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Vibo Marina e depositi costieri: ridurre il rischio idrogeologico, poi la delocalizzazione

Antonio Montesanti ricorda come niente è stato fatto per mitigare il rischio idrogeologico e come tutto il territorio sia ancora oggi classificato R4

Vibo Marina e depositi costieri: ridurre il rischio idrogeologico, poi la delocalizzazione
Una veduta su Vibo Marina
L’alluvione del 2006 a Vibo Marina e nel riquadro il professore Versace

Ancora acceso il dibattito sui depositi costieri e sulla loro possibile delocalizzazione. Questa volta ad entrare nel merito della questione è Antonio Montesanti, storico locale e artista, che parte dall’ordinanza n.61 del 2008 emessa dal commissario per l’Emergenza in conseguenza dell’alluvione del 2006 che imponeva alle imprese la loro delocalizzazione, entro dodici mesi, in aree più sicure e in aree già individuate nello stesso territorio costiero. Si era deciso di liberare il centro abitato da una delle servitù più pesanti per il cittadino, ma quanto stabilito dall’ordinanza regionale non è stato mai attuato in quanto l’elaborazione quasi contestuale del “Piano Versace” aveva nel frattempo classificato a R4 (livello di massimo rischio idrogeologico) l’intero territorio costiero. Oltre all’eliminazione del rischio industriale (la tragedia di Viareggio del 2009 aveva nel frattempo insegnato qualcosa), la delocalizzazione avrebbe consentito di restituire alla cittadina portuale migliaia di metri quadrati di aree, cosa che avrebbe consentito di procedere finalmente a una vera riqualificazione urbana. L’operazione avrebbe potuto essere, in buona parte, finanziata con l’immissione sul mercato delle aree ex industriali, destinandone una fetta a un grande parco pubblico a parziale risarcimento dei danni ambientali prodotti in tutti questi anni. Ma non solo: le vaste superfici così liberate avrebbero potuto essere utilizzate da “polmone” per il porto, restituendo alla cittadina un’immagine meno degradata di quella attuale, premessa indispensabile per un possibile rilancio nel settore turistico.
“Puntualmente, con la stagione estiva – afferma Montesanti – riemerge il problema della delocalizzazione dei depositi costieri, tutti esperti di turismo e sicurezza. Puntualmente, però, dimenticano che nessuno ha fatto nulla per mettere in sicurezza la zona costiera del comune di Vibo Valentia, che ancora oggi è per intero R4 (il livello massimo di rischio idrogeologico), così come lo era prima dell’alluvione del 2006. Per cui, quando parliamo di delocalizzazione, mi chiedo dove pensano si possano spostare i depositi. In un altro Comune?. Finché l’area costiera non verrà messa in sicurezza, scendendo almeno ad R2 – rimarca Montesanti – lo spostamento dovrebbe avvenire solo in un altro Comune. Ma quale altro Comune costiero limitrofo possiede un porto sicuro per consentire l’attracco di petroliere? E allora ditelo chiaramente – questa la conclusione di Montesanti – che non volete più i depositi petroliferi nel comune di Vibo Valentia e che in realtà della sicurezza dei cittadini non vi interessa un fico secco, altrimenti la riduzione del fattore di rischio idrogeologico sarebbe stato il primo problema da affrontare e risolvere, ben prima del rischio dei depositi costieri”.

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