Inchiesta Maestrale, la Dda accende i riflettori sui rapporti di Colloca con politica, istituzioni e massoneria vibonese
La Procura distrettuale di Gratteri: «E’ strettamente collegato con Vito Pitaro, con Giuseppe Mangialavori, con Bruno Censore e con apparati massonici e istituzionali importanti». Faceva parte dell’amministrazione comunale di Mileto sciolta nel 2012 per infiltrazioni mafiose. Ecco tutti i particolari di un’indagine dai risvolti clamorosi
Offre un quadro quanto mai attuale anche sugli assetti politici e istituzionali del Vibonese, con relativi legami a più livelli, l’operazione della Dda di Catanzaro denominata Maestrale-Carthago. “Fotografa” in particolare la situazione in un vasto arco temporale che va dal 2015 sino a poco prima delle regionali del 2021 ed il quadro che ne viene fuori dimostra come diversi esponenti politici e delle professioni nulla abbiano fatto per tenersi lontani da personaggi che ora li trascinano fra gli atti della colossale inchiesta antimafia. Uno dei personaggi-chiave dell’intera indagine è infatti Domenico Colloca, 52 anni, di Mileto, arrestato per associazione mafiosa e ritenuto dalla Dda “imprenditore di riferimento della ‘ndrina di Paravati soprattutto nel settore della gestione dei catering, delle mense scolastiche e ospedaliere, della distribuzione pasti ai centri con i migranti”. Nel capo di imputazione elevato nei suoi confronti dalla Procura distrettuale diretta dal procuratore, Nicola Gratteri, viene messo nero su bianco che Domenico Colloca è “collegato politicamente al consigliere regionale Vito Pitaro, rappresentando anche il punto di riferimento del sodalizio nell’ambito politico ed istituzionale, vantando anche rapporti con uomini politici di livello nazionale comeil senatore Giuseppe Mangialavori”. Domenico Colloca è anche accusato di aver “reinvestito i denari provenienti da altrisodali nelle imprese di famiglia, occupandosi del sostentamento dei sodali detenuti e partecipando a spedizioni punitive insieme ad altri sodali”. Si sarebbe infine occupato anche “della redistribuzione dei proventi estorsivi”. [Continua in basso]
Gli “allarmi” su Colloca sin dal 2012
Ma com’è stato possibile che esponenti politici regionali e nazionali non abbiano preso alcuna distanza da Domenico Colloca, tanto da ritrovarsi a colloquiare con lo stesso per come emerge dall’operazione Maestrale-Carthago? E, soprattutto, prima del blitz chi era Domenico Colloca? Ex consigliere e assessore del Comune di Mileto, era fra i componenti degli organi elettivi sciolti per infiltrazioni mafiose nell’aprile del 2012. Domenico Colloca – insieme ad altri ex amministratori di Mileto – era stato anche tra i firmatari del ricorso al Tar del Lazio (2012) ed al Consiglio di Stato (2014) con il quale si chiedeva – contro il Ministero dell’Interno e la Prefettura di Vibo Valentia – l’annullamento dello scioglimento per mafia degli organi elettivi del Comune di Mileto, deciso dal Consiglio dei ministri e dal Presidente della Repubblica,ed il ripristino della vecchia amministrazione. Ricorsi di Colloca e degli altri amministratori che sono stati respinti dai giudici amministrativi che hanno confermato lo scioglimento del Comune di Mileto per infiltrazioni mafiose.
Colloca nella relazione di scioglimento di Mileto
Ma come veniva descritto Domenico Colloca nella relazione che ha portato allo scioglimento del Comune di Mileto nel 2012? E’ presto detto: “Commerciante (ha un negozio di articoli igienico-sanitari in frazione Paravati, in fallimento), ha diversi precedenti di polizia per reati di occultamento o distruzione di documenti contabili, bancarotta fraudolenta, simulazione di reato, insolvenza fraudolenta, associazione per delinquere, sostituzione di persona, truffa in concorso. È già fallito nel 2001. A causa di tali precedenti, il Colloca – si legge nella relazione che ha portato allo scioglimento del Comune di Mileto – non gode di stima in pubblico, ed è conosciuto come soggetto truffaldino. Risultano a suo carico frequentazioni con soggetti pregiudicati” e la relazione cita la frequentazione con un soggetto di Limbadi ritenuto un prestanome dei Pesce di Rosarno, mentre nel 2007 Domenico Colloca è stato segnalato a Como in compagnia di uno dei figli del defunto boss Ciccio Mancuso, quest’ultimo patriarca e fondatore dell’omonimo clan di Limbadi. [Continua in basso]
Colloca ed i legami ricostruiti dalla Dda
Sono ancora una volta le intercettazioni a permettere agli inquirenti dell’operazione Maestrale-Carthago di ricostruire –dalla viva voce dello stesso Colloca – la rete di rapporti intessuti dall’imprenditore ed ex assessore di Mileto. Da tali dialoghi fra Colloca ed un altro soggetto di Mileto, ad avviso della Dda di Catanzaro, appare “evidente che i soggetti sono portatori di un rilevante patrimonio di conoscenze e di rapporti privilegiati con esponenti di primo piano a livello politico-istituzionale-massonico. Difatti il Colloca – sottolinea la Procura distrettuale di Catanzaro – è strettamente collegato al tessuto politico, istituzionale e massonico vibonese – per il tramite del cugino Francesco Attilio Schimmenti, ex consigliere provinciale e vice sindaco del Comune di Mileto – con l’attuale consigliere regionale nonché esponente della massoneria Vito Pitaro, con il senatore Giuseppe Mangialavori, con l’ex deputato Bruno Censore e con apparati massonici e istituzionali importanti quali il direttore sanitario di Vibo Valentia Angelo Michele Miceli e il commercialista ed ex direttore della Bbc di San Calogero e Maierato Gennaro Davola”. Si tratta di personaggi che – per quanto allo stato è dato evincere (a parte Colloca finito in carcere) – non figurano fra gli indagati. Colpisce però che per la Dda, l’ex consigliere regionale Vito Pitaro faccia parte della massoneria, circostanza non nota sinora a differenza dell’appartenenza del padre di Vito Pitaro – Nicola Pitaro – prima nella Gran Loggia Regolare d’Italia (di cui è stato Gran Maestro della Gran Loggia di Calabria) e poi nel Goi (loggia Michele Morelli di Vibo Valentia).
