‘Ndrangheta e narcotraffico dal Vibonese a Milano: venti condanne
Va a sentenza il troncone in abbreviato dell’operazione Medoro contro le ramificazioni in Lombardia del clan Mancuso
Arriva la sentenza in abbreviato dinanzi al gup del Tribunale di Milano, Guido Salvini, nel processo nato dall’operazione della Dda denominata “Medoro”. Fra loro ci sono anche diversi imputati del Vibonese. Associazione mafiosa e associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico i principali reati contestati ma dai quali gli imputati sono stati assolti e condannati solo per i reati-fine. Questa la sentenza: 12 anni e 60mila euro di multa per Luigi Aquilano, 45 anni, di Nicotera, residente a Milano (genero del boss di Limbadi Antonio Mancuso). Per lui erano stati chiesti 18 anni (difeso dall’avvocato Paride Scinica); 2 anni e 4 mesi, più 20mila euro di multa per Damiano Aquilano, 39 anni, di Milano, residente a Solaro (Mi) (già coinvolto nell’operazione “Ossessione” della Dda di Catanzaro). Erano stati chiesti 3 anni; 3 anni Nazzareno Calaio, 54 anni, di Milano (chiesti 3 anni); 4 anni Salvatore Comerci, 38 anni, (genero del boss Mancuso Antonio) di Nicotera (chiesti 14 anni, difeso dagli avvocati Paride Scinica e Giuseppe Di Renzo); 4 anni Giuseppe D’Angelo, 44 anni, di Nicotera, erano stati chiesti 3 anni e 8 mesi (avvocato Francesco Capria); 4 anni e 16mila euro Rosario D’Angelo, 39 anni, di Nicotera, residente a Bresso, chiesti 3 anni e 8 mesi (avvocato Giuseppe Spinelli); 2 anni e 8 mesi Francesco Orazio Desiderato, 49 anni, di Nicotera, residente a Berlassina (Mb) chiesti 9 anni (avvocati Beatrice Saldarini e avv. Francesco Capria); 5 anni e 24mila euro di multa per Giuseppe Di Giacco, 38 anni, di Badia di Limbadi, residente a Milano, chiesti 14 anni (avvocato Michelangelo Miceli); 2 anni Cosimo Michele Iozzolino, 62 anni, di Corigliano Calabro, residente a Milano chiesti 3 anni (avvocato Paride Scinica); 4 anni e 20mila euro di multa Nicola La Valle, 53 anni, nativo di Reggio Calabria ma residente a Milano (chiesti 12 anni); 2 anni e 8 mesi Luciano Lioniello, 47 anni, nato a Roma, residente ad Ibiza (chiesti 9 anni); 4 anni e 16mila euro Alessandro Marangi, 52 anni, di Milano (chiesti 3 anni); 5 anni e 30mila euro Giorgio Mariani, 65 anni, di Milano (chiesti 12 anni); 2 anni e 8 mesi Massimiliano Mazzanti, 51 anni, di Milano (chiesti 3 anni); 3 anni e 6 mesi Paolo Mesiano, 47 anni, di Mileto, residente a Monza (indagato anche nella recente operazione Maestrale Carthago) – chiesti 3 anni e 8 mesi – (avvocati Michelangelo Miceli e Leopoldo Marchese); 3 anni e 6 mesi Antonio Messineo, 42 anni, di Locri (chiesti 3 anni e 6 mesi); 4 anni e 20mila euro di multa Ylber Mezja, 47 anni, albanese residente a Baranzate (chiesti 4 anni); 3 anni e 4 mesi Fortunato Palmieri, 38 anni, di Mileto, (chiesti 3 anni e 9 mesi, difeso dagli avvocati Gianfranco Giunta e Michelangelo Miceli); 4 anni e 16mila euro di multa Vito Scravaglieri, 48 anni, di Nova Milanese (chiesti 3 anni e 8 mesi); 2 anni e 8 mesi Giovanni Vecchio, 65 anni, di Nicotera, (chiesti 7 anni, difeso dall’avvocato Paride Scinica). Tutti gli imputati sono stati condannati al pagamento delle spese processuali. Tre anni di libertà vigilata per Luigi Aquilano, due anni per Salvatore Comerci, Francesco Orazio Desiderato, Giuseppe Di Giacco, Nicola La Valle, Giorgio Mariani e Giovanni Vecchio. Un anno di libertà vigilata per: Nazzareno Calaio, Giuseppe D’Angelo, Rosario D’Angelo, Alessandro Marangi, Massimiliano Mazzanti, Paolo Mesiano, Antonio Messineo, Ilber Mezja, Fortunato Palmieri, Vito Scravaglieri. Assoluzioni per alcuni capi di imputazione incassano Giuseppe Di Giacco, Luigi Aquilano e Ilber Mezja. Per altri episodi emersi nell’indagine il giudice la trasmissione degli atti alla Dda di Catanzaro in merito alle posizioni di Luigi Aquilano e Salvatore Comerci.
Le accuse
A Luigi Aquilano, Salvatore Comerci, Francesco Orazio Desiderato, Giuseppe Di Giacco, Nicola La Valle, Giorgio Mariani e Giovanni Vecchio veniva contestato il reato di associazione mafiosa avendo operato in Lombardia – secondo l’accusa – per conto di alcuni locali di ‘ndrangheta. In particolare, Luigi Aquilano avrebbe mantenuto contatti con il clan Mancuso di Limbadi mentre l’associazione avrebbe creato un collegamento pure con Ibiza, in Spagna. L’associazione avrebbe cercato di assicurarsi il controllo di diverse attività economiche, in particolare nel settore della somministrazione di alimenti e bevande, oltre a i servizi di sicurezza in Italia ed all’estero. Promotore e vertice dell’associazione dedita al narcotraffico veniva indicato Luigi Aquilano, che ha sposato una figlia del boss Antonio Mancuso (cl ’38). Avrebbe inoltre partecipato ad una riunione con esponenti di altra famiglia di ‘ndrangheta allo stato non identificati, al fine di dirimere una controversia sorta per un debito contratto da Giuseppe Baratta per la fornitura di stupefacente. A Luigi Aquilano sarebbero finiti pure i soldi provento dei delitti dell’associazione. Il denaro sarebbe stato distribuito dallo stesso Aquilano fra gli associati, provvedendo anche al sostentamento dei detenuti e al pagamento delle spese legali. Salvatore Comerci, anche lui genero del boss Antonio Mancuso per aver sposato altra figlia, era accusato di aver coadiuvato il cognato Luigi Aquilano nel comando dell’associazione mafiosa e nel traffico di sostanze stupefacenti. Nicola La Valle sarebbe stato, invece, uomo di “massima fiducia” di Luigi Aquilano.
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