Rinascita Scott: il Comune di Vibo parte civile ed il sindaco Limardo fotografata in strada con l’imputato
Mercoledì il procuratore Nicola Gratteri ha chiesto la condanna a 5 anni e 4 mesi anche per il gioielliere Vittorio Tedeschi, accusato di concorso in tentata estorsione aggravata dalle finalità mafiose. Nel novembre scorso è stato "beccato" dal fotografo Tonio Verilio mentre si salutava affettuosamente con il primo cittadino Maria Limardo, con foto poi postate su Facebook con tanto di Tag sulle bacheche dei due protagonisti
Si fa presto in Calabria a dire “Comuni parti civili in ogni processo di mafia”. Basta infatti una delibera di giunta, l’affidamento ad un legale per rappresentare l’ente in Tribunale e poi depositare una memoria scritta al termine della requisitoria dell’ufficio di Procura di turno e il “gioco” è fatto. O quasi. Si salva la “faccia” con l’opinione pubblica e con la Dda, si zittiscono (o quasi) i giornalisti “rompiscatole” e ci si mette al riparo da eventuali interventi critici delle forze di opposizione in caso di mancata costituzione dell’ente quale parte civile. Ma non tutto è sempre così semplice e non tutto fila sempre liscio. Specie se agli atti formali di costituzione di parte civile non seguono poi comportamenti sostanziali capaci di far ben comprendere all’opinione pubblica, dentro e fuori dalle aule di giustizia, dove sta chiaramente collocato il Comune costituito parte civile e quale contributo abbia dato in concreto nell’affiancare la pubblica accusa (Dda di Catanzaro, in questo caso) rappresentando in aula l’accusa privata. Già, perché per chi non lo sapesse, tutti gli enti locali (Comuni e Province), così come altri enti pubblici (Regioni o Ministeri), nel momento in cui decidono di costituirsi parti civili nei processi di mafia vuol dire che hanno già compiuto quel vaglio preliminare sulle responsabilità penali degli imputati necessario poi per associarsi sia all’impostazione accusatoria delineata dall’ufficio di Procura e sia alle sue richieste finali di pena. E’ quanto fatto dal Comune di Vibo Valentia nel maxiprocesso Rinascita Scott che mercoledì sera, dopo le richieste di pena formulate in aula dal procuratore Nicola Gratteri, con l’avvocato dell’ente Maristella Paolì si è associato alle richieste della Dda rassegnando al Tribunale collegiale di Vibo Valentia conclusioni scritte per avanzare richiesta di risarcimento dei danni nei confronti degli imputati che, con le loro condotte mafiose (reato associativo e reati aggravati dalle finalità mafiose), hanno finito per ledere l’immagine dell’ente. Sin qui tutto bene o quasi.
Nessuna domanda e nessun intervento del Comune di Vibo
O quasi perché – per chi ha seguito il maxiprocesso in aula nelle varie udienze –, fermo restando che ogni avvocato esercita come meglio crede il mandato difensivo che gli è stato conferito dal proprio cliente, non si può non registrare i pochi, pochissimi interventi in aula nel corso del maxiprocesso da parte dell’avvocato che rappresenta il Comune di Vibo Valentia. E quando si rappresenta processualmente in aula un ente pubblico, quindi di tutti i cittadini, è logico che anche le condotte in aula si prestano (molto di più di chi rappresenta dei privati costituiti parti civili) a critiche ed osservazioni. Quasi mai si sono infatti registrate in aula, nel corso del dibattimento, domande ai testi, chiamati a deporre dalla pubblica accusa, da parte del legale che rappresenta il Comune di Vibo (al pari di altri legali, eccezione per qualcuno, che rappresentano altri Comuni costituiti parti civile), neanche quando in aula – ad esempio – alcuni collaboratori di giustizia come Bartolomeo Arena o Andrea Mantella hanno tirato fuori vicende che chiamavano direttamente in causa proprio gli uffici comunali, alcuni consiglieri o loro stretti congiunti. Zero domande in tali casi e quindi nessun contributo processuale per affiancare concretamente la pubblica accusa in aula nell’esplorazione di alcuni argomenti.
