‘Ndrangheta, il collaboratore Megna in Petrolmafie: «La parola di Luigi Mancuso era legge per tutti»
Esordio in aula del nuovo pentito di Nicotera Marina che ha raccontato anche del salvataggio di un bimbo piccolo ad opera di Tita Buccafusca, moglie del boss Pantaleone Mancuso, dopo l’incendio di una casa
Esordio del nuovo collaboratore di giustizia Pasquale Megna, 38 anni, di Nicotera Marina, in un’aula di giustizia. Il processo nel quale ha deposto in videconferenza è quello nato dall’operazione antimafia Petrolmafie che si sta svolgendo dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. Rispondendo al pm della Dda di Catanzaro, Andrea Buzzelli, il collaboratore di giustizia ha ammesso di aver ucciso a Nicotera Marina Giuseppe Muzzupappa il 26 novembre scorso. “Hanno compiuto tanti attentati alla mia famiglia prima che arrivassi all’omicidio di Giuseppe Muzzupappa – ha spiegato il collaboratore – perché c’era un gruppo formato da Salvatore Cuturello, dal figlio Alfonso, da Antonio Campisi, da Giovanni Rizzo e dallo stesso Giuseppe Muzzopappa che mi vedevano contrapposto a loro in quanto la mia famiglia è legata al boss Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, e dopo il fidanzamento di mio fratello con Desiree Mancuso, anche a Pantaleone Mancuso, detto l’Ingegnere. Gli attriti sono nati da una lite tra Antonio Campisi ed Emanuele Mancuso e poi dal tentato omicidio di Giovanni Rizzo e della madre Romana Mancuso ad opera di Pantaleone Mancuso e del figlio Giuseppe Mancuso. Sono stati proprio i Mancuso, padre e figlio, a dirmi di essere stati gli autori della sparatoria, oltre a Giovanni Rizzo che era mio compare. In precedenza Giovanni Rizzo e Giuseppe Raguseo erano andati a sparare alla casa di Pantaleone Mancuso, detto l’Ingegnere. [Continua in basso]
Successivamente il gruppo avverso al mio ha collocato una bomba a Nicotera Marina, ci hanno incendiato la casa di campagna e ci hanno sparato la porta. Hanno incendiato pure una casa di un ragazzo di Cosenza, che non c’entrava niente, era solo un mio amico, che aveva il figlio piccolo dentro la casa, c’era solo sua moglie e il figlioletto, che era appena nato. Ancora viveva mia zia Tita ed è riuscita a farlo uscire dalla finestra perché stavano in una casa vicina dell’abitazione di mia zia Tita. E’ successo in contrada Mineo, sono intervenuti anche i vigili del fuoco, ci dovrebbe essere anche qualche riscontro su questo, però non ricordo la data”. Il riferimento del collaboratore è a Tita Buccafusca, zia del collaboratore e moglie del boss Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, morta ingerendo acido muriatico. “Antonio Campisi si vantava in giro della bomba messa sotto casa mia ed i mandanti erano anche Salvatore Cuturello, Domenico Mancuso, figlio del boss Peppe Mancuso, Alfonso Cuturello, figlio di Salvatore, Giovanni Ruzzo e Giuseppe Muzzupappa”.
Il ruolo di Luigi Mancuso
Sarebbe stato quindi Luigi Mancuso, una volta uscito dal carcere nel 2012 ad imporre la pace mandando dalla famiglia Megna il figlio di Peppe Mancuso, ovvero Antonio Mancuso. “Quando parlava zio Luigi era legge – ha dichiarato il collaboratore Megna –, non gli potevano dire di no, nessuno. Per lo spessore criminale, per il carisma che aveva. La sua parola contava, è riuscito a sistemare tante cose che altri non erano riusciti a fare. Era il più forte della famiglia. Abbiamo fatto una mangiata al Cliffs di Joppolo e c’erano lui, mio padre Assunto, Pasquale Gallone, Agostino Redi, Demetrio Putortì, un certo Artusa. Dopo la mangiata si è trasformata in una riunione di ‘ndrangheta perché tutti andavano a parlare riservatamente con Luigi Mancuso. Un’altra volta io stesso ho accompagnato Luigi Mancuso al Venta Club per parlare con mio io Salvatore Muzzupappa, che al villaggio faceva il giardiniere e dove decideva Luigi Mancuso chi doveva portare il pesce, chi i detersivi e chi doveva lavorare là come Demetrio Putortì che riforniva il villaggio, con fatture gonfiate, di detersivi, tovaglie di carta e sacchi dell’immondizia”. 1/ CONTINUA
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