Il Corsivo | Comune di Vibo: nella rimodulazione della giunta il fallimento dell’esperienza Limardo
Il primo cittadino “costretta” a ridistribuire le deleghe ad alcuni assessori dopo l’ingresso nell’esecutivo di un solo nuovo componente. Gli scenari futuri, i silenzi imbarazzati e ciò che gli “attori” politici locali non riescono ad intravedere
E’ un esecutivo comunale che naviga a vista – anzi al momento non naviga affatto in attesa di un vento alle “vele” che rischia di non soffiare più – quello targato Maria Limardo che ritiene di aver “superato” la “crisi” politica aperta dal gruppo politico “Città futura” di Vito Pitaro e compagni nominando un solo nuovo assessore al posto dei tre dimissionari (Giovanni Russo, Rosamaria Chiaravalloti e Antonella Tripodi), ridistribuendo per il resto le deleghe detenute da chi ha inteso lasciare. Il nevralgico settore dei lavori pubblici – gestito sino alle dimissioni da Giovanni Russo – passa così all’assessore Carmen Corrado che già deteneva la delega al Commercio, mentre l’assessore all’Urbanistica (nonché vicesindaco), Pasquale Scalamogna, ottiene anche la delega alla Cultura. All’assessore all’Ambiente, Vincenzo Bruni, vanno anche le Politiche sociali, con gli Eventi che restano in mano al sindaco Maria Limardo e con un nulla cambia per Maria Teresa Nardo che resta assessore al bilancio, ai tributi e alle finanze. E se il primo cittadino ha sempre rimarcato – dinanzi a chi le faceva presente gli scarsi risultati del suo esecutivo – di aver ereditato una situazione difficile dalla precedente amministrazione (targata Elio Costa), ciò non ha costituito di certo un ostacolo nel nominare ora quale nuovo assessore la consigliera Katia Franzè – che già era stata nella giunta Costa – così come nel 2019 non è stato un ostacolo “imbarcarsi” dentro la propria maggioranza tutto il “gruppo Pitaro” che proveniva da quel Pd di cui (a parole) si blaterava una forte presa di distanza politica. Alla Franzè vanno le deleghe agli Affari generali, al contenzioso, al decoro urbano ed alle Risorse umane. Resta al suo posto, infine, l’assessore all’Innovazione tecnologica Michele Falduto, già in precedenza “spogliato” di alcune deleghe ma che mantiene comunque la “poltrona” in giunta (3.835,30 euro al mese al pari degli altri assessori) in quota Fratelli d’Italia, pur potendo contare tale partito in Consiglio comunale su un solo consigliere che però Wanda Ferro – quando il nome di Leoluca Curello è stato fatto in aula dal pentito Mantella nel corso del processo Rinascita Scott – si è affrettata a sottolineare che “non è mai stato tesserato a Fdi”. In tale contesto è chiaro che le sorti dell’amministrazione Limardo sono – alla luce dei numeri in Consiglio – in mano al gruppo “Città Futura” che per ora ha assicurato un appoggio esterno all’esecutivo comunale, ma la situazione potrebbe precipitare (politicamente parlando) da un momento all’altro e, comunque, il dato politico più rilevante è il superamento (ormai nei fatti) del sindaco Maria Limardo. Un primo cittadino che aveva promesso un cambiamento immediato in campagna elettorale sulla scorta di slogan rimasti, appunto, solo degli slogan (impegni “subito” e “voltiamo storia”) e che (al di là delle ore passate in Municipio che nessuno nega) rischia di essere ricordata solo per il taglio di nastri in occasione dell’apertura di supermercati privati e nuovi esercizi commerciali (McDonald’s) o, al massimo, di strade interpoderali “salutate” come superstrade che dovevano “attrarre maggiori afflussi turistici anche nell’ambito di Vibo Capitale del libro” (Maria Limardo dixit) e che invece sono state chiuse ai non residenti – come quella di località Candrilli, a ridosso del Cancello Rosso – in quanto pericolose. L’isolamento politico del primo cittadino, del resto, è palese laddove si pensa che oltre a Katia Franzè nessuno si è dichiarato disponibile in questi giorni ad entrare nella nuova giunta comunale (saltati i nomi dell’architetto Consoli e dell’ex assessore Rotino), vedendosi il sindaco costretta ad assegnare – “in attesa di tempi migliori” che potrebbero non arrivare più – deleghe importati come la cultura ed i lavori pubblici ad assessori già alle prese con altre impegnative materie. A fronte di tutto ciò si registrano – e fanno rumore – da un lato i silenzi sull’evolversi della crisi politica da parte del partito di Forza Italia (unico rimasto accanto al sindaco), dall’altro il “ritiro” dalla scena politica comunale da parte del deputato Giuseppe Mangialavori che solo nel maggio scorso ad una radio locale annunciava che “Vibo sta cambiando volto grazie al sindaco Limardo e ad un centrodestra compatto che quando si ritroverà attorno ad un tavolo non potrà che rinnovare la fiducia al primo cittadino che si sta spendendo per la città ogni giorno della sua vita”. Previsioni politiche morte e sepolte (e mai meno indovinate) a neanche due mesi di distanza e che vedono “Città Futura” e il gruppo Pitaro fuori dall’esecutivo comunale ed in “rotta di collisione” proprio con il sindaco Maria Limardo. Restano a questo punto gli scenari politici futuri, quelli che partiti e movimenti cittadini – di destra, sinistra e centro – non sono stati sinora capaci di intravedere, intavolando “trattative” persino con chi nei prossimi mesi sarà per forza di cose – causa fattori “esterni” – fuori da ogni “gioco”. Ma questa è un’altra storia ancora tutta da scrivere – al pari delle altre motivazioni alla base della rottura tra il sindaco e “Città Futura” (e, soprattutto, con l’assessore ai lavori pubblici) – e chi vivrà, vedrà.
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