Il sindaco che saluta l’imputato
Dicevamo del valore anche simbolico dei Comuni parti civili nei processi di mafia, per far ben comprendere all’opinione pubblica da che parte sta l’ente locale – la casa di tutti i cittadini – nell’azione di contrasto al fenomeno mafioso. E dicevamo anche che processualmente qualunque parte civile deve affiancare la pubblica accusa nel cercare di dimostrare al Tribunale la penale responsabilità degli imputati contro cui ci si sente parti lese tanto da decidere di stare in giudizio rappresentando l’accusa privata. Quale valore simbolico avrebbe però per l’opinione pubblica se un qualunque Pm d’Italia si accompagnasse in gesti amichevoli ed affettuosi fuori dalle aule di giustizia con questo o quell’altro imputato? Ve lo immaginate un Nicola Gratteri o qualunque pm che ha rappresentato la pubblica accusa nel maxiprocesso Rinascita Scott (Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci, Andrea Mancuso) intrattenersi a salutare affettuosamente un imputato del processo? No, non lo immaginiamo perché, semplicemente, mai è accaduto e mai potrebbe accadere. Anzi, ricordiamo perfettamente che nel corso di un’udienza il Pm Annamaria Frustaci ed il procuratore Nicola Gratteri non hanno potuto non segnalare al Tribunale di Vibo che uno dei periti nominati dal Collegio per le trascrizioni delle intercettazioni era stato visto fuori dall’aula prendere il caffè ed intrattenersi con uno degli imputati del maxiprocesso. Ebbene, a fronte di tutto ciò – ora che si è arrivati alle richieste di pena finali – non si può non registrare un “episodio” che vede per protagonista il sindaco di Vibo Valentia, Maria Limardo, che sin da subito ha deciso che il Comune (che il prino cittadino rappresenta legalmente) dovesse (giustamente) costituirsi parte civile nel maxiprocesso Rinascita Scott.
E’ l’8 novembre 2022 quando l’ottimo fotografo vibonese Tonio Verilio – noto per postare sulla propria bacheca Facebook momenti di vita nella città di Vibo raccontando attraverso gli scatti personaggi, luoghi ed eventi – pubblica tre foto quanto mai significative che ritraggono il sindaco di Vibo Valentia in una pubblica via del centro storico in compagnia del noto gioielliere Vittorio Tedeschi. “Un gran signore” scrive il fotografo Tonio Verilio nell’accompagnare la pubblicazione delle tre foto sia sulla propria bacheca Facebook (visibile a tutti), sia su quelle dello stesso Vittorio Tedeschi che di Maria Limardo (attraverso appositi Tag).
Le foto taggate sui profili del sindaco e dell’imputato
Per i meno esperti di Facebook, ciò significa che le foto pubblicate sul profilo e sulla bacheca del fotografo sono apparse e appaiono negli stessi termini e nelle stesse ed identiche modalità anche sulle bacheche Facebook del primo cittadino e di Vittorio Tedeschi. In sostanza, gli utenti che non hanno visto le foto sul profilo del fotografo Verilio possono averle viste sui profili Facebook del sindaco e del gioielliere. Nulla di male se non fosse che Vittorio Tedeschi è anche un imputato (a piede libero) del maxiprocesso Rinascita Scott, lo stesso processo dove il Comune di Vibo – legalmente rappresentato dal sindaco – è costituito parte civile sin dal gennaio 2021. E, ricordiamo, alle prime due udienze del maxiprocesso, accanto all’avvocato del Comune di Vibo (Maristella Paolì), era personalmente presente in aula anche il sindaco di Maria Limardo che aveva così voluto marcare anche visivamente la propria posizione accanto a quella della Procura, specie dopo le polemiche del novembre precedente (2020) che avevano visto il primo cittadino costretta a revocare l’incarico ad un suo assessore (Gaetano Pacienza) dopo un nostro articolo in cui sollevavamo l’assenza in aula a Vibo da parte del Comune nel troncone di Rinascita Scott che interessava quattro imputati (Pittelli, Lo Riggio, Calabretta e Rizzo), poi riuniti a gennaio 2021 al troncone principale. Stando così le cose, dunque, che senso ha il saluto affettuoso, la mano sul petto e l’accompagnarsi per strada in una pubblica via da parte del sindaco Maria Limardo con l’imputato Vittorio Tedeschi? Si può costituire l’ente parte civile e poi accompagnarsi ad un imputato, farsi beccare dal fotografo ed essere addirittura “taggati” sul proprio profilo Facebook senza “colpo ferire”? O in altri termini (se si preferisce): è concepibile spellarsi le mani ad ogni manifestazione a Vibo in cui è presente il procuratore Nicola Gratteri (giugno 2021, ad esempio a due passi dalla chiesa di San Giuseppe) e al tempo stesso intrattenersi con un imputato del maxiprocesso Rinascita Scott?
