Morte dell’imprenditore Giuliano, l’Asp di Vibo: «Nessuna chiamata al 118. Era già grave»
A dichiararlo a "Il Fatto Quotidiano" è il commissario straordinario Antonio Battistini il quale afferma che «gli operatori del Pronto soccorso hanno operato nel rispetto delle buone pratiche cliniche»
Il generale Antonio Battistini, commissario dell’Asp di Vibo Valentia, interviene sulla morte dell’imprenditore di Ricadi Giuseppe Giuliano, 79 anni, avvenuta lo scorso 14 settembre all’ospedale civile “Jazzolino” e per la quale sta indagando la magistratura dopo che i familiari hanno presentato una denuncia lamentando la mancata assistenza al loro congiunto. Il commissario Battistini spiega a “Il Fatto Quotidiano” che, «pur riconoscendo i problemi generali della sanità calabrese, difende l’operato dei medici». Per il generale Battistini, infatti, il signor Giuliano «è arrivato in pronto soccorso con l’auto propria. Non ci risultano – spiega ancora – chiamate al 118 per essere trasportato in ospedale. Siamo ancora una volta confidenti che le indagini svolte dall’autorità giudiziaria faranno piena luce sulla vicenda perché gli operatori del Pronto soccorso di Vibo Valentia e tutti quelli che si sono adoperati per risolvere il caso, che era arrivato già in una situazione di gravità in ospedale, hanno operato nel rispetto delle buone pratiche cliniche». Dall’articolo a firma del collega Lucio Musolino sul quotidiano nazionale emerge che dalle dichiarazioni del commissario straordinario dell’Asp «Giuseppe Giuliano avrebbe avuto patologie pregresse e sarebbe arrivato in ospedale già in gravi condizioni». «Questo è – conclude il generale Battistini – Noi siamo rimasti molto sorpresi dalla reazione della famiglia. L’azienda ha disposto un audit interno che si è già concluso e le cui risultanze sono nelle mani della Direzione aziendale e sono a disposizione dell’autorità giudiziaria».
I familiari di Giuseppe Giuliano, dopo aver presentato un esposto alla Procura di Vibo Valentia e aver scritto anche al presidente della Giunta regionale, Roberto Occhiuto, hanno proseguito – tramite il proprio legale Davide Vigna – con la richiesta di una serie di acquisizioni documentali alla Procura di Vibo Valentia. Nella nota difensiva di richiesta di svolgimento di ulteriori attività d’indagine, il legale riferisce anche che i familiari della vittima avrebbero riconosciuto – su alcune foto – il medico presente al Pronto soccorso nelle ore in cui è avvenuto il decesso del congiunto come colui che secondo notizie e foto pubblicate da organi di stampa «sarebbe recentemente incorso in vicissitudini giudiziarie». In particolare, il legale elenca i link di alcuni siti nei quali si riporta la notizia che il medico riconosciuto dai familiari di Giuliano è sotto processo a Sulmona dopo essere stato arrestato con l’accusa di concussione nei confronti di una donna malata di tumore. L’avvocato ha chiesto inoltre il sequestro del computer presente al Pronto soccorso in quanto, i familiari di Giuliano hanno riferito di avere visto il medico, dopo la morte del congiunto, utilizzarlo e quindi «di effettuare una copia forense dello stesso atta a verificare eventuali modifiche operate sulla cartella clinica del paziente, ed in particolare l’orario di redazione delle stesse». L’avvocato Vigna ha inoltre chiesto l’acquisizione «urgente, nel Pronto soccorso, dei video e/o delle immagini presenti nell’impianto di videosorveglianza che avrebbe ripreso la saletta dove Giuliano sarebbe stato collocato dall’ingresso e sino al decesso», oltre ai tabulati telefonici dai quali si evincerebbe che i familiari dell’uomo lo avevano contattato mentre era in Pronto soccorso non riuscendo ad avere notizie dal personale dell’ospedale. Secondo quanto denunciato dai familiari, Giuliano, il 14 settembre, ha manifestato brividi, febbre, pressione bassa, un gonfiore a una gamba e avvertiva un senso di spossatezza. Chiamato il 118, l’operatore avrebbe risposto che c’era un’ attesa di circa tre ore per i mezzi impegnati in altri interventi. Al riguardo, l’avvocato della famiglia ha chiesto anche l’acquisizione della registrazione della telefonata al 118. Portato in auto in ospedale, Giuliano, verso le 15, è stato subito preso in carico dal Pronto soccorso non essendoci affollamento. Una volta entrato, hanno riferito i familiari, nessuna informazione è stata data loro fino a quando, verso le 19. 15, è uscita una dottoressa per comunicare il decesso. In questo lasso di tempo i familiari hanno contattato due volte il congiunto che ha detto loro di essere in attesa. Dalle 18 in poi, l’uomo non ha più risposto. Dopo il decesso, avuta l’autorizzazione a entrare, i familiari hanno chiesto spiegazioni al medico presente, che si sarebbe limitato a rispondere: «Signora lei sa che suo marito aveva dei problemi» e, dietro le insistenze della moglie, ha replicato «chiedete a Milano» facendo evidentemente riferimento ad un pregresso intervento chirurgico subito all’ospedale Niguarda. I familiari hanno anche riferito di avere visto il corpo del congiunto senza alcuna flebo né macchinari per il monitoraggio dei parametri vitali collegati.
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