Comune di Tropea e accesso agli atti: ecco cosa già emerge da inchieste e relazioni
Il prefetto di Vibo ha deciso per l’invio di una Commissione che avrà tre mesi di tempo per portare alla luce eventuali infiltrazioni mafiose nell’ente guidato politicamente dal sindaco Giovanni Macrì
Tre mesi di tempo per la Commissione di accesso agli atti nominata dal prefetto di Vibo Valentia (composta dal viceprefetto Roberto Micucci, dal vice capo della Squadra Mobile di Vibo Ludovico Tuoni e dal maggiore Carlo Alberto Zambito della Guardia di finanza di Vibo) per fare luce sul Comune di Tropea e sugli organi elettivi dell’ente che vedono quale sindaco Giovanni Macrì, espressione della lista “Forza Tropea” e, quindi, di Forza Italia. Un lasso temporale che, se necessario, sarà prorogabile di altri tre mesi per accertare eventuali infiltrazioni mafiose nella vita dell’ente o situazioni che compromettono il buon andamento della pubblica amministrazione finendo per svilire quel prestigio che – per legge – un Municipio deve invece sempre all’esterno conservare. I componenti della Commissione di accesso agli atti – a differenza di altri Comuni – non partono nel caso di Tropea senza nulla sul “piatto”. Innanzitutto, gli organi elettivi dell’ente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose nel 2016 ed è quindi dalla precedente relazione che, verosimilmente, si partirà per capire cosa la nuova amministrazione targata Macrì abbia prodotto per discostarsi dalla precedente commissariata per le ingerenze della criminalità. Un dato di fatto, quindi, rilevante a nostro avviso in tale direzione: contro il precedente decreto di scioglimento (confermato dal Consiglio di Stato) si era opposto con apposito ricorso al Tar (poi abbandonato e dichiarato così improcedibile dai giudici amministrativi) anche l’attuale sindaco di Tropea Giovanni Macrì, all’epoca consigliere comunale di minoranza il quale, evidentemente, non ha condiviso il precedente scioglimento (tanto da impugnarlo) firmato dal capo dello Stato e deciso dal Governo su richiesta del Ministero dell’Interno.
I rilievi su sindaco e assessori
Sul conto dell’attuale primo cittadino Giovanni Macrì la precedente relazione prefettizia del 2016 riporta che è il nipote diretto di Gerardo Macrì, quest’ultimo pluripregiudicato, già sorvegliato speciale, denunciato per favoreggiamento della latitanza del boss Giuseppe Mancuso, destinatario di una confisca da un milione di euro quale prestanome del Mancuso. Il 27 novembre 2004 il collaboratore di giustizia, Domenico Cricelli, all’allora pm Marisa Manzini ed alla Squadra Mobile di Vibo dichiarò che entrambi i Macrì (zio e nipote) fra il 1992 ed il 1994 erano soliti frequentare e pranzare con il boss Giuseppe Mancuso di Limbadi. Le dichiarazioni di Domenico Cricelli non hanno avuto alcuno sbocco penale, ma è chiaro – perché questo prevede la legge sugli scioglimenti degli enti locali – che le Commissioni di accesso agli atti si muovono su un piano che prescinde totalmente dal penale andando a documentare eventuali rapporti controindicati degli amministratori e dei dipendenti comunali.
L’attuale assessore agli Affari Generali del Comune di Tropea è Greta Trecate. Del padre e di quattro zii paterni dell’assessore si occupa la relazione di scioglimento del Comune di Tropea del 2016 in quanto tutti noti, ex sorvegliati speciali, più volte arrestati per vari reati: ricettazione, armi, estorsione, violenza, oltraggio, droga, rissa, furto, lesioni, tentato omicidio; un cugino dell’assessore – Salvatore Trecate – è stato arrestato nel 2015 con una pistola clandestina e 100 munizioni dentro l’auto ed è stato condannato al termine di un processo celebrato con rito abbreviato.
Lo zio materno dell’assessore Greta Trecate è invece Ivano Pizzarelli, condannato in via definitiva a 7 anni per associazione mafiosa (clan Mancuso). Risulta da Facebook che Ivano Pizzarelli ha pubblicamente sostenuto Greta Trecate alle comunali dell’ottobre 2018 postando il “santino” elettorale della nipote con la scritta “Vota e fai Votare”. Il 9 aprile 2021 il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, deponendo nel maxiprocesso Rinascita Scott, ha dichiarato che alla sua famiglia Mancuso, nella zona di Tropea, erano collegate le “famiglie La Rosa e Trecate, detti Patati. Io frequentavo il lido dei Patati, cioè dei Trecate ed una di queste, la figlia del gestore del lido, fa l’assessore a Tropea e me la ricordo”. A questa affermazione il Pm della Dda De Bernardo ha chiesto: “Il padre della Trecate che ricopre l’incarico pubblico che ruolo aveva rispetto ai La Rosa? ”. Questa la risposta di Emanuele Mancuso: “Non era subordinato. Noi arrivavamo lì al lido e ci trattavano come se noi fossimo i padroni, ci facevano mangiare, ci ospitavano. Un altro soggetto di peso, ma proprio di peso a Tropea, è Gerardo Macrì che mi faceva entrare gratis alle feste e mi diceva che era intimo con la mia famiglia ed in ottimi rapporti con mio zio Diego Mancuso”. Gerardo Macrì è zio paterno dell’attuale sindaco Giovanni Macrì.
