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Giuseppe Occhiato artista poliedrico, il suo estro rivive in una mostra a Mileto

L’esposizione è stata inaugurata nei giorni scorsi con una cerimonia alla quale ha preso parte anche la moglie Amelia Cirianni. Sarà possibile visitarla al Museo statale fino al 13 ottobre 

Giuseppe Occhiato artista poliedrico, il suo estro rivive in una mostra a Mileto

Sta registrando un grande successo la mostra “Giuseppe Occhiato-Arte e scrittura”, inaugurata nei giorni scorsi nel Museo statale di Mileto, diretto da Faustino Nigrelli. Alla cerimonia inaugurale della rassegna, dedicata allo studioso nato nella cittadina normanna e morto nel 2010, è stata presente anche la moglie Amelia Cirianni, giunta appositamente da Firenze, città dove Occhiato si era trasferito con la famiglia per motivi di lavoro. Tra gli intervenuti all’appuntamento svoltosi nel cortile adiacente alla struttura afferente al Polo museale della Calabria, guidato da Antoniella Cucciniello, quelli del vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Luigi Renzo, del sindaco Natino Giordano, del presidente dell’Accademia Milesia, nonché direttore dell’Archivio storico diocesano, monsignor Filippo Ramondino, di Giulia Fresca, co-curatore della mostra insieme a Mimmo Corrado, Franco Galante e Franco Valente, del professore Franco Calzone. Presente all’incontro, coordinato dal funzionario Mibac Giuseppe Currà, anche il prefetto emerito di Cosenza Antonio Reppucci, attuale commissario straordinario del Comune di Limbadi. 

Occhiato è ritenuto oggi uno dei più grandi scrittori italiani del ‘900. Oltre ad aver pubblicato illuminanti ricerche che hanno permesso di squarciare il velo che per anni ha coperto un frammento importante di storia calabrese, facente riferimento alla conquista del meridione d’Italia da parte dei normanni, avvenuta nell’anno mille, ed alla conseguente elevazione di Mileto a capitale della contea di Ruggero I d’Altavilla, negli anni si è occupato con passione di lingua dialettale ed ha scritto numerosi romanzi, tra i quali Oga Magoga (con le sue 1385 pagine il più lungo romanzo della letteratura calabrese) e l’Ultima Erranza. I suoi studi sono stati utilizzati in quasi tutte le campagne di scavo del periodo, intraprese in Calabria dagli archeologi. È stato lo stesso Occhiato, tra l’altro, uno degli artefici della nascita nel 1997 del Museo statale di Mileto, oggi importante punto di riferimento di storia medievale meridionale. 

La mostra “Giuseppe Occhiato-Arte e scrittura” rimarrà aperta sino al prossimo 13 ottobre ed è suddivisa in tre sezioni. La prima è dedicata agli studi storici e ai reperti recuperati, con l’esposizione del prezioso manoscritto del XVIII secolo “Memorie di Uriele Maria Napolione”, del Registro abbaziale, riguardante i battesimi svoltisi a cavallo tra il 1700 e il 1800, del manoscritto del 1777 “I miracoli di Fortunato”, attinente in questo caso al santo ritrovato nelle catacombe romane, il cui scheletro fu donato dal Papa dell’epoca alla cattedrale di Mileto. La seconda sezione punta sull’Occhiato scrittore. In questo contesto vengono presentate la tesi di laurea dedicata alla cattedrale di Gerace e i principali brani d’autore, tra cui lettere, manoscritti e revisioni di opere ripubblicate. Infine, lo spaccato sull’attività pittorica dell’artista, ai più sconosciuta e per certi versi sorprendente. Qui, a farla da padrone sono gli schizzi, i rilievi, ma soprattutto i dipinti da lui realizzati.

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