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Limbadi, volontari soccorrono cane randagio a proprie spese

Il racconto dell’Oipa: «Aveva bisogno di cure ma l’Asp aveva proposto di relegarlo temporaneamente in un terreno legandolo con una catena». Chiesto un tavolo tecnico per affrontare la questione randagismo

Limbadi, volontari soccorrono cane randagio a proprie spese

«A seguito dell’attuale chiusura del canile di Ricadi “Futuredil snc – il Mondo di Pluto”, l’Azienda sanitaria e i Comuni interessati (cioè quelli che erano convenzionati con quel canile) non hanno ancora trovato una soluzione alternativa per soccorrere i cani randagi che hanno bisogno di essere sottoposti alla procedura di “osservazione sanitaria” prevista, per legge, nel canile sanitario». Lo rileva l’Organizzazione internazionale protezione animali, Oipa di Vibo Valentia. «Stiamo vivendo un’emergenza nell’emergenza che già risulta essere il randagismo e lo dimostra una volta di più un episodio avvenuto nei giorni scorsi che ci ha visti costretti, insieme all’Associazione Argo di Vibo Valentia, a intervenire in alternativa al servizio pubblico», racconta la delegata Oipa locale, Samantha Mercadante. «Ci hanno segnalato un povero cane di circa due anni consumato dalla rogna che stazionava da giorni nel Comune di Limbadi dopo che erano cadute nel vuoto diverse richieste d’intervento di cittadini agli organi competenti. Da sottolineare che l’articolo 2 del decreto del Commissario ad acta n. 67/2018 prevede che debba esser l’Asp, anche in assenza di canile sanitario, a provvedere ad individuare una soluzione alternativa».

La lotta al randagismo

L’area A del Servizio veterinario, che si occupa di prevenzione e lotta al randagismo nonché del controllo delle malattie infettive degli animali, è quindi intervenuta sul posto prestando le prime cure all’animale.  «Ma, essendo chiuso il canile convenzionato con il Comune in cui si trovava, e non essendovi nella provincia un canile sanitario di competenza, la stessa Asp avrebbe “consigliato” ai vigili urbani di trovare un terreno confinato dove collocare il cane per 15 giorni, legandolo con una catena di cinque metri, e di fornirgli un riparo, cibo e acqua (vedi foto)», continua Mercadante. «Stiamo parlando di un cane affetto da “rogna sarcoptica”, così come si legge nella comunicazione di affido temporaneo che abbiamo ricevuto dal Servizio veterinario. A nostro avviso, questa procedura è piuttosto lontana dal rispetto della legge per la tutela del benessere animale e della salute pubblica. È vero che nella Regione Calabria, purtroppo, ancora non è vietato tenere i cani a catena, ma ricordiamo che in ogni caso la catena può essere utilizzata solo “per un numero limitato di ore al giorno”. E, in questo caso, la decisione di legare a catena in un campo “accessibile” a chiunque – compresi altri animali e con tutti i conseguenti pericoli – un cane bisognoso di cure, con rogna sarcoptica e, quindi, con rischio di zoonosi, è errata e non conforme a normativa».

L’impegno dei volontari

La storia ha un finale diverso solo grazie all’impegno dei volontari dell’Oipa, che ha chiesto nuovamente l’intervento del Servizio veterinario. «Dalle 17, abbiamo atteso l’arrivo dell’Asp fino alle 20.30 circa, dopo diverse sollecitazione del sindaco, che ringraziamo per essere rimasto con noi fino alle 22 affinché si risolvesse la situazione», spiega la delegata Oipa. «A tarda sera, quindi, il cane è stato condotto in clinica per una notte e il giorno seguente affidato a noi volontari, che purtroppo ancora ad oggi dobbiamo sopperire alle carenze dell’Amministrazione pubblica. Visto e considerato il momento di vera emergenza-randagismo che sta vivendo la tutta la provincia di Vibo, chiederemo un tavolo tecnico con le istituzioni responsabili, Asp e Comuni, affinché si possa collaborare per cercare una soluzione, senza escludere, in caso di esito negativo, un’istanza specifica al Ministero della Salute».

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