Maestrale-Carthago: l’ex dirigente dell’Asp di Vibo Cesare Pasqua resta ai domiciliari
L’ex capo Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria e attuale direttore sanitario della clinica Villa Sant’Anna di Catanzaro finito nell’inchiesta della Dda. Le dichiarazioni dei collaboratori e le elezioni regionali del 2020
Resta agli arresti domiciliari il dottore Cesare Pasqua, già capo Dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Vibo Valentia e poi direttore sanitario della clinica Villa Sant’Anna di Catanzaro. E’ quanto deciso dal Tribunale del Riesame di Catanzaro che ha rigettato il ricordo degli avvocati Vincenzo Pasqua e Luigi Li Gotti. Nell’ambito dell’operazione Maestrale-Carthago – che l’ha posto ai domiciliari dal 7 settembre scorso – nei confronti di Cesare Pasqua la Dda di Catanzaro ha formulato l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, abuso d’ufficio con l’aggravante mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso per i voti al figlio Vincenzo, candidato nella lista “Jole Santelli Presidente” a sostegno di Jole Santelli alla carica di presidente della Regione Calabria, in occasione delle elezioni regionali del 26 gennaio 2020. Secondo la Dda di Catanzaro Cesare Pasqua si sarebbe messo a disposizione «dei locali di Limbadi e San Gregorio d’Ippona – pur non essendo inserito stabilmente nel sodalizio criminale – e quindi rispettivamente delle cosche Mancuso e Fiarè e delle ulteriori articolazioni a queste collegate». Avrebbe asservito «la struttura pubblica sanitaria alle esigenze dell’organizzazione, consentendo alla criminalità organizzata vibonese di infiltrarsi negli affari di proprio interesse». Pasqua sarebbe intervenuto «in occasione di pratiche burocratiche sorte nell’ambito di procedure amministrative di competenza dell’Asp». Si tratta di controlli e sequestri che hanno colpito «imprese di interesse delle cosche». Cesare Pasqua avrebbe agito per riconoscere il ruolo di Gregorio Coscarella di San Gregorio d’Ippona nel settore «della gestione del ristoro ospedaliero per i nosocomi di Vibo Valentia-Tropea e Serra San Bruno adeguandosi agli equilibri mafiosi garantiti» dallo stesso Coscarella; il dirigente sanitario avrebbe aiutato Coscarella a realizzare un sistema spartitorio che vedeva alcuni “imprenditori amici” favoriti nell’affidamento del servizio di mensa ospedaliera. Emerge ancora dall’inchiesta, che in un’occasione sarebbe stato favorito «illecitamente l’affidamento del servizio all’azienda dell’imprenditore Domenico Colloca, associato alla ‘ndrina di Paravati e a disposizione del capo ‘ndrina Michele Galati», solo dopo un’interlocuzione con Coscarella. In cambio, Cesare Pasqua avrebbe ottenuto «protezione mafiosa per la risoluzione di problemi e, in occasione di competizioni elettorali che vedevano candidato il figlio Vincenzo, l’appoggio elettorale delle cosche di ‘ndrangheta».
