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Il Corsivo | Il centrodestra vibonese alle prese con il superamento del sindaco Limardo

Ecco i possibili scenari in vista delle prossime elezioni comunali a Vibo Valentia dove determinante si rivelerà la collocazione di Azione e di Stefano Luciano anche alla luce delle scelte che andranno a compiere Mangialavori e Pitaro

Il Corsivo | Il centrodestra vibonese alle prese con il superamento del sindaco Limardo
Il Comune di Vibo
Stefano Luciano

Nei giorni scorsi i mezzi di informazione hanno dato ampio rilievo alla presenza di Stefano Luciano alla conferenza stampa indetta dall’on. Mangialavori per comunicare l’assegnazione di fondi statali per un ammontare complessivo di 36 milioni di euro ai cinquanta comuni della provincia. Paradossalmente la presenza di Luciano e dei segretari provinciale e cittadino di Azione, Maurizio Mazzotta e Claudia Gioia, insieme alla contemporanea assenza di Vito Pitaro e di tutti i suoi uomini hanno spostato l’attenzione dalle comunicazioni del parlamentare al tema della ricandidatura dell’attuale sindaco.  Riteniamo che questa tematica da qui alla prossima primavera avrà nell’ambito del centrodestra tre protagonisti principali ed un comprimario, e si svilupperà sulle decisioni che assumeranno Mangialavori, Luciano e Pitaro, senza alcuna possibilità per il sindaco di incidere sul proprio destino. Ciò posto, è ora più semplice affrontare la materia. A nostro avviso l’on. Mangialavori, pur mirando ad una riconferma della Limardo, è pienamente consapevole delle difficoltà esistenti sia all’interno della coalizione di centrodestra sia di quella che sostiene l’esecutivo. La situazione nel centrodestra vibonese è la seguente: 1) alcune formazioni politiche avversano apertamente il sindaco, Coraggio Italia siede tra i banchi dell’opposizione, Noi con l’Italia, pur non essendo presente in consiglio comunale, esprime un segretario provinciale (Maria Rosaria Nesci) fortemente critico nei confronti del primo cittadino; 2) Lega e Fratelli d’Italia – che attualmente sostengono il sindaco, ma non si sono pronunciati sulla sua riproposizione – dispongono di numeri ridotti che, sommati a quelli di Forza Italia, non consentono di poter fare a meno dei due partiti della coalizione avversi al primo cittadino. Per quanto riguarda invece la coalizione di maggioranza, la lista “Città Futura”, facente capo a Vito Pitaro, da tempo manifesta evidenti segnali di indisponibilità all’ipotesi di un Limardo Bis e l’assenza alla conferenza stampa di cui sopra è l’ultimo in tal senso. Il parlamentare, che non è uno sprovveduto, sa perfettamente che anche all’interno di Forza Italia in pochi lo seguirebbero al grido di “o Limardo o morte”, e che pertanto non esistono alternative all’accantonamento dell’attuale sindaco, se  non vuol rischiare un suicidio politico, il cui effetto immediato sarebbe quello di consegnare le chiavi della città al centrosinistra ed in seconda battuta di mettere a rischio la sua stessa riconferma, che non è più così scontata dopo il ridimensionamento a livello nazionale della senatrice Ronzulli. [Continua in basso]

Giuseppe Mangialavori e Maria Limardo
Giuseppe Mangialavori e Maria Limardo

In questo contesto va collocato l’invito fatto recapitare a Luciano, il quale rappresenta, nel linguaggio della politica, oltre che un riconoscimento del suo ruolo politico anche un’apertura verso l’unica pregiudiziale posta da Luciano per sedere al tavolo del centrodestra: il superamento della Limardo. Indipendentemente dalla circostanza se poi si raggiungerà un accordo, in questo momento la scelta di Mangialavori rappresenta una decisione oculata sotto molteplici punti di vista: 1) ricompatterà il centrodestra; 2) consentirà al parlamentare di mantenere un ruolo centrale nell’indicazione del futuro candidato a sindaco; 3) toglierà al centrosinistra il vantaggio di essere l’unico interlocutore possibile per Luciano; 4) nel caso  poi in cui l’esponente di Azione dovesse condividere programmi e uomini, chiuderà addirittura anticipatamente la partita con lo schieramento contrario; 5) si porrà al riparo dalle pressanti imposizioni di Pitaro, il quale, per mantenere in vita l’esecutivo Limardo, ha preteso la sostituzione di alcuni assessori con suoi uomini. Prima di aprire il capitolo dedicato al centrosinistra, occorre soffermarsi sulla posizione in cui si verrebbe a trovare Pitaro nel caso in cui dovesse andare in porto l’operazione Luciano. Sul punto si sono formate opinioni diverse e non tutte condivisibili; noi riteniamo che la presenza di Luciano fisiologicamente attenuerà il peso di Pitaro, che attualmente è determinante per il centrodestra, ma questo non significa, come qualcuno ipotizza, che l’ex consigliere regionale, vedendosi ridimensionato, possa decidere di riabbracciare i vecchi amori. Egli, non essendo uno sprovveduto, sa che in politica esistono alti e bassi e che bisogna sapersi adattare alle nuove situazioni; riteniamo pertanto più probabile la ricerca di una sintonia con Luciano per avere insieme una maggiore forza contrattuale nelle scelte che andrà ad assumere l’ipotetica nuova coalizione. D’altro canto i due politici hanno un punto in comune: entrambi sono già oltre la Limardo e su questa base non avranno difficoltà a trovarne altri. Quanto al centrosinistra, che nei giorni scorsi ha definito il proprio perimetro che include M5S, PD, Liberamente Progressisti e Umanesimo Sociale, va detto che appaiono eccessive le preoccupazioni di chi da per scontata l’adesione di Azione alla cordata opposta, prendendo a parametro la mancata partecipazione di Luciano alla riunione in cui è stato sottoscritto il documento da parte degli aderenti alla coalizione e la sua presenza alla conferenza stampa di Mangialavori.

Vito Pitaro

Lo stesso Luciano ha chiarito i motivi che hanno determinato la sua presenza in quella sede, sono invece facilmente intuibili quelli che non gli hanno consentito di partecipare alla riunione del centrosinistra. Si trattava di sottoscrivere un documento di adesione alla coalizione e non di un tavolo dove discutere di programmi e candidati. L’esponente di Azione ha dato la sua disponibilità a confrontarsi con tutti su questioni amministrative, cosa, questa, totalmente diversa dalla sottoscrizione di un documento politico con partiti che a livello nazionale sono antagonisti di Azione. D’altro canto, Luciano era nel Pd ed è stato costretto ad andare via in seguito alle vergognose forzature poste in essere durante le operazioni congressuali, ha subito improperi di ogni genere ed oggi dovrebbe firmare un documento che sancisce una alleanza politica con Partito Democratico. E’ già tanto che abbia dato la disponibilità a sedersi allo stesso tavolo, non sappiamo in quanti lo avrebbero fatto dopo aver subito lo stesso trattamento. La verità è che coloro i quali all’epoca si adoperarono, o non ebbero il coraggio di intervenire per impedire quello scempio, oggi dovrebbero chiedere scusa non a Luciano, ma ai tesserati ed ai simpatizzanti del partito.

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