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Inchiesta Maestrale, la Dda: «Ecco il “prezzo” della corruzione a Vibo per medico e dipendente Inps»

Alcuni marinai, tra cui il figlio del defunto capoclan di Briatico, sarebbero stati favoriti nell’indennità per la cassa marittima attraverso raggiri e falsi in cambio di panettoni, torroni, champagne, prodotti ittici, cesti natalizi e pneumatici

Inchiesta Maestrale, la Dda: «Ecco il “prezzo” della corruzione a Vibo per medico e dipendente Inps»
Nicola Gratteri

Panettoni, torroni, champagne, prodotti ittici, cesti natalizi, pneumatici per l’auto ed altre utilità. Sarebbe stato questo, in alcuni casi, il prezzo della corruzione pagato da alcuni indagati nei confronti di un dipendente dell’Inps di Vibo Valentia e di un medico in servizio nell’ufficio di Sanità marittima di Vibo Marina. Uno scenario che emerge dall’inchiesta della Procura antimafia di Catanzaro, condotta dal procuratore Nicola Gratteri e dai pm Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Buzzelli, che il 10 maggio scorso ha portato a termine l’operazione “Maestrale-Carthago”.
Sono diversi i capi di imputazione formulati dalla Dda per tale segmento dell’indagine nel quale viene contestato pure il reato di rivelazione di segreto d’ufficio, oltre a quello di falso e di truffa. Il tutto con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, ovvero il clan Bonavita di Briatico. [Continua in basso]

Il medico indagato

Per l’ipotesi di reato di concorso in corruzione, con l’aggravante di aver agevolato un clan di ‘ndrangheta (clan Bonavita di Briatico), sono indagati: Angelo Familiari, 59 anni, di Reggio Calabria, Damiano Marrella, 47 anni, di Pizzo, Giuseppe Armando Bonavita, 44 anni, di Briatico, e Francesco Zungri, 63 anni, detto “Il Mau”, di Briatico. I primi due sono a piede libero, mentre Giuseppe Armando Bonavita (figlio del presunto boss Pino Bonavita, deceduto) e Francesco Zungri sono stati arrestati per altri reati. Secondo l’accusa, Angelo Familiari – medico in servizio nell’Ufficio di Sanità Marittima di Vibo Marina -, pubblico ufficiale preposto al rilascio della certificazione attestante la spettanza, in capo ai richiedenti, dell’indennità di “Cassa Marittima” (malattia dei naviganti durante l’imbarco) avrebbe compiuto atti contrari ai doveri d’ufficio per redigere falsi certificati medici, attestando, in favore dei lavoratori marittimi Giuseppe Armando Bonavita, Francesco Zungri, e Damiano Marrella, stati di malattia inesistenti utili a consentire loro l’indebita fruizione della misura previdenziale elargita dall’Inps”. In cambio di tali reiterati “atti contrari ai doveri d’ufficio”, il medico Angelo Familiari avrebbe ricevuto dagli altri tre indagati (lavoratori marittimi) beni ed utilità quali: la riparazione di una Fiat Panda, quattro pneumatici per la stessa autovettura, un cesto natalizio con prodotti alimentari di vario genere ed altre regalie.

Le contestazioni per falso e truffa

Sempre il medico Familiari, unitamente a Giuseppe Armando Bonavita, è quindi accusato di falso in atto pubblico – con l’aggravante mafiosa – poiché avrebbe attestato falsamente in un certificato medico alcune patologie a Bonavita. Truffa aggravata per il conseguimento di erogazione pubbliche è poi il reato ipotizzato nei confronti di: Angelo Familiari, Salvatore Prostamo, 63 anni, di Briatico, Francesco Zungri, Luigi Barillari, 44 anni, di Briatico (arrestato), Antonio Tripodi, 50 anni, di Santa Domenica di Ricadi, Mattia Tripodi, 27 anni, di Santa Domenica di Ricadi, Giuseppe D’Andrea, 46 anni, di Briatico, quest’ultimo impiegato dell’Inps di Vibo. Proprio D’Andrea, secondo l’accusa, avrebbe informato Bonavita in ordine alla calendarizzazione delle visite fiscali da parte dei medici dell’ente. Salvatore Prostamo risponde quale dipendente della società “Costa degli Dei Tours srl”, Luigi Barillari (formalmente assunto quale marinaio della motonave Blue Ocean) quale socio al 50% della società insieme a Francesco Zungri, mentre i due Tripodi rispondono quali soci della Tripodi Group srl”. L’importo del salario di Prostamo – ad avviso della Dda – sarebbe stato artatamente gonfiato dalla “Costa degli Dei Tours” per determinare un aumento dell’indennità durante il periodo antecedente la malattia. Il rapporto di lavoro di Prostamo con la “Tripodi Groups srl” sarebbe stato invece simulato per consentirgli di ottenere l’indennità dall’Inps, simulando altresì alcune patologie secondo la Dda del tutto inesistenti. Delle visite fiscali di controllo sarebbero stati inoltre informati preventivamente da Giuseppe D’Andrea, impiegato dell’Inps di Vibo. [Continua in basso]

L’accesso abusivo al sistema informatico dell’Inps

Giuseppe Armando Bonavita

Accesso abusivo ad un sistema informatico – con l’aggravante mafiosa – è l’ulteriore contestazione che viene mossa ai seguenti indagati: Giuseppe D’Andrea, Giuseppe Armando Bonavota, Francesco Zungri, Salvatore Prostamo, Giorgio Vurro, 67 anni, di Pizzo, e Damiano Marrella. Secondo l’accusa, Giuseppe D’Andrea – istigato dagli altri indagati – sarebbe entrato abusivamente nel sistema informatico interno dell’Inps per prendere contezza di informazioni relative alle date ed ai destinatari delle visite fiscali calendarizzate dall’Ente previdenziale, rivelando il tutto ai beneficiari dell’indennità di “cassa marittima” (malattia dei naviganti durante l’imbarco), facendogli così prevenire l’effetto sorpresa indispensabile a garantire l’efficacia dei controlli, consentendo agli stessi di circolare liberamente in costanza dell’asserito stato di convalescenza giustificativo della misura previdenziale, rientrando nel loro domicilio solo in occasione dei controlli”. Tale condotta copre un arco temporale che va dal 2018 all’anno 2020.

Il reato di corruzione

Il reato di concorso in corruzione – con l’aggravante mafiosa – viene infine ipotizzato dalla Dda di Catanzaro nei confronti di: Giuseppe D’Andrea, Giuseppe Armando Bonavita, Damiano Marrella, Giorgio Vurro e Salvatore Prostamo. In cambio dell’accesso abusivo al sistema informatico dell’Inps e della rivelazione di informazioni riservate, secondo gli inquirenti Giuseppe D’Andrea sarebbe stato ricompensato dagli altri indagati (lavoratori marittimi) con l’elargizione di beni tra cui “prodotti ittici, panettoni, torroni, champagne ed altre utilità non meglio specificate per un valore non inferiore a 500 euro”. In questo caso la condotta copre un arco temporale che inizia dal 2018 e sarebbe andata avanti “almeno sino al 2020”.
Tutti gli indagati, naturalmente, sono presunti innocenti sino a sentenza definitiva.

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