I centri di accoglienza da chiudere ed i contatti di Colloca
Una delle vicende finite all’attenzione della Procura distrettuale è quella della paventata chiusura dei centri per migranti nel Vibonese dove Colloca stava gestendo la fornitura dei pasti. “Della problematica relativa alla prospettata chiusura del centro di accoglienza – evidenzia la Dda – si interessavano, distintamente, sia Azzurra Pelaggi sia Domenico Colloca, quest’ultimo tramite l’attuale senatore Giuseppe Mangialavori, eletto solo qualche mese prima senatore della XVIII Legislatura. In data 20 giugno 2018 Colloca contattava Vito Pitaro per avere un incontro e discutere della questione”.
Che i rapporti fra Colloca e i due più importanti esponenti politici del Vibonese – Mangialavori e Pitaro – fossero buoni lo si evince anche dal tono confidenziale delle telefonate intercettate come quella del 22 giugno 2018 fra lo stesso Colloca e l’allora senatore di Forza Italia Giuseppe Mangialavori. Eccola: Mangialavori: Mimmo; Colloca: senatore buongiorno. Mangialavori: ciao caro; Colloca: scusa se ti disturbo ma è un.. è una.. era una cosa mezza urgente.. quindi ho detto io…lo chiamo!.. se c’è…; Mangialavori: dimmi…; Colloca: ci sei a Vibo? O no…; Mangialavori: sì, sono allo studio io…; Colloca: e devo venire a trovarti con Azzurra Pelaggi.. che deve parlare lei.. la conosci?? si.. sicuramente si…; Mangialavori: si.. ho già capito qual è la problematica…”.
Mangialavori avrebbe quindi indirizzato Domenico Colloca a parlare con l’allora assessore comunale al Commercio, Francesco Pascale, non senza però prima avergli raccomandato quanto si evince dalle intercettazioni. Mangialavori: “ti incontri con lui e lo chiami a nome mio…gli dici che lo devi incontrare a nome mio… capito? no ma… se.. cioè.. vogliamo risolvere il problema o vogliamo fare sceneggiate?”; Colloca: “no..,no…risolvere il problema…; Mangialavori: “e allora gli dici che io non le seguo queste cose e che ti ho dato il numero di Ciccio…; Colloca: “a posto ok…”; Mangialavori: “e parlate con lui capito?”; Colloca: “va bene dai!” Mangialavori: ok? Colloca: ok grazie.
Le conclusioni della Dda
“Nella ricostruzione investigativa operata sulla figura di Domenico Colloca, circa gli interessi economici gravitanti sul sistema di accoglienza dei migranti nella provincia di Vibo Valentia, sono stati tracciati degli importanti legami con Azzurra Pelaggi, presidente dell’associazione di volontariato “Da Donna a Donna”. Nello specifico – evidenzia la Dda – nel corso di una conversazione avvenuta tra Fortunato Mesiano, esponente criminale tra i più attivi della famiglia Mesiano, e Domenico Colloca, quest’ultimo si sofferma sulle dinamiche illecite che hanno consentito di trarre degli utili da un’associazione di volontariato individuando una specifica quota destinata alla struttura criminale”. Azzurra Pelaggi, avvocato del Foro di Vibo, risulta indagata a piede libero, Fortunato Mesiano, 49 anni, di Mileto è stato invece arrestato per associazione mafiosa.
La componente politica secondo la Dda
La Procura distrettuale di Catanzaro, con il procuratore Nicola Gratteri ed i pm Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Buzzelli, non tralascia a questo punto la politica e lo scrive chiaramente. “In tale complesso scenario emerge altresì il coinvolgimento della componente politica per il tramite di Vito Pitaro ed il senatore Giuseppe Mangialavori. Il rapporto tra il senatore Mangialavori Giuseppe e la Locale di Mileto deve essere necessariamente tratteggiato per il tramite di Domenico Colloca, imprenditore di riferimento della struttura criminale che in occasione delle passate elezioni regionali – sottolinea la Dda – fornì il necessario supporto attraverso il proprio gruppo politico.
Difatti, il sostegno politico di Domenico Colloca è emerso durante una conversazione con Cesare Pasqua e Clemente Mazzeo ed è afferente alla richiesta di voti operata dal Pasqua in cambio della garanzia del mantenimento del sub-appalto inerente alla fornitura del catering ospedaliero. Nella conversazione monitorata, dopo la richiesta di Pasqua finalizzata a comprendere la portata del bacino elettorale gestito dal Colloca, quest’ultimo rispondeva portando il numero dei voti raccolti in favore di Mangialavori fin dalla candidatura di quest’ultimo alle regionali, attribuendosi specifici meriti in relazione alla vittoria dello stesso”.
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