‘Ndrangheta, Antonio Accorinti e le gerarchie criminali con Zungri: «Ero io a comandare a Briatico»
I rapporti con il padre, i Melluso, i Bonavita, i Barbieri, il clan Il Grande di Parghelia e il boss Peppone Accorinti. La suddivisione del territorio, i proventi estorsivi e le affiliazioni
Svela patti, accordi, suddivisione del territorio, alleanze tra i clan e diversi retroscena criminali, il nuovo collaboratore di giustizia Antonio Accorinti, 43 anni, che dal giugno scorso ha deciso di “saltare il fosso” portando la Dda di Catanzaro a conoscenza di fatti e misfatti commessi a Briatico e nel Vibonese. “Si può dire che a partire dal 2011 – con il nuovo arresto di Pantaleone Mancuso – sono io a comandare all’interno del mio gruppo criminale, ad occuparmi dei rapporti con gli altri gruppi, a dare disposizioni agli altri sodali, a controllare attività e territorio. Tengo a precisare però che mio padre mi ha sempre detto di stare alla larga dai Melluso che lui non stimava affatto”. Antonio Accorinti dichiara quindi di non essere mai stato formalmente affiliato alla ‘ndrangheta. “Non ne ho mai avuto la necessità, mi sentivo già parte integrante della criminalità organizzata. In aggiunta – ha specificato il collaboratore – siccome facevo uso di stupefacenti, non avrei nemmeno potuto affiliarmi. Nessuno mi ha mai nemmeno posto la questione. Nemmeno i miei familiari, ovvero mio padre, i miei cugini o i miei cognati, sono stati mai affiliati. Lo dico perché mio padre era proprio contrario alle affiliazioni, tuttavia non so se mio padre, da giovane, prima che io nascessi, sia mai stato affiliato, o per lo meno non me lo ha mai detto. Lo stesso dicasi per Pino Bonavita. Per quanto riguarda, invece, i miei cugini e i miei cognati, escludo che siano mai stati affiliati”.
I Melluso e l’affiliazione a Zungri
Antonio Accorinti svela quindi i “segreti” del clan Melluso di Briatico, “famiglia” con la quale i rapporti sono stati sempre contrastanti, ma anche i rapporti tra il clan Il Grande di Parghelia e il boss Peppone Accorinti di Zungri. “I Melluso sono stati affiliati da Giuseppe Accorinti di Zungri nel periodo intercorso tra il 2014 e l’esecuzione dell’operazione Costa Pulita. Simone Melluso mi disse nello specifico che lui, suo padre Leonardo Melluso, il fratello Emanuele Melluso, Carmine Il Grande e Ferdinando Il Grande erano stati affiliati per la prima volta da Giuseppe Accorinti. Successivamente ho appreso dagli atti di Costa Pulita – ha aggiunto il collaboratore – che i predetti avevano chiesto anche ai Piscopisani di essere affiliati. Preciso che all’epoca mi apparve strano che Peppone Accorinti avesse affiliato i Melluso ed Il Grande perché, a quanto ne sapevo, questi erano alleati coi Tripodi. Non so infatti se tale affiliazione sia stata una farsa. So che i Niglia ed i Romano sono stati affiliati da Peppone Accorinti per averlo appreso leggendo gli atti di Costa Pulita e perché i Melluso dopo l’accordo che fecero con me, si misero a parlar male di loro soprattutto perché si intromettevano nelle estorsioni nel territorio di loro competenza; credo che queste affiliazioni provenissero unicamente da Peppone Accorinti perché, essendo questi il capo del locale di ‘ndrangheta Zungri, tutti dipendevano gerarchicamente da lui”.
Il locale di Zungri e la gerarchia criminale
Il boss Giuseppe Accorinti, dunque, sarebbe stato a capo del locale di ‘ndrangheta di Zungri dal quale dipendevano le ‘ndrine distaccate di Briatico (Accorinti, Melluso e Bonavita), Cessaniti (Barbieri) e Parghelia (Il Grande). “L’esistenza di questa gerarchia l’ho appresa da Simone Melluso – ha messo a verbale il collaboratore Antonio Accorinti – il quale si lamentava che una quota dei proventi delle estorsioni su Briatico doveva arrivare a Zungri. In questo contesto, Melluso ragionava sul fatto che Briatico fosse una realtà criminale riconducibile al locale di Zungri e, quindi, in qualche modo gerarchicamente subordinata a Zungri. Ciò, secondo i Melluso, non poteva comportare che gli zungresi potessero intromettersi sulle estorsioni relative al territorio di Briatico. Io – ha continuato il collaboratore – non ho mai percepito questo perchè mio padre, ai miei occhi, si rapportava con Peppone Accorinti alla pari, così come con gli altri. Posso dire che mio padre aveva ed ha un rapporto fraterno con Giuseppe Accorinti, loro dormivano insieme in casa mia. Io stesso non ho mai riconosciuto a soggetti come Francesco Barbieri questa supremazia criminale, l’ho sempre trattato alla pari. Nell’ultimo periodo, Armando Bonavita si è staccato dal nostro gruppo per sottomettersi a Francesco Barbieri, per cui questi veniva dal Bonavita chiamato in causa per dirimere i contrasti tra noi due. Io mi interfacciavo con lui, ma senza riconoscergli una superiorità criminale”.
LEGGI ANCHE: Il collaboratore Accorinti e i villaggi degli Stillitani, gli scontri con Bonavita e gli accordi con i La Rosa
‘Ndrangheta: la navigazione turistica nel Vibonese e le rivelazioni del pentito Accorinti
‘Ndrangheta: processo “Costa Pulita” a Vibo, no all’audizione del collaboratore Accorinti
‘Ndrangheta: tremano i clan di Briatico e del Vibonese, collabora Antonio Accorinti