giovedì,Dicembre 26 2024

Pressioni e ricatti sul pentito Emanuele Mancuso, chieste sette condanne in appello

Oltre che della latitanza di Giuseppe Mancuso, il procedimento penale si occupa del tentativo di far desistere il collaboratore – parte civile contro i familiari – dalla collaborazione con la giustizia

Pressioni e ricatti sul pentito Emanuele Mancuso, chieste sette condanne in appello
La Corte d'Appello di Catanzaro e nei riquadri Emanuele Mancuso, Pantaleone Mancuso e Giuseppe Mancuso
Nency Vera Chimirri

Si è conclusa con cinque richieste di condanna dinanzi alla Corte d’Appello di Catanzaro la requisitoria della Procura generale nel processo di secondo grado per gli imputati al centro di un’inchiesta della Dda che mira a far luce sulle pressioni rivolte dai familiari ad Emanuele Mancuso per farlo recedere dalla collaborazione con la giustizia. La vicenda giudiziaria si occupa anche della latitanza di Giuseppe Mancuso, fratello di Emanuele e figlio del boss Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”. Altre due richieste di condanna – sempre in appello – sono arrivate per gli imputati che in primo grado sono stati giudicati con rito abbreviato: Nency Vera Chimirri, 30 anni, di Capistrano (già compagna di Emanuele Mancuso), per la quale la pubblica accusa ha chiesto la conferma della condanna a 4 anni, e Francesco Pugliese, 22 anni, di Zungri, nei cui confronti è stata chiesta la conferma della condanna a 6 anni. Queste invece le altre cinque richieste di condanna per gli imputati giudicati in primo grado: 4 anni per Pantaleone Mancuso, di 62 anni, detto “l’Ingegnere” (padre di Emanuele); 1 anno e 8 mesi per Rosaria Del Vecchio, di 57 anni, di Nicotera (stessa pena in primo grado); 4 anni per Giovanna Del Vecchio, di 55 anni, di Nicotera (madre di Emanuele Mancuso e moglie di Pantaleone Mancuso detto “l’Ingegnere”, 1 anno e 8 mesi in primo grado); 3 anni e 6 mesi Desiree Mancuso, di 31 anni, di Nicotera (sorella di Emanuele Mancuso, assolta in primo grado); 7 anni per Giuseppe Mancuso, di 37 anni, di Nicotera (fratello di Emanuele, 5 anni e 6 mesi in primo grado). [Continua in basso]

Le accuse

Rosaria e Giovanna Del Vecchio

Il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso figura quale parte civile (assistito dall’avvocato Antonia Nicolini) contro i suoi stessi familiari (padre, madre e sorella).
Ricettazione, detenzione e porto in luogo pubblico di armi, il reato contestato a Giuseppe Mancuso in relazione ad una pistola con matricola abrasa ed una carabina con relative munizioni rinvenute a Zaccanopoli il 27 novembre 2019. Evasione degli arresti domiciliari l’ulteriore contestazione mossa a Giuseppe Mancuso, anche questa aggravata dalle modalità e dalle finalità mafiose. In primo grado per Pantaleone Mancuso, Giovanna Del Vecchio e Rosaria Del Vecchio il reato era stato riqualificato in tentata induzione a rendere dichiarazioni.

Mediante violenza psichica e paventando la possibilità di non poter vedere la figlia minore, nonché mediante offerte di denaro o altre utilità, avrebbero costretto Emanuele Mancuso a interrompere la collaborazione con la giustizia avviata il 18 giugno 2018 e ad uscire dal programma di protezione il 20 maggio 2019, non presentandosi all’interrogatorio fissato per il 21 maggio 2019. Giovanna Del Vecchio, avendo appreso dal figlio Giuseppe dell’intenzione di Emanuele di collaborare con la giustizia, avrebbe quindi avvertito il marito Pantaleone Mancuso che si è reso irreperibile (venendo catturato con documenti falsi solo il 13 marzo 2019).

I difensori

Giuseppe Mancuso è difeso dagli avvocati Francesco Sabatino e Francesco Capria; Rosaria Del Vecchio dall’avvocato Francesco Capria; Giovanna Del Vecchio dagli avvocati Francesco Sabatino e Francesco Capria; Pantaleone Mancuso è difeso dall’avvocato Francesco Capria; Desiree Mancuso è difesa dagli avvocati Francesco Capria e Pietro Antonio Corsaro. Francesco Pugliese è invece assistito dagli avvocati Francesco Schimio e Alessandro Restuccia; Nency Vera Chimirri è difesa dall’avvocato Carmelo Naso.

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