Le considerazioni del gip
Ad avviso del gip distrettuale, che ha posto Cesare Pasqua agli arresti domiciliari – ora confermati dal Tribunale del Riesame – ci si trova dinanzi ad una “mercificazione della funzione di dirigente pubblico da parte del Pasqua per ottenere vantaggi personali (l’elezione del figlio alle elezioni regionali nel 2020) e per avvantaggiare le cosche mafiose alle quali Pasqua era molto legato (soprattutto i Fiaré e i Mancuso). Le sue condotte sono state poste in essere grazie alla cooperazione di due membri della ‘ndrangheta ossia Gregorio Coscarella e Domenico Colloca e grazie al contributo di Mazzeo Clemente”, anche quest’ultimo finito ieri ai domiciliari. “La promessa di appoggio elettorale per il figlio del Pasqua – rimarca il gip – è stata contraccambiata da quest’ultimo con l’asservimento del suo ufficio ai desiderata di Colloca e Coscarella. In particolare, Pasqua ha assicurato l’espansione imprenditoriale della società Arte del Catering, il cui dominus occulto era il Colloca, consentendole di inserirsi nel settore della gestione delle mense ospedaliere che precedentemente era gestito dalla società Dussmann e assicurandole l’immunità da controlli e ispezioni (che invece erano stati eseguiti in modo capillare nei confronti della Dussmann). L’escamotage per permettere l’insinuazione della società del Colloca nei servizi di ristorazione negli ospedali attivi nel territorio su cui è competente l’ Asp di Vibo è consistito nell’operare la progressiva chiusura dei punti di cottura della Dussmann (Tropea e Vibo Valentia il 3 gennaio 2017 e il 26 febbraio 2016 e Sena San Bruno il 17 luglio 2018) affinché questa società si vedesse costretta a proseguire l’attività oggetto dell’appalto non più direttamente ma tramite la società del Colloca (ricorrendo allo strumento contrattuale del subappalto che però era vietato dal capitolato)”. Per il gip, inoltre, dall’inchiesta “è emerso che Pasqua era legato a Mancuso Luigi ed al locale di Limbadi”.
Pasqua e Colloca
Sarebbe stato Domenico Colloca di Mileto a tentare di corrompere Pasqua al fine di non subire controlli igienico sanitari. Il tentativo sarebbe avvenuto tramite un nipote di Pasqua che a sua volta viene contattato dall’avvocato Azzurra Pelaggi e da Mazzeo Clemente. “In un primo momento Pasqua Cesare allontana il Colloca in modo brusco, ma dopo aver avuto garanzie da Pelaggi e Mazzeo, e soprattutto da Coscarella per quel che riguarda gli appoggi mafiosi del Colloca dietro il quale vi erano i Fiarè ai quali era molto vicino anche il Pasqua, quest’ultimo dà il proprio consenso all’ingresso di Colloca nell’appalto per i servizi di ristorazione negli ospedali”. Ad avviso del gip, quindi, Colloca, Pasqua e Mazzeo si sono “incontrati clandestinamente nei locali di un negozio di proprietà del Mazzeo (Di Pro Shop) e in tale circostanza si è perfezionato il patto corruttivo e quello elettorale che prevedeva la promessa da parte del Colloca di procurare voti per il figlio di Pasqua che si era candidato alle elezioni regionali e le promesse da parte del Pasqua di non esercitare controlli sui punti di ristoro del Colloca affinché la sua società proseguisse l’attività nel settore delle mense ospedaliere e di non trattare alcuni esposti che riguardavano le attività del Colloca nelle mense”.
I pentiti su Pasqua
Secondo il collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena di Vibo Valentia, Cesare Pasqua “per rilasciare le autorizzazioni rientranti nelle sue competenze richiedeva delle tangenti”. Inoltre il collaboratore ha evidenziato il collegamento di Pasqua con la ‘ndrina dei Mancuso: “E’ un soggetto che era molto legato a Pantaleone Mancuso “Vetrinetta” e sono a conoscenza del fatto che era supportato da tutti i Mancuso in occasione delle consultazioni elettorali in cui si è candidato. Anche il figlio, che io sappia – ha aggiunto Bartolomeo Arena – in più circostanze è stato notato con persone legate ai Mancuso ed in particolar modo con il figlio di “Vetrinetta”, Giuseppe. Queste cose, in particolar modo dell’appoggio elettorale dei Mancuso ai Pasqua, le ho apprese direttamente da mio zio Domenico Camillò e da Enzo Barba”. Anche Emanuele Mancuso ha reso dichiarazioni su Cesare Pasqua sostenendo che “i Pasqua sono in ottimi rapporti con mio zio Luigi Mancuso e altri miei familiari”.
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