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Inchiesta Maestrale: i rapporti con l’ex presidente della Provincia di Vibo e i tentativi di avvicinarlo

La Dda di Catanzaro e i carabinieri ricostruiscono due episodi che chiamano in causa Salvatore Solano, attuale sindaco di Stefanaconi (non indagato in tale indagine). L’incontro tra i D’Amico e Fiarè e poi la visita ad una scuola di Pizzo monitorata dagli investigatori

Inchiesta Maestrale: i rapporti con l’ex presidente della Provincia di Vibo e i tentativi di avvicinarlo

Finisce negli atti dell’inchiesta Maestrale-Carthago anche l’ex presidente della Provincia di Vibo Valentia, Salvatore Solano, non indagato in tale indagine ma attualmente sotto processo nell’ambito dell’operazione della Dda di Catanzaro denominata Petrolmafie. In particolare, gli inquirenti hanno ricostruito due specifiche vicende che vedono per protagonisti soggetti diversi, da Piscopio a San Gregorio d’Ippona sino a Briatico. Importanti si sono rivelate in tale caso sia le intercettazioni che i servizi di osservazione sui luoghi degli incontri monitorati.

I D’Amico e Solano

Francesco Fiarè

Una delle vicende trattate nell’ambito dell’operazione Maestrale parte da un incontro del 23 maggio 2019 tra Francesco Fiarè, 43 anni, dentista, arrestato (figlio del boss Filippo Fiarè di san Gregorio d’Ippona) ed i fratelli Giuseppe e Antonio D’Amico di Piscopio (attualmente detenuti per Petrolmafie), primi cugini dell’ex presidente della Provincia di Vibo, Salvatore Solano, attuale sindaco di Stefanaconi. Francesco Fiarè ha necessità di sistemare una pratica amministrativa relativa all’apertura di un frantoio. L’incontro avviene nel piazzale della Dr Service di Maierato di proprietà dei D’Amico e Fiarè si sarebbe recato da loro al fine di richiedere l’aiuto dei medesimi per ottenere il buon esito di una pratica amministrativa d’interesse del suo accompagnatore, inerente la realizzazione di un frantoio. Per ottenere il risultato desiderato, i germani D’Amico proponevano di coinvolgere – evidenzia la Dda di Catanzaro – Salvatore Solano, cugino dei D’Amico nonché presidente della Provincia di Vibo Valentia.

Giuseppe D’Amico

In caso di esito negativo, a loro avviso, l’unica alternativa possibile sarebbe stata una via meno elegante, richiedendo l’intervento di  Francesco D’Angelo e di Luigi Mancuso”. Francesco D’Angelo, suocero di Giuseppe D’Amico, è attualmente imputato in Petrolmafie poiché indicato quale vertice del vecchio “locale” di ‘ndrangheta di Piscopio, legato per l’accusa a Luigi Mancuso di Limbadi. “In tale vicenda – ricostruisce la Dda di Catanzaro – erano coinvolti, quali possibili interlocutori del Fiarè, un uomo di nome Cesare e una donna appellata come la Servello”. C’è quindi da superare la bocciatura alla pratica del frantoio che, a detta di Francesco Fiarè, sarebbe stata “bloccata solo in ragione di “non meglio specificati dissapori insorti tra Pasquale Farfaglia e il dottore Cesare Pasqua”, quest’ultimo identificato nel già responsabile del Dipartimento Prevenzione dell’Asp di Vibo. Nonostante un successivo “via libera” da parte di Cesare Pasqua, la pratica per aprire il frantoio avrebbe trovato delle resistenze da parte della dottoressa Servello, con gli interlocutori impegnati a studiare il modo “per far esercitare pressioni sulla stessa”. In tale contesto “Giuseppe D’Amico suggeriva di far leva sul cugino, Salvatore Solano, presidente della Provincia di Vibo Valentia: questi – ricostruisce la Procura distrettuale di Catanzaro – avrebbe dovuto sollecitare Danilo Silvaggio – all’epoca sindaco di Maierato – affinché lo stesso intervenisse sulla Servello”. Né Solano, la Servello e Silvaggio risultano indagati. Una volta però appurato che “D’Amico alludeva a Salvatore Solano, Francesco Fiarè affermava che si sarebbe rivolto personalmente”. Ecco l’intercettazione: Fiarè Francesco: quale Salvatore è?; Giuseppe D’Amico: mio cugino… il presidente della Provincia; Francesco Fiarè: ah, Salvatore Solano, umh; Giuseppe D’Amico: eh; Francesco Fiarè: e da Salvatore ci vado pure io un minuto”.

