda popolazione di cervo italico per rafforzare le speranze di conservazione di una sottospecie sopravvissuta finora solo nella Riserva Naturale del Bosco della Mesola. Il cervo italico, un tempo diffuso in buona parte della penisola, è stato via via decimato dalla trasformazione degli habitat e dalla caccia, fino a sopravvivere con pochi individui isolati nella foresta planiziale della Mesola, in passato riserva di caccia degli estensi. Grazie alle azioni di tutela garantite dal Corpo Forestale dello Stato (ora Carabinieri Forestale), gestore dell’area, questa sottospecie è riuscita a salvarsi dall’estinzione. Considerate queste peculiarità, il cervo della Mesola rappresenta una priorità da tutelare e salvaguardare a livello nazionale. La conservazione a lungo termine di questa popolazione è oggi messa a rischio da diversi fattori: da quelli demografici, dovuti all’esiguità della popolazione e all’elevato tasso di consanguineità del nucleo residuo, alla competizione con il daino che, se presente in gran numero, può limitare l’utilizzo delle risorse per i cervi. Inoltre, la mancanza di altre popolazioni non garantisce un sufficiente scambio genetico. Per garantire un futuro a questa popolazione occorre dunque da un lato migliorare le condizioni ambientali dell’areale di origine, sia delle aree aperte che del sottobosco, sia limitare la diffusione e la consistenza numerica dei daini, così come ripopolare nuove aree idonee.
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