Comune di Stefanaconi: diverse le vicende di interesse per la Commissione di accesso agli atti
Nominata dal prefetto di Vibo per accertare eventuali infiltrazioni mafiose e condizionamenti della criminalità organizzata nella vita dell’ente, si troverà anche dinanzi ad episodi finiti al centro delle cronache per “conflitti di interesse” e mozioni di sfiducia respinte
Avrà tre mesi di tempo – prorogabili di altri tre – la Commissione di accesso agli atti nominata dalla Prefettura di Vibo Valentia per accertare eventuali infiltrazioni mafiose al Comune di Stefanaconi o situazioni, rapporti, parentele, legami e frequentazioni degli amministratori locali che finiscono per compromettere l’immagine di credibilità che un ente locale deve sempre conservare per non essere svilito da comportamenti che, anche esulando dal contesto penale, possono essere importanti, secondo la legislazione antimafia in materia, per arrivare ad uno scioglimento degli organi elettivi. Nel caso di Stefanaconi si parte da alcuni dati di fatto. Il sindaco Salvatore Solano, nelle vesti di ex presidente della Provincia, si trova attualmente sotto processo dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia per i reati di corruzione, estorsione elettorale e turbata libertà degli incanti con l’aggravante mafiosa. Il tutto nell’ambito dell’inchiesta antimafia denominata Petrol Mafie della Dda di Catanzaro (coordinata dal procuratore Nicola Gratteri) dove emergono le frequentazioni di Salvatore Solano con i cugini (primi cugini) Giuseppe e Antonio D’Amico, arrestati per associazione mafiosa in quanto ritenuti elementi di “peso” del locale di ‘ndrangheta di Piscopio, ma con legami anche – secondo l’accusa – con i Mancuso di Limbadi e i Bonavota di Sant’Onofrio. Soprattutto con Giuseppe D’Amico (sposato con la figlia di colui – Francesco d’Angelo – che viene ritenuto come il reggente del vecchio locale di ‘ndrangheta di Piscopio), l’allora candidato a presidente della Provincia di Vibo Salvatore Solano (già sindaco di Stefanaconi) è stato intercettato più volte a discutere di voti, elezioni, fornitura di bitume, appalti e vecchi episodi che avrebbero visto anche la nonna comune dei due ospitare latitanti (secondo le intercettazioni) del calibro di Luigi Mancuso e Raffaele Cracolici. Ma ci sono anche altre vicende che interessano Salvatore Solano, portate all’attenzione della Prefettura e sulle quali potrebbe concentrarsi l’attenzione anche della Commissione di accesso agli atti. Dal giugno dello scorso anno, Salvatore Solano è infatti indagato anche dalla Procura di Vibo Valentia per abuso d’ufficio. Quale sindaco di Stefanaconi non si sarebbe astenuto nel votare una delibera di Giunta con la quale è stato affidato un incarico legale all’avvocato nel cui studio Solano ha svolto la pratica legale.
L’ordinanza di demolizione per il padre del sindaco
Nel novembre 2021, invece, l’ufficio tecnico del Comune di Stefanaconi – informando anche la Prefettura di Vibo Valentia – ha emesso un’ordinanza di demolizione e riduzione in pristino dello stato dei luoghi nei confronti di Nicola Solano, padre del sindaco Salvatore Solano. L’ordinanza di demolizione porta la firma del responsabile del procedimento, Giuseppe Matina, e del responsabile del servizio dell’Ufficio tecnico del Comune di Stefanaconi Fortunato Griffo. Il sopralluogo è stato effettuato il 17 novembre 2021 dal geometra Giuseppe Matina, congiuntamente ai carabinieri della Stazione di Sant’Onofrio, in via Caduti in Guerra (che fa ad angolo con via Giovanni XXIII) dove sono state riscontrate diverse opere ritenute abusive, compreso un manufatto in muratura adibito a laboratorio artigianale di falegnameria e deposito. Con l’ordinanza è stato ingiunto a Nicola Solano, residente in via Giovanni XXIII numero 22 (stesso indirizzo e stesso immobile in cui risiede anche il sindaco Salvatore Solano), di provvedere “alla demolizione delle opere realizzate in assenza di titoli abilitativi a proprie cure e spese entro il termine perentorio di 90 giorni”. L’edificio dei Solano è posizionato ad angolo su due vie: via Giovanni XXIII e via Caduti in Guerra. Nel marzo dello scorso anno, quindi, il Comune di Stefanaconi ha deciso di nominare un legale per resistere in giudizio dinanzi al Tar, avendo Nicola Solano (padre del sindaco) deciso di non demolire le opere ritenute dall’Ufficio tecnico e dai carabinieri come abusive ma di ricorrere ai giudici amministrativi per chiedere l’annullamento dell’ordinanza. La situazione è divenuta singolare (o paradossale che dir si voglia e proprio per questo potrebbe interessare pure la Commissione di accesso agli atti) nel momento in cui la giunta comunale ha deciso condividere la legittimità dell’ordinanza di demolizione, ritenendo dunque abusive le opere realizzate da Nicola Solano, padre del sindaco, e di difenderla dinanzi al Tar “a tutela dei diritti ed interessi del Comune di Stefanaconi”. Il mandato dell’ente a resistere in giudizio è stato sottoscritto dal vicesindaco Fortunato Cugliari, “attesa la sussistenza del conflitto di interessi a carico del sindaco” Salvatore Solano. Il primo cittadino, infatti, al momento del voto su tale delibera si è allontanato in considerazione del conflitto di interessi nella vicenda riguardante il padre e per un immobile posizionato – ripetiamo – ad angolo su due vie: via Caduti in Guerra e via Giovanni XXIII. E proprio in tale ultima via, allo stesso indirizzo e nello stesso immobile, risiedono padre e figlio: uno destinatario dell’ordinanza di demolizione (Nicola Solano), l’altro costretto ad astenersi per “conflitto di interessi” (il sindaco Salvatore Solano).
I lavori nella cappella del cimitero
Nel maggio del 2021, invece, è stato il capogruppo di minoranza del Comune di minoranza Nicola Carullo a presentare una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco dopo la denuncia dei carabinieri alla Procura di un abuso edilizio, «certificato da una concessione in sanatoria», nella cappella cimiteriale dei familiari del primo cittadino (all’epoca anche presidente della Provincia). La mozione di sfiducia è stata respinta il 30 aprile 2021 e così all’epoca si era espresso il capogruppo di minoranza Nicola Carullo: «La seduta si è svolta nell’imbarazzante silenzio di tutti i consiglieri di maggioranza, nessuno dei quali è mai intervenuto, nemmeno dopo l’articolato e motivato intervento del sottoscritto che ha messo in particolare risalto come gli sconcertanti, disdicevoli atteggiamenti del sindaco che, al contrario, dovrebbero essere sempre comunque e indiscutibilmente irreprensibili per il ruolo che ricopre, non sono stati biasimati solo da quattro consiglieri del Comune di Stefanaconi ma hanno lasciato increduli cittadini, forze politiche, sindaci e rappresentanti istituzionali della provincia. In tutti – ha aggiunto – un senso di biasimo, sconcerto e condanna». Vicende che, al pari dell’intera attività svolta dalle amministrazioni guidate dal sindaco Salvatore Solano (rieletto nel giugno 2022), potrebbero ora finire al vaglio anche dalla Commissione di accesso agli atti. Il Consiglio comunale di Stefanaconi era stato sciolto per infiltrazioni mafiose il 28 gennaio del 1992.
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