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Le origini di Zungri e l’evoluzione dei paesi del Poro nella ricerca dello studioso Sorrentino – Video

L’evoluzione delle dinamiche insediative nell’area di Mesiano e Briatico Vecchio al centro del lavoro del presidente pro loco Zungri: «Una ricerca per consentire ai giovani di recuperare il senso si identità e appartenenza ad un dignitoso centro rurale»

Le origini di Zungri e l’evoluzione dei paesi del Poro nella ricerca dello studioso Sorrentino – Video
Antiche abitazioni e in basso a destra i resti del castello di Mesiano

È un viaggio capace di dipanare le tante curiosità sulle dinamiche abitative che dall’età romana all’età normanno-sveva hanno interessato una vasta area di comprensorio vibonese, delle coste alla zona del Poro. Un lavoro documentale, quello portato avanti da Eugenio Sorrentino, presidente della locale Pro loco e attivissimo ricercatore e studioso, che si è tradotto nella pubblicazione di un interessante volume. Il libro, edito Libritalia, si concentra su “Zungri e Zunculi dinamiche insediative nell’area di Mesiano Vecchio e Briatico Vecchio”. «Il volume -spiega Sorrentino- nasce certamente dalla personale esigenza di conoscere i processi di varia natura che hanno determinato la nascita ed evoluzione del mio paese. Ma, ancor di più, dal desiderio di offrire soprattutto alle giovani generazioni della mia comunità elementi e strumenti di conoscenza a cui attingere per recuperare o rinvigorire il proprio senso di identità e di appartenenza ad un laborioso e dignitoso centro rurale del Poro». Un paese «la cui origine ed il cui operato portano all’età tardo antica, alla riorganizzazione territoriale bizantina del IX secolo, al monachesimo italo-greco, alla costruzione del castello di Mesiano Vecchio».

Viaggio nei secoli

Ma non solo. “Zungri e Zunculi”, per altri aspetti «rappresenta il completamento di un percorso di ricerca complesso e multidisciplinare interessato dalla pubblicazione con Libritalia di più lavori: – Zungri 1899-1909. Il decennio dell’odio (2013); – La comunità di Zungri e il suo cammino nella storia (2018); – La chiesa e il quadro della Madonna della Neve (2019). Lavori fortemente legati tra di loro da un comune filo conduttore e da storie personali e collettive al centro dei quali vi è la comunità di Zungri e, in particolare, la conflittuale e aspra contrapposizione che fino al recente passato ha caratterizzato le relazioni tra i predominanti gruppi familiari che si contendevano la conquista e la gestione del potere municipale». A ciò si è aggiunta la storia sociale ed economica della comunità locale «dalle prime fonti scritte alla fine della società contadina (seconda metà del secolo scorso); e la profonda religiosità e il ravvicinato rapporto intercorso tra tutti i membri della comunità di Zungri e la Chiesa locale».

Il lavoro di ricerca e la carenza di fonti

La ricerca di Sorrentino si è inevitabilmente scontrata con le poche fonti a disposizione. Una mancanza provocata perlopiù dai vari terremoti che hanno devastato il territorio calabrese e di conseguenza archivi e conventi dove il materiale documentale era custodito. Anche quanto ospitato presso l’Archivio di Napoli, bombardato durante la seconda guerra mondiale, andò irrimediabilmente perduto. Pertanto la «conoscenza del periodo e dell’area è condizionata dalla carenza di fonti scritte e di testimonianze materiali. Per cui è stato possibile solo tracciare le linee generali dei processi abitativi, desumendole dal più ampio contesto politico ed economico di cui questo territorio è stato teatro». Si può tuttavia «ritenere che ad orientare il popolamento e lo sfruttamento produttivo dell’area abbiano concorso convergenti esigenze del potere politico e della grande proprietà terriera». In questo scenario la nascita di numerosi villaggi rurali dell’altopiano del Poro «emerge come effetto e prodotto di scelte politiche ed economiche che, di volta in volta e nel corso del tempo, conducono alle villae romane di Papaglionti e Macrone; alle Massae di Tropea e di Nicotera; al demanio bizantino; al monachesimo italo-greco e latino; allo Stato di Mesiano.  

L’insediamento degli Sbariati

Le grotte di Zungri

Zungri è conosciuta per la presenza delle grotte, site nella Valle degli Sbariati. Un insediamento rupestre dalle origini non ancora ufficialmente note. Pare che l’area delle grotte sia stata anticamente abitata da monaci in fuga dall’Oriente. Con la pubblicazione, Sorrentino ha avuto modo di occuparsi di temi legati al sito storico-archeologico: «Traendo spunto da notizie acquisite da persone realmente appartenenti alla famiglia zungrese degli Sbariati, è stata esaminata l’origine del toponimo (finora accostato a vicende il più delle volte fantasiose) prospettando un’inedita e presumibilmente definitiva interpretazione del termine». Ma non solo. Sono stati avanzate ipotesi sulla nascita e scomparsa del villaggio di Zunculi. Il lavoro ha puntato a riempire di uomini e della loro storia la parte sommitale dell’altopiano del Poro. Per fornire alle comunità di Zungri e del Poro strumenti di conoscenza ed elementi utili a rinvigorire una comune storia e un’unica identità culturale, profondamente legate al territorio di appartenenza, alla sua religiosità, alle sue condizioni di vita, alle forme di organizzazione umana e sociale succedutesi nel tempo. Ma anche per dare il dovuto riconoscimento e risalto alla sua componente umile, formata da contadini e braccianti da intendere «non come un semplice numero iscritto in una rilevazione fiscale ma come corpo vivo e vitale di una società che, attraverso quel numero tutto da intrepretare e comprendere, ha lasciato traccia del suo passaggio».

La prefazione è a cura del giornalista Antonio Fiamingo che fin dalle prime battute rimarca l’importanza del lavoro di Sorrentino: «Fa emergere – si fa rilevare – aspetti che spesso sono del tutto taciuti nei libri di scuola, e che però si fanno sempre largo nei costumi, nella forma mentis, nella cultura e nella lingua, anche attuali, come ad esempio il fatto che la Calabria Ultra sia più greca che latina, o che la convivenza (forzata) con gli arabi tre il IX e l’XI secolo abbia avuto anche effetti positivi, o ancora che le fortissime analogie architettoniche tra il villaggio rupestre e le case del centro storico di Zungri suggeriscano certe implicazioni economiche». Inoltre l’autore ha avuto il merito di raccogliere «i dati storici e archeologici più recenti per fare una sintesi finalmente comprensibile ai più, e sfata alcuni miti sull’Insediamento rupestre di Zungri, ad esempio quello della genesi di matrice monastica, o quello inerente alle origini della locuzione “degli Sbariati” riferito alle grotte stesse». Uno studio che punta al recupero della memoria e al contempo ha il merito «di avanzare delle ipotesi e proposte interpretative estremamente affascinanti circa la storia di Zungri».

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