L’assessore Graziano
Nel febbraio 2021 la Guardia di finanza ha scoperto il cimitero degli orrori a Tropea con il custode Francesco Trecate (impiegato del Comune e zio dell’assessore Greta Trecate) insieme al figlio Salvatore (primo cugino dell’assessore) ed altra persona (Roberto Contartese) impegnati in disseppellimenti totalmente illeciti, con cadaveri distrutti, incendiati e vilipesi. Roberto Contartese è già stato condannato in primo grado in abbreviato, Franco Trecate e il figlio Salvatore si trovano invece sotto processo. Il Comune di Tropea dopo lo scandalo ha deciso di costituirsi parte civile, ma la relativa delibera della Giunta non è stata votata dall’assessore ai Servizi Cimiteriali Erminia Graziano, assente al momento del voto. Il figlio dell’assessore Graziano è Francesco Muscia che nelle vesti di avvocato ha assunto la difesa di Roberto Contartese, una delle tre persone arrestate per lo scandalo del cimitero. Il marito dell’assessore Erminia Graziano è invece Gaetano Muscia – noto da anni alle cronache giudiziarie – e di entrambi si occupa la relazione di scioglimento. Gaetano Muscia è, infatti, un pluripregiudicato, ritenuto contiguo ai clan Mancuso e La Rosa, condannato in via definitiva a 7 anni per usura ed estorsione ed a 5 per narcotraffico internazionale. E’ coinvolto anche nell’operazione antimafia Olimpo, giunta nei giorni scorsi alla conclusione delle indagini preliminari. Il sindaco Giovanni Macrì dopo l’operazione Olimpo del gennaio scorso ha tenuto a precisare che il suo assessore Erminia Graziano è separata legalmente da un paio di anni da Gaetano Muscia, ma è noto che per legge la separazione non pone fine al matrimonio, né fa venir meno lo status giuridico di coniuge. Incide solo su alcuni effetti propri del matrimonio (si scioglie la comunione legale dei beni, cessano gli obblighi di fedeltà e di coabitazione).
Franco Trecate premiato dal sindaco
Qualche mese prima dello scandalo del cimitero, a settembre 2020, il sindaco Giovanni Macrì ha invece pubblicamente premiato il custode del cimitero Franco Trecate per “abnegazione al lavoro”. Stando inoltre alla denuncia dell’avvocato Giuseppe Bordino – che non ha trovato più i resti del nonno –, il sindaco Giovanni Macrì sarebbe stato informato per ben due volte dallo stesso legale di quanto accadeva al cimitero. Anche il testimone di giustizia, Pietro Di Costa, ha denunciato di aver avvertito per tempo il sindaco dello scandalo del cimitero, con tanto di messaggi audio sul telefonino. Lo stesso Pietro Di Costa che in questi mesi ha anche lui ripetutamente invocato l’invio della Commissione di accesso agli atti al Comune di Tropea.
Gli altri amministratori
Dell’attuale vicesindaco di Tropea Roberto Scalfari (che è anche consigliere provinciale a Vibo con Forza Italia), la precedente relazione della Commissione di accesso agli atti si è occupata evidenziando che è il compagno – almeno all’epoca – “della nipote di Gaetano Muscia, pluripregiudicato” e più volte (Muscia) detenuto. Il consigliere comunale di maggioranza Francesco Addolorato, a cui il sindaco Giovanni Macrì ha affidato la delega allo Sport, è invece primo cugino dei boss Antonio, Pasquale e Francesco La Rosa di Tropea, fondatori dell’omonimo clan sempre di Tropea e condannati in via definitiva per associazione mafiosa, attualmente tutti detenuti. I tre fratelli La Rosa (unitamente a Domenico ed Alessandro La Rosa) figurano tra i destinatari della chiusura indagini per l’operazione Olimpo. Antonio (Tonino) e Francesco La Rosa (alias “U Bimbu”) si trovano attualmente ristretti in regime di carcere duro (41 bis dell’ordinamento penitenziario).
