Viaggio a Nardodipace, nel cuore delle Serre alla scoperta dei suggestivi megaliti
Opera dell’uomo o della natura? Mentre il dibattito è ancora aperto, ripercorriamo la scoperta del sito e i misteri ad esso collegato con il dottore forestale Nardo
Aprono scenari di grande interesse antropologico, archeologico e anche geologico. I megaliti di Nardodipace così come le loro origini restano un mistero al quale da decenni ricercatori e studiosi cercano di dare risposta. Si tratta di enormi complessi di pietre accorpate fra loro e secondo alcune teorie, la loro esistenza potrebbe collegarsi alla presenza in loco di popolazioni antecedenti la colonizzazione dei greci. Solo ipotesi, allo stato attuale. Mentre la ricerca scientifica procede, grazie anche alla recente convenzione stipulata tra il Parco delle Serre e l’Università della Calabria – dipartimento Biologia, Ecologia e Scienze della terra, raccontiamo la storia del sito con Christoph Nardo, dottore forestale. «La scoperta dei megaliti, pietre di granito enormi impilati uno sull’altro seguendo forme geometriche, di Nardodipace avvenne nel 2002 a seguito di un forte incendio che disboscò l’area adiacente il sito, portando alla luce questi giganti sassi. Sono stati riportati dunque alla luce due aree simili, distanti circa 200 metri. Si tratta di opere meravigliose di “incerta” natura». Il dibattito su come si siano formati è ancora vivo: «Alcuni sostengono che siano dei semplici riaffioramenti granitici naturali, altri invece, hanno evidenziato molti indizi che indicano un intervento umano».
Il mistero dei megaliti di Nardodipace
In particolare, evidenzia Nardo: «Questo lo si può dedurre dagli incastri che in alcuni tratti portano segni di scalpello, la stessa cura nell’assemblaggio, la loro posizione granitica. In alcuni tratti addirittura è possibile osservare quelli che potrebbero essere segni di incisione a scalpello». E ancora, «tanti esperti sostengono l’impossibilità di riconoscere le strutture megalitiche come opera della natura. Si presume che queste opere siano state create circa 5000 mila anni ac, quando una civiltà antica, popolo Pelasgi o popolo del mare, migrò dall’Asia Minore, a causa di catastrofi naturali, verso Occidente costruendo lungo il suo percorso città ciclopiche e opere megalitiche di cui è rimasto ben poco». Pertanto, a suffragare questa ipotesi, le conoscenze riguardanti le abitudini di questo popolo che «non si spostava solo lungo le coste ma si inoltrava nei territori interni alla ricerca di materie prime. Le Serre ioniche erano ricche di argento, rame e alluminio. In più Nardodipace, che si affaccia sulla baia di Caulonia, consentiva di osservare finanche le navi di passaggio».
Le caratteristiche del geosito
I megaliti conservano particolarità uniche: «La peculiarità di queste strutture è che si tratta di “triliti”, una forma particolare che si riscontra principalmente nel megalitisno bretone. Dunque vengono considerati “dolmen” ossia strutture rocciose create dall’uomo di cui ogni strato compositivo può pesare anche 200 tonnellate. Il loro scopo si pensa sia monumentale, forse religioso». Nuovo impulso sugli studi in merito al sito vengono dati con la recente convenzione con l’Unical. L’area di Nardodipace, come sottolineato a più voci in sede di accordo, necessita di studi specialistici finalizzati alla comprensione della natura, l’origine e l’evoluzione geologico-geomorfologica, utili anche per una stesura di linee guida e progetti destinati a valorizzazione e divulgazione.
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