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‘Ndrangheta: gli affari dei clan da Briatico a Tropea sino alle Eolie nei racconti del collaboratore Accorinti

L’alleanza con i La Rosa per il controllo delle forniture e delle assunzioni nei villaggi sino ai rapporti con i tour operator. La scoperta dell’uso di cocaina e l’allontanamento dalle società di navigazione

‘Ndrangheta: gli affari dei clan da Briatico a Tropea sino alle Eolie nei racconti del collaboratore Accorinti
Nel riquadro Antonio Accorinti
Antonio Accorinti

Permettono alla Dda di Catanzaro di avere il quadro completo degli accordi stretti attorno al settore della navigazione turistica, ma anche a gettare un ulteriore “fascio di luce” sulle ingerenze dei clan nella gestione dei villaggi lungo la Costa degli dei, le dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia Antonio Accorinti. Figlio di Nino Accorinti – ritenuto il boss indiscusso di Briatico – Antonio Accorinti, 43 anni, detto Fraguleja, svela retroscena, imposizioni e legami per averli vissuti in prima persona e lungo l’asse Briatico-Tropea-Pizzo le sue dichiarazioni aprono scenari dirompenti. “La Briatico Eolie srl era di mia proprietà, di mio padre e di Filippo Niglia. Gli altri soci entrarono quando decidemmo di acquistare la barca Imperatrice, ma parteciparono senza conferire liquidità, ma semplicemente offrendo il loro contributo in termini di prestazioni lavorative. Il mutuo – ha spiegato il collaboratore – lo pagammo infatti direttamente tramite gli incassi delle giornate lavorative. I soci nuovi hanno quindi di fatto fornito solo manodopera e servizi intellettuali per entrare in società con noi. Successivamente io ebbi dei problemi con Filippo Niglia. In realtà, durante la nostra collaborazione con le Linee Buono, riuscivamo a sottrarre degli incassi illecitamente che poi spartivamo insieme, con degli artifici contabili che ci consentivano di nascondere parte dei guadagni alla Linee Buono. In seguito, però, io ebbi dei problemi col figlio di Filippo Niglia il quale non aveva voglia di lavorare e, dopo varie discussioni, per questo motivo alla fine il padre uscì dalla società”.

La dipendenza dalla cocaina e i rapporti con i La Rosa

Antonino Accorinti

Gli Accorinti decidono quindi di acquistare una seconda barca della Euroline che si trovava a Reggio Calabria. “In quel periodo io avevo dei dissidi con mio padre a causa – ha fatto mettere a verbale Antonio Accorinti – della mia dipendenza dalla cocaina. Per tale motivo mi era stato proibito di gestire gli incassi dell’attività imprenditoriale. Dopo l’acquisto di questa imbarcazione, fondammo la società cooperativa Briatico Navigazioni. In tale impresa partecipò anche Olmo Marino – soggetto che gestisce il flusso di gasolio presso il porto -, mia cugina Alessandra Borello con il marito Francesco Marchese, una ragazza russa di cui ricordo solo il nome Eugenia e mio padre”. Alessandra Borello è tuttora imputata nel processo di primo grado a Vibo nato dall’operazione Costa Pulita, mentre il marito Francesco Marchese è stato assolto in appello nel troncone dell’abbreviato ( 6 anni e 8 mesi n primo grado). Gli incassi si dividevano tra i soci ed io mi occupavo esclusivamente della organizzazione del servizio, ma venni escluso da questa società. Ciò avveniva tra il 2012 ed il 2013 circa. Posso riferire – ha aggiunto ancora Antonio Accorinti – che all’epoca in cui eravamo inseriti nel campo della navigazione turistica esisteva molta concorrenza tra le imprese. Per esempio, c’era la Meeting Point che era in mano ai La Rosa di Tropea, ossia a Tonino e Francesco, nel senso che questi ultimi decidevano quali ditte e quali fornitori far lavorare nelle strutture turistiche gestite da tale ditta, anche per quanto concerne la navigazione turistica. La Meeting Point, per quanto ne so, gestiva, tra l’altro, i villaggi Rocca Nettuno e Garden Resort. Io collaboravo invece con due grossi tour operator della Slovenia e della Polonia e gestivo anche la clientela che proveniva dalla Tui, per la quale operava Vincenzo Calafati, che conosco molto bene”. L’imprenditore vibonese Vincenzo Calafati è stato arrestato nel gennaio scorso nell’ambito dell’operazione Olimpo con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, ma nel giugno scorso la Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza. Inizialmente parte della nostra clientela proveniva anche dalla Meeting Point, ossia dai La Rosa poiché mio padre aveva un ottimo rapporto con Antonio La Rosa. A seguito degli arresti dell’operazione Odissea, quindi nel 2007, si interruppe il rapporto con la Meeting Point ed io – ha spiegato Accorinti – continuai a lavorare solo attraverso gli altri canali. I La Rosa, a quel punto, si rivolsero, per canalizzare il flusso dì clientela proveniente dalla Meeting Point, alle imprese di navigazione di Comerci e Savadori. Questa situazione di controllo da parte dei La Rosa delle attività gestite dalla Meeting Point si è protratta sicuramente fino al 2014 ed ho notizia che perdura fino all’attualità. Tuttora mio cugino Marco Borello per fare il bagnino al Rocca Nettuno -ancora gestito dalla Meeting Point che io sappia – ha dovuto di recente chiedere il permesso ai La Rosa”. Marco Borrello, 49 anni, di Briatico, si trova sotto processo nell’ambito dell’operazione “Costa Pulita”.

I La Rosa, i villaggi e la navigazione verso le Eolie

Nei riquadri Antonio e Francesco La Rosa

Antonio Accorinti si dimostra ben addentrato su molti “affari” dei La Rosa svelando rapporti, retroscena e modus operandi della ‘ndrina di Tropea. “I La Rosa gestivano in modo diretto la navigazione per le isole Eolie. Ricordo che quando c’era qualche screzio con la Comerci o con la Savadori Navigazioni per questioni relative all’accaparramento della clientela, Francesco La Rosa interveniva sempre di persona per far comprendere che queste due società fossero da lui controllate, anche interagendo direttamente con me. La Meeting Point gestita dai La Rosa – Antonio e Francesco – influenzava anche le forniture dei villaggi e le assunzioni degli operai per i villaggi del Rocca Nettuno e il Garden Resort di proprietà dei fratelli Stillitani. Qualche cambiamento ci fu, negli anni, solo rispetto al Garden Resort di Pizzo. Ricordo – ha evidenziato il collaboratore – che all’incirca nel 2012/2013, comunque sicuramente nell’anno quando si sposò mia sorella, Rocco Anello, il figlio di Tommaso Anello di Filadelfia, una volta mi propose di acquisire i clienti del Garden Resort, ma io rifiutai perché avevo già i miei clienti; preciso che, in relazione a questo villaggio, gli Anello avevano già il controllo della guardiania, da sempre; la struttura denominata “Olivara”, invece, – ha concluso il collaboratore – era controllata da Gerardo La Rosa”. I fratelli Antonio e Francesco La Rosa – imputati nel maxiprocesso Rinascita Scott – si trovan attualmente detenuti in regime di carcere duro (41 bis dell’ordinamento penitenziario).

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