I lavori al Porto e l’ingegnere in due relazioni
La determina è del 13 luglio 2022 (la numero 143) e con la stessa il Comune di Tropea si occupa della riqualificazione e la messa in sicurezza del Porto (con progetto di fattibilità tecnica approvato dalla Giunta comunale il 22. 02. 2019). I lavori prevedono una spesa di 4.629.275,00 euro. Con decreto sindacale del marzo 2021, il sindaco di Tropea Giovanni Macrì ha nominato sino al 31 dicembre 2022 il titolare del settore “Appalti e lavori pubblici” del Comune. Si tratta della stessa persona di cui si occupa la relazione della Commissione di accesso agli atti che ha portato nel 2016 allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Tropea, in quanto più volte deferito negli anni dalle forze di polizia, insieme al padre, all’autorità giudiziaria per varie ipotesi di reato. Con altro decreto, il sindaco ha nominato sino al 31 dicembre 2022 anche il titolare dell’Area Tecnica del Comune di Tropea che è pure il RUP (responsabile unico del procedimento) per i lavori di riqualificazione del Porto di Tropea (con nomina della Giunta avvenuta nel 2019).
Sempre nella relazione della Commissione di accesso agli atti che ha portato allo scioglimento del Comune di Tropea per infiltrazioni mafiose, anche su tale dirigente comunale è evidenziato che dall’attività di indagine dell’operazione “Purgatorio” lo stesso è indicato da diversi elementi del clan Mancuso come “loro uomo di riferimento all’interno dell’Ufficio Tecnico del Comune di Tropea”. La gara d’appalto per i lavori al Porto è stata aggiudicata ad un’impresa che, quale mandataria, si avvale di altre società e di altri professionisti. Fra loro figura pure un ingegnere il cui nominativo è presente in due relazioni di scioglimento per infiltrazioni mafiose: quelle dei Comuni di Ricadi e di Limbadi. Da tali due relazioni risulta infatti che tale ingegnere, oltre ad essere figlio di un attuale consigliere comunale di Limbadi, è anche il nipote di un soggetto che le forze dell’ordine ritengono vicino ai clan di Africo (in provincia di Reggio Calabria) afferenti il mondo dei Morabito-Bruzzaniti-Palamara, nonché pure nipote di un elemento apicale dello stesso clan di Africo, ed anche nipote diretto di un ex sindaco di Limbadi che, dalla relazione di scioglimento, risultava in vita aver avuto “numerose frequentazioni con esponenti del clan mafioso dei Mancuso ed in particolare con Francesco Mancuso cl. 29”. Dalle due relazioni, ma anche dalla sentenza in abbreviato dell’operazione “Costa Pulita” della Dda di Catanzaro, risulta poi che tale ingegnere, che si dovrebbe occupare – quale mandante – dei lavori al Porto di Tropea, è stato fotografato e video-ripreso nel 2013 dalla Polizia al bar Tony di Nicotera Marina (luogo ritenuto il “quartier generale” del boss Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”) mentre si incontrava e discuteva di appalti con soggetti del clan Accorinti di Briatico. La stessa sentenza spiega anche che tale ingegnere, ascoltato dagli inquirenti, ha ammesso di aver conosciuto Pantaleone Mancuso fra il 2012 e il 2013 al bar Tony di Nicotera tramite altro ingegnere all’epoca in servizio al Comune di Ricadi. Il giudice nella sentenza “Costa Pulita” su tali incontri a Nicotera ha scritto che “la vicenda si segnala per la pericolosa contiguità, o addirittura la collusione, con la criminalità organizzata di soggetti dell’imprenditoria, delle amministrazioni pubbliche e delle professioni”.
Impiegati e dirigenti del Comune di Tropea
La precedente relazione di occupa anche degli impiegati e dei dirigenti del Comune. Su uno di questi è dato leggere che ha un fratello che risulta genero (avendone sposato la figlia) di un soggetto ritenuto affiliato al clan La Rosa e che annovera diversi precedenti. Altro dirigente (lavori pubblici) è invece il figlio di Pasquale Scordo, anche quest’ultimo di recente raggiunto da avviso di conclusione indagini nell’ambito dell’operazione antimafia denominata Olimpo. Tra le contestazioni rivolte a Pasquale Scordo (oltre al concorso esterno in associazione mafiosa) anche una tentata estorsione in concorso con Gaetano Muscia ed i fratelli Antonio e Domenico Mancuso, di 40 e 48 anni, entrambi figli del boss di Limbadi Giuseppe Mancuso (cl ’49), alias ‘Mbrogghja. Pasquale Scordo si trova attualmente imputato anche nel processo Imponimento che si sta celebrando dinanzi al Tribunale di Lamezia Terme.