Ad avviso della Procura distrettuale, quindi, “Giuseppe D’Amico tornava a sottolineare che, a suo parere, era necessario ricercare l’intermediazione di Solano, di modo che la Servello si sentisse condizionata da una spinta di carattere politico, e non da una forza di un altro modo, ovverosia dalla pressione della cosca, non escludendo comunque mai l’eventualità di ricorrere a ben altri metodi persuasivi”.

Rapporti con l’ex presidente della Provincia di Vibo

Salvatore Solano

L’inchiesta Maestrale-Carthago intitola poi un apposito capitolo ai “Rapporti con l’ex Presidente della Provincia di Vibo Valentia Solano Salvatore”, attuale sindaco di Stefanaconi. In particolare, i carabinieri del Nucleo Investigativo in data 24 ottobre 2019 hanno annotato un incontro a Pizzo tra l’allora presidente della Provincia di Vibo, Salvatore Solano, e il monitorato Francesco Zungri, 63 anni, di Briatico, arrestato nell’operazione Maestrale Carthago ed all’epoca imputato a piede libero (lo è tuttora) nel processo nato dall’operazione antimafia denominata Costa Pulita.
“Nella vicenda che segue non emergeva – allo stato dei fatti – la commissione di fatti-reato, tuttavia – sottolinea la Dda – si comprendeva come i monitorati, approfittando della loro ampia e sicuramente vasta maglia di amicizie, potessero avvicinare con assoluta facilità, anche personaggi che ricoprono posizioni di vertice all’interno della Provincia di Vibo Valentia, come appunto è accaduto con il presidente pro tempore Salvatore Solano, con il quale avevano speditamente allacciato rapporti che potevano sicuramente sfociare in veri e propri interessi economici, con il quale gli investigati avrebbero sicuramente tratto profitto in termini di utilità o denaro necessario al sostentamento della compagine associativa investigata”. I carabinieri sono riusciti quindi a monitorare un incontro avvenuto all’istituto Nautico di Pizzo il 24 ottobre 2019 – preannunciato nelle intercettazioni da Francesco Zungri mentre parlava con un marittimo – “dove alle ore 12:00 dall’interno della struttura veniva notato uscire Salvatore Solano, Francesco Zungri” e la persona con la quale quest’ultimo si era precedentemente intrattenuta al telefono nella conversazione intercettata. Unitamente a loro, gli investigatori hanno visto uscire dal Nautico di Pizzo “altri soggetti non identificati che dopo pochissimo tempo si allontanavano dall’Istituto a bordo dei rispettivi autoveicoli, compreso il presidente della Provincia Salvatore Solano, il quale saliva quale passeggero sull’autovettura intestata all’amministrazione provinciale di Vibo. Pertanto, si può dire che la presenza di Salvatore Solano – evidenzia la Dda – presso quello stabile fosse ufficiale ed in veste di presidente della Provincia, quindi non privata, poiché effettuata appunto con veicolo istituzionale”. Immediatamente dopo l’incontro, Francesco Zungri avrebbe contatto al telefono Luigi Barillari, 44 anni, di Briatico (anche lui fra gli arrestati dell’operazione Maestrale) aggiornandolo circa “la riunione presso l’Istituto Nautico di Pizzo. Nel corso della conversazione Zungri confermava a Baillari la presenza del presidente della Provincia Salvatore Solano, il quale gli aveva anche fornito il proprio recapito telefonico riferendogli – conclude la Dda – che per la prossima stagione (2020) avrebbero programmato un progetto consistente nella degustazione di prodotti tipici calabresi da fare durante le visite in barca lungo la costa vibonese. Udito ciò Zungri aveva proposto che tali gite fossero espletate attraverso l’utilizzo dell’imbarcazione Blue Ocean. Barillari chiedeva a Zungri se ci sarà un guadagno in termini economici, ma Zungri rispondeva negativamente, riferendo che tale progetto gli potrebbe servire da pubblicità, ma Barillari non era affatto convinto, affermando addirittura che potrebbe essere una fregatura”. Salvatore Solano non risulta tra gli indagati dell’operazione Maestrale-Carthago.

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