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“Demetra 2”: chieste sei condanne in appello, definitive le assoluzioni per omicidio

La Procura chiede la conferma della sentenza di primo grado per l’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Non vi è prova, invece, che due degli imputati avrebbero accettato di fabbricare la radio-bomba costata la vita a Matteo Vinci a Limbadi

“Demetra 2”: chieste sei condanne in appello, definitive le assoluzioni per omicidio
La Corte d'Appello di Catanzaro
Vito Barbara

La Procura generale di Catanzaro ha chiesto alla Corte d’Appello la conferma delle sei condanne emesse il 26 luglio dello scorso anno dal gup distrettuale Marco Ferrante, al termine del processo con rito abbreviato nato dall’operazione antimafia denominata “Demetra 2” celebrato a Catanzaro con rito abbreviato dinanzi al gup distrettuale Marco Ferrante. Queste, quindi, le richieste di condanna: 10 anni e 8 mesi per Filippo De Marco, 43 anni (difeso dagli avvocati Giuseppe Orecchio e Vincenzo Cicino); 10 anni per Antonio Criniti, 32 anni (assistito dall’avvocato Pamela Tassone) 16 anni per Vito Barbara, 32 anni, di Spadola ma residente a Limbadi (genero di Rosaria Mancuso); 8 anni per Domenico Bertucci, 30 anni, di Spadola; 9 anni per Pantaleone Mancuso, 60 anni, di Limbadi; 3 anni e 9 mesi per Alessandro Mancuso, 25 anni, di Limbadi. In primo grado la Dda aveva chiesto la condanna all’ergastolo per Filippo De Marco e Antonio Criniti, ma l’accusa non ha retto sul punto ed i due imputati dalla contestazione di concorso nell’omicidio del biologo Matteo Vinci (saltato in aria con un’autobomba) sono stati assolti dal giudice. Le due assoluzioni non sono state appellate dall’ufficio di Procura divenendo così definitive.

Sara Scarpulla e Francesco Vinci

Filippo De Marco e Antonio Criniti – secondo l’originaria accusa – per sdebitarsi della cessione di sostanze stupefacenti per il costo di settemila euro, avrebbero fabbricato e materialmente posizionato la micidiale bomba che ha fatto saltare in aria l’auto sulla quale il 9 aprile 2018 viaggiavano Matteo Vinci, deceduto, ed il padre Francesco Vinci che è rimasto gravemente ferito.  I reati erano tutti aggravati dalle modalità e dalle finalità mafiose. I mandanti della spedizione di morte venivano indicati in Rosaria Mancuso, 67 anni, e nel genero Vito Barbara, 32 anni, i quali per tale accusa hanno seguito il processo con rito ordinario dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro e condannati nel dicembre 2021 alla pena dell’ergastolo.
Criniti e De Marco avrebbero approfittato di un momento in cui Francesco Vinci si trovava in una zona isolata in compagnia solo del figlio Matteo Vinci per portare a termine l’azione criminale culminata con l’esplosione della radio-bomba. L’accusa di omicidio, tentato omicidio, danneggiamento, porto illegale di esplosivo ed estorsione non ha però per loro retto già in primo grado, essendo stati gli imputati condannati solo per il reato di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico; Pantaleone Mancuso (cl. ’63) e il nipote Alessandro Mancusonessun legame di parentela diretta con la più famosa famiglia dei Mancuso di Limbadi – in concorso con Vito Barbara, Antonio Criniti, Filippo De Marco e Domenico Bertucci erano accusati di essersi associati stabilmente per la coltivazione, trasporto, spaccio e cessione di sostanze stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana).

Gli stupefacenti

L’autobomba di Limbadi e Matteo Vinci

Quale promotore, direttore ed organizzatore dell’associazione veniva indicato Vito Barbara, mentre Antonio Criniti e Filippo De Marco si sarebbero occupati delle modalità di approvvigionamento dello stupefacente. Partecipi all’associazione venivano indicati Pantaleone Mancuso, Alessandro Mancuso e Domenico Bertucci, con Vito Barbara che, grazie all’intermedizione di Pantaleone Mancuso, avrebbe acquistato per conto di soggetti ancora da identificare dieci chili di stupefacente. Nel maggio 2018, Vito Barbara e Pantaleone Mancuso avrebbero poi acquistato sostanza stupefacente, del tipo marijuana, per un quantitativo pari a circa cinque chili da due persone di Rosarno.
I genitori di Matteo Vinci nei confronti di Filippo De Marco e Antonio Criniti si erano costituiti parte civile con l’avvocato Giuseppe De Pace.

Vito Barbara è difeso dagli avvocati Giovanni Vecchio e Fabio Costarella, Domenico Bertucci eè assistito dagli avvocati Domenico Rosso e Luca Cianferoni, Antonio Criniti dall’avvocato Pamela Tassone, Filippo De Marco dagli avvocati Giuseppe Orecchio e Vincenzo Cicino, Pantaleone Mancuso dall’avvocato Francesco Schimio, Alessandro Mancuso dall’avvocato Salvatore Campisi.

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