Latitanze di Giuseppe Mancuso e Antonio Carà, annullata la misura per i favoreggiatori
La decisione del Riesame nell’ambito dell’operazione antimafia Maestrale-Carthago anche nei confronti della compagna del boss di Zungri
Il Tribunale del Riesame ha annullato la misura cautelare degli arresti domiciliari disposta nell’ambito dell’operazione antimafia Maestrale-Carthago nei confronti di Giuseppe Carà (cl ’62), di Filandari, e di Filippina Carà, 34 anni, anche lei di Filandari, compagna di Giuseppe Accorinti, il 64enne ritenuto il boss di Zungri. Accolto così il ricorso presentato dall’avvocato Giuseppe Bagnato. I due Carà sono accusati di aver favorito, nell’anno 2018, la latitanza di Giuseppe Mancuso, figlio del boss di Nicotera Pantaleone Mancuso, detto l’Ingegnere, il quale era evaso dagli arresti domiciliari e si era reso irreperibile anche in seguito all’ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale di Milano nell’anno 2019. Secondo l’ipotesi investigativa, gli indagati avrebbero fatto parte della rete dei fiancheggiatori che gestivano la latitanza di Giuseppe Mancuso, fratello del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso. A Filippina Carà viene anche contestato di aver favorito la latitanza del fratello Antonio Carà, resosi irreperibile nell’anno 2018 all’ordine di carcerazione emesso dalla Procura dei Minori di Catanzaro. Filippina Carà si trova attualmente imputata anche nella maxioperazione antimafia denominata Rinascita Scott dove la Dda di Catanzaro ha chiesto per lei la condanna a 17 anni di reclusione.
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