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Vibo, il vescovo invita i fedeli a firmare contro l’aborto e in città si scatena il dibattito

Prese di posizione differenti nel mondo della politica e tra la comunità. C’è chi difende apertamente l’operato di monsignor Attilio Nostro, chi lo invita a non interferire nella libertà delle donne e chi ha preso carta e penna per inviargli una lettera

Vibo, il vescovo invita i fedeli a firmare contro l’aborto e in città si scatena il dibattito
La Chiesa del Rosario e nel riquadro il vescovo Attilio Nostro

Niente festa del Rosario a Vibo. Almeno quella intesa con bancarelle, musica e tutto ciò che l’ha accompagnata nel corso di decenni registrando il pienone. La decisione del priore della chiesa di non affiancare alla cerimonia religiosa ciò che da sempre ha caratterizzato la storica festa del Rosario sta creando malumori in città, ma sempre meno rispetto all’ultima omelia del vescovo Attilio Nostro che – accanto alla riaffermazione del valore spirituale, e non materiale, delle ricorrenze religiose che non possono essere “mercificate” – domenica scorsa dalla chiesa del Rosario ha invitato i fedeli presenti ad andare a firmare contro l’aborto. A chiusura della messa, infatti, l’invito del vescovo della Diocesi di Mileto, Nicotera e Tropea è stato quello di sottoscrivere la proposta parlamentare di Fratelli d’Italia (davanti alla chiesa era presente un banchetto allestito da un’associazione autorizzata a ciò dal vescovo) che vuol rendere obbligatoria per i medici dei consultori la pratica di far ascoltare alle donne, in procinto di abortire, il battito cardiaco del feto che portano in grembo. Fuori dalla chiesa del Rosario era stato infatti appositamente allestito un banchetto per sostenere la proposta parlamentare anti aborto.

Una proposta che mira chiaramente a far recedere le donne dall’intento di abortire. A destare perplessità in molti fedeli non è stato tanto il pensiero (prevedibile) del vescovo, quanto il luogo e il momento scelto per sostenere tale proposta parlamentare, cioè l’interno di una chiesa e nel corso di un’omelia che volgeva alla fine. Una presa di posizione che non poteva non “scatenare” diversi commenti da parte della politica locale, ma soprattutto, tra i cittadini. La prima a plaudire al vescovo è stata Maria Limardo, sindaco di Vibo Valentia, seguita dall’ex consigliere provinciale di An (prima di divenire un “seguace” dell’allora presidente della Provincia Gaetano Ottavio Bruni) Franco Tigani – oggi esponente di Fratelli d’Italia – secondo il quale la proposta di legge anti aborto di Fratelli d’Italia è “un’iniziativa forte, netta, identitaria che una parte politica sostiene da sempre”. Di diverso avviso il segretario provinciale del Partito democratico, Giovanni Di Bartolo, che ha parlato di “inopportunità per il momento scelto dal vescovo – la fine della messa – per riaffermare alcuni valori portati avanti dalla chiesa. Nemmeno Papa Francesco – ha dichiarato Di Bartolo – ha mai fatto nulla del genere nelle sue celebrazioni”. Più netta, invece, Teresa Esposito, portavoce regionale delle donne del Partito democratico. “La legge 194 è stata voluta per rendere le donne libere nella scelta di portare o meno a termine la propria gravidanza ed è singolare che la chiesa a Vibo scenda in campo con il vescovo contro quella legge quando assistiamo invece da anni allo smantellamento dei servizi offerti dai consultori alle donne”.

La basilica cattedrale di Mileto

A prendere poi direttamente carta e penna per scrivere al vescovo Attilio Nostro è stato Daniele Armellino, insegnante vibonese costretto per ragioni di lavoro a vivere lontano da Vibo. Sono credente, praticante e per molti anni sono stato impegnato nel volontariato religioso in ambito parrocchiale, all’oratorio salesiano e diocesano, partecipando ai lavori di vari uffici (Pastorale giovanile, Pastorale vocazionale) e prendendo parte – sottolinea Armellino – alle riunioni del Consiglio Pastorale Diocesano”. Armellino non nasconde il suo “turbamento e smarrimento” dinanzi alla presa di posizione del vescovo ricordando che “la paternità primigenia di questa legge è del governo liberticida e autoritario ungherese di Viktor Orban. Mi chiedo, quindi – sottolinea Armellino nella lettera al vescovo inviata anche alla nostra redazione – come un ministro di Dio possa dimenticare quanto la buona salute di uno Stato di diritto sia fondamentale e necessaria per la libertà della Chiesa e dei suoi fedeli. Uno Stato che non tenga in debito conto il Diritto e i diritti è quello nel quale, in qualunque momento, si potranno cancellare proprio quelli della Chiesa, del clero e dei fedeli. Perché la misericordia la dovremmo applicare a un prete pedofilo – si chiede Armelino – e non a una donna costretta dalle vicissitudini della vita a subire un trauma come quello dell’aborto? Perché aggiungere il carico ulteriore della seduta di battito cardiaco? Perché, mentre si accingeva a fare politica dal Suo pulpito, tenendo nella Sua mano il bastone del pastore, il pastorale, che serve a colpire ma anche a riaccogliere le pecorelle smarrite, perché monsignor vescovo – conclude Armellino – non si è ricordato del passo del capitolo 8 del Vangelo di Giovanni: Chi tra voi è senza peccato scagli la pietra per primo?. Una presa di posizione, quella dell’insegnante vibonese – al pari di quella del vescovo – destinata ad aprire un dibattito in città tra i fedeli e non, molti dei quali già “scatenati” sui social in una sorta di “guerra di religione” di cui a Vibo non si avvertiva davvero la necessità. Abbiamo provato a contattare monsignor Attilio Nostro, ma al momento senza successo. Ne sapremo di più nelle prossime ore, atteso che il vescovo sinora non si è mai sottratto al confronto con i fedeli e la comunità ascoltando le opinioni di tutti.

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