Stabilizzazioni al Comune di Tropea
Sotto la “lente d’ingrandimento” della Commissione di accesso agli atti potrebbero finire anche le determine con le quali lo scorso anno il Comune di Tropea ha proceduto alla stabilizzazione di alcuni lavoratori socialmente utili (Lsu). Su di loro, del resto, si era soffermato anche l’allora presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra con pubblici interventi. Dalla precedente relazione che ha portato al commissariamento per infiltrazioni del Comune di Tropea emerge infatti che numerosi impiegati comunali hanno legami di parentela con soggetti del locale contesto criminale e alcuni tuttora in servizio sono rimasti coinvolti in procedimenti penali in qualità di indagati anche per fatti legati all’espletamento dell’attività lavorativa, in alcuni casi “aggravati dalle modalità mafiose”, come riportato nelle conclusioni della stessa relazione a pag. 92. Alcuni di tali impiegati che nella relazione venivano indicati con diversi precedenti e legami familiari con il clan La Rosa, da lavoratori stagionali Lsu (Lavoratori socialmente utili), con l’attuale amministrazione sono stati stabilizzati a tempo indeterminato. Con determina n. 324 del 30 giugno scorso, infatti, il responsabile dell’Area 1 del Comune di Tropea ha deciso di incrementare le prestazioni lavorative di alcuni dipendenti a tempo indeterminato da 18 a 26 ore settimanali con decorrenza dall’1.07.2022 “al fine di – si legge nella determina – assicurare una maggiore efficienza nei servizi presso l’Area Tecnica del Comune di Tropea”. A tal fine sono stati stipulati dei contratti fra il Comune ed alcuni lavoratori prima inquadrati come Lsu. Fra loro si trova un soggetto così descritto nella relazione della Commissione di accesso agli atti: “Dipendente con mansioni di operaio al Comune di Tropea quale Lsu. Il suddetto è cugino di primo grado per parte di madre di Antonio La Rosa, Francesco La Rosa (cl. ’71), Pasquale La Rosa, Francesco La Rosa (cl. ’74) e Salvatore La Rosa, tutti elementi di spicco della cosca La Rosa di Tropea”. Lo stesso soggetto ha precedenti di polizia per tentata estorsione, furto aggravato, gioco d’azzardo, minaccia e violenza al comandante di una nave in concorso con Salvatore La Rosa.
Altro lavoratore Lsu, anche lui stabilizzato, ha invece precedenti di polizia per rifiuto di fornire alle forze dell’ordine la propria identità, guida senza patente e inosservanza dell’obbligo dell’istruzione elementare di minori. Altro Lsu ancora è segnalato, invece, per una denuncia per minacce.
Con determina numero 400 del 31 maggio 2023, invece, il Comune di Tropea ha deciso di incrementare “la durata della prestazione lavorativa del dipendente a tempo indeterminato Saverio Mazzitelli da 18 (diciotto) a 26 (ventisei) ore settimanali con decorrenza dal 1 giugno 2023, al fine – così si legge nella determina – di assicurare una maggior efficienza nell’erogazione dei servizi presso l’Area Tecnica – Gestione del Territorio”. Saverio Mazzitelli (qualifica “operaio” categoria A) era stato stabilizzato al Comune di Tropea (in precedenza Lpu) con determinazione del responsabile dell’Area Amministrativa n. 334. Su Saverio Mazzitelli nella precedente relazione che ha portato al commissariamento del Comune di Tropea per infiltrazioni mafiose è dato leggere che annovera precedenti di polizia per invasione di terreni e deturpamento di cose altrui. E’ il padre di Giuseppe Mazzitelli, noto alle forze dell’ordine – riporta sempre la Relazione della Commissione di accesso – per un tentato omicidio avvenuto a Parghelia il 14 giugno 2010, furto aggravato, detenzione di stupefacenti. Giuseppe Mazzitelli, alias “Cuaddararu”, risulta tra i destinatari del recente avviso di conclusione indagini per l’operazione Maestrale in quanto accusato di essere l’autore materiale dell’omicidio di Angelo Corigliano, ucciso a Mileto il 19 agosto 2013. Nei suoi confronti il Riesame ha però annullato la misura cautelare. Risulta indagato anche nell’operazione Olimpo (per tentato furto in abitazione). Da ricordare che la Commissione di accesso agli atti a Tropea era stata chiesta anche dai consiglieri comunali Antonio Piserà e Massimo L’Andolina, oltre che dall’ex consigliere Massimo Pietropaolo.
LEGGI ANCHE: Antimafia: Commissione di accesso agli atti al Comune di Tropea
Sciolti per infiltrazioni mafiose gli organi elettivi del Comune di Capistrano