La richiesta di pena per Vittorio Tedeschi
Lo diciamo chiaramente ed a scanso di equivoci: Vittorio Tedeschi è presunto innocente sino a sentenza definitiva. Non perché lo dica la nostra testata o la Cartabia, ma più semplicemente perché lo impone la Costituzione. E questo vale per lui come per tutti gli imputati. Il discorso, però, è qui diverso ed attiene alle responsabilità politiche, comportamentali ed istituzionali di un sindaco che non smette di essere tale anche fuori dal palazzo municipale e che ha deciso di costituire il Comune (che appartiene a tutti i cittadini) parte civile nel maxiprocesso Rinascita Scott ovvero “il processo dei processi” come la stessa l’ha definito più volte pubblicamente. Per Vittorio Tedeschi, il procuratore Nicola Gratteri ha richiesto mercoledì scorso la condanna a 5 anni e 4 mesi di reclusione (più 5.500,00 euro di multa) per il reato di concorso in tentata estorsione aggravata dalle finalità mafiose. Secondo l’accusa, infatti, tramite “l’avvicinamento di Vittorio Tedeschi”, definito “amico” del boss di Limbadi Luigi Mancuso, nonché di Vincenzo Brancia (proprietario di un immobile a Vibo e parte lesa nel processo), gli imputati Maurizio e Mario Artusa, Gianfranco Ferrante ed Emanuele La Malfa avrebbero tentato di convincere Brancia a locare l’immobile di proprietà della nobildonna Anna De Riso Paparo, sito a Vibo Valentia su corso Vittorio Emanuele III n. 14, agli imprenditori Artusa che avevano intenzione di allestire proprio lì il loro negozio di abbigliamento. Accuse nei confronti di Vittorio Tedeschi di cui avevamo scritto ripetutamente con appositi articoli (e sappiamo quanto il sindaco di Vibo, Maria Limardo, ci legga, se non altro perchè proprio per via di un nostro pezzo è stata costretta a revocare l’incarico all’assessore Pacienza).
Per concludere: a nostro avviso la presenza del sindaco di Vibo accanto ad un imputato di Rinascita Scott (chiunque esso sia e al di là di una conoscenza di vecchia o nuova data con lo stesso) ci pare non solo inopportuna, ma finisce di fatto per svilire (anche visivamente) la costituzione di parte civile del Comune di Vibo nel maxiprocesso Rinascita Scott (al di là se poi l’avvocato dell’ente in aula non abbia fatto alcuna domanda ai testi ed al di là se abbia deciso di non discutere mercoledì neanche due secondi ma di prendere la parola unicamente per rappresentare il deposito di una memoria scritta). Non si può andare – lo ribadiamo – la mattina a salutare un imputato di Rinascita Scott e il pomeriggio (di un giorno qualsiasi) alla presentazione dei libri del procuratore Gratteri. Semplicemente non si può fare, al pari della presenza di altri componenti della sua giunta e della sua maggioranza intenti a farsi selfie con altri imputati di Rinascita Scott (magari di Vibo Marina) di cui ci occuperemo prossimamente. Solo per la cronaca rappresentiamo, infine, che i concorrenti nel reato contestato al gioielliere Vittorio Tedeschi rispondono anche per il reato di associazione mafiosa e nei loro confronti la Dda di Catanzaro ha chiesto le seguenti condanne: 29 anni per Mario Artusa, 26 anni per Maurizio Artusa, 26 anni per Gianfranco Ferrante e 22 anni per Emanuele La Malfa di Limbadi.
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