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Estorsione aggravata: assolto il boss di Tropea Antonio La Rosa

La sentenza al termine di un processo celebrato con rito abbreviato mentre gli altri imputati si trovano a giudizio dinanzi al Tribunale di Vibo

Estorsione aggravata: assolto il boss di Tropea Antonio La Rosa
Nel riquadro Antonio La Rosa
Antonio La Rosa

Il gup distrettuale di Catanzaro ha assolto Antonio (Tonino) La Rosa, 61 anni, di Tropea, dal reato di estorsione aggravata dalle modalità mafiose, a fronte di una richiesta di pena della Dda a 8 anni di reclusione. Colui che è ritenuto il capo del clan La Rosa di Tropea, attualmente detenuto in regime di carcere duro (articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario) era stato tratto in arresto nell’ambito di un’operazione dei carabinieri, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che aveva raggiunto quattro persone (in carcere i fratelli Antonio e Pasquale La Rosa, di Tropea, Domenico Fraone di Filadelfia, commercialista, Elio Ventrice, di Tropea, medico in pensione finito ai domiciliari): tra i reati contestati estorsione e usura aggravate. Secondo l’accusa, Fraone avrebbe con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, realizzate in tempi diversi, a fronte della concessione di un prestito di 200mila euro, si sarebbe fatto promettere da Antonio Mondella, imprenditore in stato di difficoltà, interessi mensili nella misura compresa tra il 6% ed il 7%, e comunque altri vantaggi di carattere usuraio, in quanto sproporzionati rispetto alla prestazione di denaro erogata dal momento che, in caso di mancata restituzione della somma ricevuta nel termine di un anno, maturava titolo di proprietà dell’immobile, libero da vincoli. Infatti, il 3 dicembre 2012, stipulava un contratto di compravendita in forma di scrittura privata con Antonio Mondella, per effetto del quale quest’ultimo si impegnava a cedere a titolo definitivo e libera da ipoteche la struttura denominata “Casa di Ulisse” di Tropea, laddove non avesse restituito al Fraone 200mila euro. Antonio La Rosa era chiamato a rispondere  dell’ipotesi di reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso, insieme ad Elio Ventrice, poichè avrebbero fatto presente all’imprenditore di essere in pericolo di vita. La difesa – rappresentata dagli avvocati Giovanni Vecchio e Sandro D’Agostino – erano riusciti già nella fase cautelare a dimostrare la completa inesistenza del quadro di gravità indiziaria, valutazione confermata anche in sede di giudizio di legittimità. A seguito del giudizio con rito abbreviato (gli altri coimputati rispondono dei reati dinanzi al Tribunale di collegiale di Vibo Valentia, avendo scelto il rito ordinario) Antonio La Rosa è stato assolto con formula ampia per non aver commesso il fatto. Resta detenuto per le operazioni Olimpo e Rinascita Scott. Per tale ultima operazione la Dda di Catanzaro ha chiesto per lui 30 anni di reclusione.

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